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Tra anima e memoria: viaggio nella scrittura che cura. Intervista all’autore Bruno Marchionibus

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NAPOLI (Di Anna Calì) –  Cosa resta di noi quando il tempo sfuma i contorni della memoria? Quale voce assume l’anima quando si affida alla scrittura per ritrovarsi? Tra anima e memoria, edito da Guida Editori dello scrittore napoletano Bruno Marchionibus, è più di un semplice libro: è un percorso interiore che attraversa le ombre del vissuto per restituire luce e significato.

L’opera si colloca tra poesia e riflessione, intrecciando parole che sanno farsi carezza o scossa, sguardo rivolto al passato ma con radici ben piantate nel presente. L’autore, di cui tra poco leggerete la nostra intervista esclusiva, propone una narrazione intima e universale, capace di parlare a chiunque abbia conosciuto la perdita, il ricordo, l’attesa, il risveglio.

Tra anima e memoria è un libro che non si legge soltanto: si ascolta. Perché ogni parola è scelta con cura, ogni pagina è un frammento di una storia più grande, quella dell’essere umano che cerca di dare senso a ciò che è stato. Attraverso un linguaggio diretto ma poetico, l’autore ci accompagna in un viaggio fatto di emozioni autentiche e immagini evocative, senza mai cadere nella retorica.

L’autore ci ha parlato del processo creativo che ha portato alla nascita del libro, delle ispirazioni personali e letterarie, e di quanto sia importante, oggi più che mai, riconoscere la potenza trasformativa della memoria. Uno sguardo profondo sulla scrittura come strumento di consapevolezza, resilienza e rinascita.

Lorenzo affronta una crisi creativa tornando nei luoghi dell’infanzia: secondo lei, quanto conta il legame con le radici per ritrovare se stessi?

“Credo che conti molto. A prescindere dal percorso personale di ognuno, le radici fanno parte di se stessi per sempre. Il passato, le origini e i ricordi sono un bagaglio che concorre a formare ciò che siamo e che possiamo diventare, a cui ricorrere per ritrovarci quando ci sentiamo persi”.

Il romanzo si muove tra passato e presente, tra nostalgia e speranza: è più difficile fare pace con ciò che è stato o aprirsi a ciò che potrebbe essere?

“Io credo che le due cose siano entrambe complicate ma strettamente collegate tra loro. Solo chi è realmente in pace con se stesso, e quindi col proprio vissuto e con ciò che è stato, può aprirsi pienamente al futuro e a ciò che potrebbe essere. Direi che i due aspetti, dunque, sono l’uno la conseguenza dell’altro”.

Il rapporto tra Lorenzo e Fabio è al centro della storia. Cosa ti ha ispirato nel raccontare questa relazione tra generazioni diverse?

“Credo che in ogni ragazzino ci sia un po’ di voglia di diventare adulto, e in ogni adulto ci sia una parte di sé che è rimasta bambina. L’incontro tra Lorenzo e Fabio vuole rappresentare queste due sfumature; lo scrittore, grazie all’amico adolescente, ritrova il se stesso di un tempo, mentre il ragazzo nel rapporto con l’uomo può manifestare a pieno la sua maturità. Sono inoltre convinto che non sono sempre i “grandi” a poter fornire insegnamenti ai più piccoli, ma che spesso sono questi ultimi, col loro modo di vedere il mondo senza filtri e senza pregiudizi, ad avere tanto da insegnare agli adulti”.

Il dolore per la perdita di Eleonora è un nodo silenzioso che attraversa tutta la narrazione. Come si può trasformare un’assenza in una nuova possibilità di vita?

“C’è una frase molto bella che recita “Continua a fare quello che facevo io, ed io continuerò a vivere in te”. Chi non c’è più spesso, anche se assente fisicamente, continua a essere presente nella nostra vita attraverso il suo ricordo e i gesti che facciamo pensando a lui. In quest’ottica, l’andare avanti non diventa un abbandonare il ricordo di chi non è più tra noi, ma un vivere mantenendo questo ricordo nella nostra mente e nel nostro cuore”.

Il protagonista è uno scrittore in crisi: ha mai vissuto un momento simile nel suo percorso creativo? Se sì, come l’ha superato?

“Quando ho ottenuto il famoso “posto fisso” con un lavoro da amministrativo, lontano anni luce da qualsiasi velleità artistica, ho considerato per un po’, pur con sofferenza, concluso il rapporto con la passione per la scrittura. Col tempo, però, l’amore per lo scrivere è stato più forte di tutto, e tornare a raccontare una storia è stata per me quasi un’esigenza da non poter ignorare. Devo dire, poi, che ho avuto la fortuna di avere intorno a me delle persone, sia vecchie che nuove conoscenze, che mi hanno spronato a non abbandonare i miei sogni e mi hanno convinto che dopo “Sogni di un aprile” uscito a gennaio 2023, potessi sul serio dare vita a un nuovo romanzo”.

C’è una frase o un’immagine del libro che sente particolarmente sua, come se racchiudesse il senso profondo della storia?

“Nel libro sono inserite alcune poesie, nella realtà scritte da me e nella storia nate dalla penna di Lorenzo, tra cui c’è n’è una, “Pace”, a cui sono particolarmente legato. Lollo, al termine di una nottata travagliata perché addolorato dalla perdita di Eleonora, mette nero su bianco questi versi che raccontano di come se si è amato davvero qualcuno quest’ultimo non ci abbandona mai del tutto, e di come la consapevolezza di ciò possa regalare un senso di pace. Credo che quel momento e quel testo siano una delle parti più profonde e più rappresentative della storia”.

Baia Celeste diventa quasi un personaggio del romanzo, un luogo dell’anima. Esiste per lei un posto reale o simbolico dove riesce sempre a ritrovarsi?

“Baia Celeste è una location di fantasia in cui ognuno può ritrovare i propri luoghi dell’infanzia, ma costruito nella mia mente mettendo insieme le caratteristiche di più posti che hanno fatto parte della mia vita. I luoghi dove ritrovarmi credo siano tutti i posti in cui sono stato felice e in relazione ai quali ho quindi ricordi positivi, e per fortuna sono più d’uno”.

Il romanzo parla anche di seconde possibilità, di rinascita. Crede che tutti, prima o poi, abbiano bisogno di perdersi un po’ per ritrovarsi davvero?

“Non so se tutti debbano per forza perdersi per ritrovarsi, ma sono convinto che chiunque si perda abbia la possibilità di ritrovare se stesso. Le difficoltà, se affrontate con lo giusto spirito, possono aiutare a crescere e a fortificarsi, e come canta Brunori SAS in una sua canzone “Rialzarsi bene dopo una caduta è il meglio della vita”

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