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NAPOLI – Giovedì 2 febbraio ore 20.30 al Teatro di San Carlo un concerto fuori abbonamento che ha il sapore di un evento. Protagonisti d’eccezione due mostri sacri del panorama della musica classica internazionale, che ritornano al San Carlo:

una leggenda vivente del pianoforte, Martha Argerich e Yuri Temirkanov, il ‘direttore senza bacchetta’, alla guida dell’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, compagine che dirige stabilmente da quasi trent’anni.Il programma ripercorre tre capisaldi del Novecento Russo, tre grandi autori pressoché contemporanei che, con un’identità ben definita, arrivarono ad esiti musicali diversi: Aram Il’ič Chačaturjan (1903 – 1978), di cui verranno eseguiti tre brani, in prima assoluta al San Carlo: Adagio di Spartaco e Frigia” dalla Suite n. 2 del balletto Spartacus,  “Danza delle Gaditanee” e “Vittoria di Spartacus” dalla Suite n. 1 dello stesso balletto; a seguire il Concerto n. 3 in do maggiore per pianoforte e orchestra, op.26 di Sergej Prokof’ev (1891 – 1953) e infine la  Sinfonia n. 5 in re minore, op. 47 di Dmitrij Šostakovič (1906 – 1975). Pianista leggendaria e grandissima interprete, grazie ad un innato carisma e al connubio perfetto tra tecnica prodigiosa e temperamento passionale, Martha Argerich nasce a Buenos Aires nel 1941 e studia pianoforte dall’età di cinque anni, con Vincenzo Scaramuzza. Enfant prodige, inizia molto presto ad esibirsi in pubblico. Arriva in Europa nel 1955: studia a Londra, a Vienna e in Svizzera. Due anni dopo si aggiudica il Primo Premio nei concorsi di Bolzano e Ginevra, nel 1965 vince il concorso Chopin a Varsavia. Da quel momento, la sua carriera è una successione di trionfi. Con un repertorio vastissimo, che include Bach, Bartók, Beethoven, Schumann, Chopin, Liszt, Debussy, Ravel, Franck, Prokof’ev, Stravinskij, Šostakovich, Čajkovskij, Messiaen, è regolarmente invitata nei Festival più importanti e dalle migliori orchestre d’Europa, America e Giappone.Molto atteso è il ritorno di Martha Argerich, al San Carlo, dopo tre concerti, rimasti indelebili negli annali del Teatro: la prima volta avvenne il 31 marzo 1987 (diretta da Giuseppe Sinopoli, con l’Orchestra Filarmonica di Londra, con la quale eseguì il Concerto n.1 in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra di Franz Liszt), successivamente in un concerto da camera, l’8 marzo del 2008 e ancora il 19 novembre 2009 (diretta da Charles Dutoit, con l’Orchestra Filarmonica di Londra, con cui eseguì il Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra di Maurice Ravel).

 Yuri Temirkanov (classe 1938) debuttò con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo (ex Filarmonica di Leningrado) all’inizio del 1967, compagine di cui è attualmente direttore artistico e con la quale è regolarmente impegnato in importanti tournées internazionali. Dopo il debutto a Londra con la Royal Philharmonic Orchestra nel 1977, ne è stato nominato direttore ospite e poi, nel 1992, direttore principale. Dal 1992 al 1997 è stato direttore ospite principale della Dresdner Philharmonie. Ospite fisso negli Stati Uniti, è chiamato a dirigere le orchestre di New York, Philadelphia, Boston, Chicago, Cleveland, San Francisco e Los Angeles. Ha diretto le principali orchestre europee, inclusi i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker, la Staatskapelle di Dresda, la London Philharmonic Orchestra, la London Symphony Orchestra, la Royal Concertgebouw Orchestra.Grande specialista del repertorio russo, ottocentesco e novecentesco, Yuri Temirkanov ritorna al San Carlo, dove ha sempre riscosso grande consenso di pubblico e di critica. Era il 16 ottobre del 1972, quando diresse l’Orchestra stabile del Massimo napoletano; vi tornò nuovamente il 12 e 13 maggio 1987, con la BBC Symphony Orchestra e nuovamente il 10 maggio 2005, con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, che dirigerà nuovamente il 2 febbraio.Ad aprire il concerto tre brani di Aram Il’ič Chačaturjan (1903 – 1978) mai eseguiti prima al San Carlo: Adagio di Spartaco e Frigia” dalla Suite n. 2 del balletto Spartacus, “Danza delle Gaditanee” e “Vittoria di Spartacus” dalla Suite n. 1 dello stesso balletto.Il Balletto in tre atti Spartak (Spartacus), composto nel 1956 per il Teatro Kirov dell’allora Leningrado, si fece subito apprezzare per la vivacità ritmica e l’impressione di grande energia. Il lavoro subì numerose revisioni assumendo la forma definitiva per il debutto al Bolshoi di Mosca nel 1968. Il consenso intorno alle musiche del balletto indusse Chačaturjan a realizzare un gruppo di suite per orchestra. Per la sua forza narrativa – al centro della narrazione uno schiavo romano che si ribella a chi gli impone la prigionia – il compositore creò una partitura di grande vitalità, appassionata e melodiosa allo stesso tempo, apprezzata dallo stesso Šostakovič per il colore dell’orchestrazione.A seguire il Concerto n. 3 in do maggiore per pianoforte e orchestra, op.26 di Sergej Prokof’ev (1891 – 1953) composizione che ebbe una gestazione piuttosto lunga, dal 1911 al 1921 e che fu eseguita per la prima volta a Chicago nel dicembre del ’21 dallo stesso Prokof’ev (dirigeva Frederick Stock). L’intenzione dell’autore era in quel momento affermarsi in America, in primis come interprete e solo in secondo luogo come compositore contemporaneo. Nel Concerto n.3, il più noto della produzione pianistica di Prokof’ev, l’autore sembra condensare alcuni elementi tipici della modernità, senza però tradire una struttura fondamentalmente tradizionale.Chiude il programma Sinfonia n. 5 in re minore, op. 47 di Dmitrij Šostakovič (1906 – 1975).  Composta fra la primavera e l’estate del 1937 a Leningrado, fu seguita per la prima volta il 21 ottobre dello stesso anno sotto la direzione di Evgenij Mravinskij alla guida dell’Orchestra Filarmonica della città, nel giorno dell’anniversario del Ventennale della Rivoluzione.Tema portante è lo sviluppo della personalità umana, a partire dagli impulsi vitali, passando per le esperienze dolorose fino al superamento delle difficoltà dell’esistenza.Attratto dalle avanguardie, ma tacciato dal regime stalinista di ‘scarsa comunicatività’, dopo la stroncatura della Lady Macbeth nel distretto di Mcensk nel 1936 (‘caos anziché musica’, come scrisse la stampa russa all’epoca), dopo un periodo di incertezze e difficoltà Šostakovič cercò con la Quinta sinfonia di rientrare nei dettami del ‘realismo socialista’; tuttavia, la critica è divisa nel riconoscervi un tentativo di riabilitazione da parte dell’artista, o contrariamente un gesto per smascherare il ‘terrore stalinista’.

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