NAPOLI– Una vita qualunque, una donna qualunque, che risponde al nome di Ombretta Calco, se ne sta seduta, in una torrida giornata di luglio, su una panchina a pochi passi da casa sua.Il suo nome dà, semplicemente, il titolo alla pièce di Sergio Pierattini, in scena al Teatro Nuovo di Napoli, sabato 16 aprile 2016 alle ore 21.00 (in replica domenica 17)
, per la regia di Peppino Mazzotta.In una sorta di flusso di coscienza la donna, interpretata da Milvia Marigliano, ripercorre i fatti e gli incontri salienti della sua vita. Tra ricordi, dialoghi immaginari, sensazioni e confessioni, si materializzano le persone che hanno attraversato la sua esistenza: il fratello Mauro, i due mariti, i nipoti, il padre e, soprattutto, la madre, trovata un giorno sulle scale, colpita da un ictus.Attraverso quei dialoghi che s’intervallano a ricordi, a impressioni provate e frettolosamente dimenticate, a confessioni mai osate prima, prendono forma i contorni di una vita normalissima, ma, come tutte le vite vissute intensamente, piena di momenti importanti, in cui tutti possono, in qualche modo, riconoscersi.Dalla memoria riemergono le presenze di uomini spesso insignificanti e meschini, e di donne forti e di carattere.E così Ombretta, nel fluire delle parole, racconta la sua vita, prendendo sempre più coscienza delle scelte compiute, la maggior parte azzeccate, che le faranno apparire il futuro, forse, ancora apprezzabile, e da consumare con gioia.“Ombretta – così il regista in una nota – sta facendo un viaggio, il viaggio più importante della sua vita. Un viaggio fuori dai vincoli imposti dal tempo e dallo spazio. Mentre procede senza soluzione di continuità, nel passare in rassegna i momenti più significativi della sua esistenza, ne comprende il senso. Riemergono dalla sua anima dettagli, accenti, colori, che riempiono i vuoti e danno nuova luce al quadro complessivo di una vita vissuta con sincera ingenuità, senza risparmi”.Ombretta Calco è un monologo di media quotidianità, dialogo interiore ed esteriorizzato di una vita fatta di piccole lotte, frustrazioni e soddisfazioni, fallimenti e conquiste, rivissute intensamente dalla protagonista.Alla fine del suo viaggio, come premio per questa ricostruzione meticolosa, buffa e straziante, c’è la risposta o la felicità: una felicità non eclatante, tragica, semplice, minima, discreta e necessaria.L’allestimento, presentato da Rossosimona in collaborazione con Officine Vonnegut, si avvale delle scene a cura di Roberto Crea, i costumi di Rita Zangari, il disegno luci di Paolo Carbone.