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“Volver”… perché tornare da De Giovanni e il suo Ricciardi è sempre un piacere irresistibile (VIDEO)

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NAPOLI (Di Anna Calì)/ (fonte foto Maurizio de Giovanni Official fan club) –  In spagnolo “Volver”, in italiano conosciuto come tornare. Questa parola non è altro che un richiamo, un suono lontano che ci si porta dentro da quando siamo bambini e per la prima volta siamo stati separati da casa, dai luoghi, dalle persone che ci avevano dato il senso di appartenenza. Tornare può essere anche visto come un atto che sembra semplice, ma che spesso si carica di significati, di nostalgie e di timori. Non è mai davvero un ritorno, perché ciò che si lascia e ciò che si trova sono sempre cambiati.

C’è una bellezza malinconica in questo gesto. Come quando si cammina lungo un sentiero che si credeva di conoscere, ma ad ogni passo, le cose si rivelano diverse: il tempo, le stagioni, la luce. Lo stesso sentiero che sembrava uguale, ora è più stretto o più largo, più ombroso o più illuminato. Eppure, quello è il cammino che avevamo percorso, l’orizzonte che avevamo visto. Il nostro cuore sa che torneremo sempre lì, in quel luogo che rappresenta l’origine, ma la verità è che ogni volta che torniamo, qualcosa di noi è andato via.

Mi chiedo: cos’è che ci spinge a tornare? La voglia di recuperare il passato, forse, quella sicurezza che ci dava il pensiero di avere un posto fisso nel mondo, un punto di partenza da cui partire e da cui ritornare? Oppure è la ricerca di noi stessi, quell’inquietudine che ci fa scoprire che non siamo mai gli stessi, che la distanza da un luogo ci rivela più di quanto il luogo stesso possa rivelarci? Tornare, infatti, non è mai come partire. Quando partiamo, la meta è davanti a noi, ancora ignota. Quando torniamo, invece, tutto è alle spalle, ma sembra che a volte il vero viaggio cominci proprio quando imbocchiamo la strada del ritorno.

È un appuntamento con il cambiamento che il tempo porta.

E poi c’è la parte più difficile: il saper tornare nell’ambito legato all’amore e alla sfera affettiva. Un atto complesso, intriso di emozioni contrastanti e di mille domande non sempre facili a rispondere. Non è solo un ritorno fisico, ma soprattutto un ritorno a se stessi, attraverso l’altro. È un cammino che spesso si fa in punta di piedi, come se il cuore avesse paura di ripetere gli errori del passato, eppure sperasse ancora nella promessa di un futuro insieme.

Il ritorno in amore è anche un mettersi a nudo, come se il cuore, dopo aver provato la solitudine, si sentisse ora pronto a riscoprire la fiducia, però a volte si torna dove si è stati bene e qui, vengono chiamati in causa i lettori di de Giovanni conoscono appieno questo significato.

“Volver”, è il titolo del nuovo romanzo dello scrittore napoletano Maurizio de Giovanni. Libro che va a completare la trilogia del commissario Ricciardi.

“Tornare è la cosa più difficile del mondo, perché non torni mai in realtà perché non sei te stesso com’eri prima. Tornare è complicato. Al momento non so dirvi se vedrò ancora Ricciardi, una cosa è certa non lo racconterò fino agli anni ’50 perché il periodo della guerra e dell’immediato dopoguerra non mi va di raccontarlo”, queste le parole dello scrittore alla sua prima.

Qualsiasi essa sia la tematica, qualsiasi sia il personaggio principale, le dinamiche e le vicende, se il Maestro de Giovanni chiama i deGiovanner’s rispondono. E, infatti, ieri sera all’esterno del teatro Acacia al Vomero una fila di lettori aspettava con trepidante ansia e attesa di poter entrare per assistere allo spettacolo.

Sì, lo spettacolo. Perché le presentazioni si trasformano sempre in incastri perfetti e il più delle volte è proprio il pubblico a dare la carica giusta a chi è sul palco.

Questa volta però accanto al Maestro dei gialli c’era un altro maestro, colui che per anni ci ha tenuto compagnia sugli schermi televisivi interpretando il personaggio Ricciardi, Lino Guanciale.

Insieme a loro sul palco Paolo Cresta, Antonella Morea e Alfredo Mundo.

 

Il tutto accompagnato come sempre e in maniera impeccabile anche questa volta dalle musiche di Marco Zurzolo e dalla splendida voce di Marianita Carfora con Umberto Lepore, Rocco Zaccagnino e Diego Moreno. Quest’ultimo ha aperto lo spettacolo con il brano che dà il titolo al libro, Volver, per l’appunto. Conosciuto in tutto il mondo grazie a Carlos Gardel.

Un viaggio che inizia nel luglio del 1940, l’Italia è in guerra e Ricciardi è preoccupato per la figlia Marta e per i suoceri, in grave pericolo a causa delle origini ebraiche ed è per questo motivo che ha pensato di trasferire la famiglia a Fortino, il paese dov’è nato.

Ed è qui che torna nei luoghi dell’infanzia, a lui tanto cari, sperando di avere un po’ di calma.

Nel frattempo, però, in città il brigadiere Maione cerca di salvare un comune amico da morte certa.

Le letture di ieri ci hanno fatto capire che ci sarà una nuova ambientazione: il Cilento, dove il commissario si ritroverà vis à vis con un passato che avrebbe voluto scordare; ma è questo il momento per regolare i conti con la propria storia. Perché è il destino di chi torna, e noi, tutti siamo tornati di nuovo con piacere ad assistere a una nuova e splendida presentazione e torneremo, ancora una volta ad immergerci in queste pagine che sicuramente ci sapranno coinvolgere non soltanto a livello emotivo.

Leggeremo, sfoglieremo il libro, osserveremo la copertina, immagineremo ipotetiche scene, dialoghi, con la consapevolezza che al momento questa sarà l’ultima volta che ci troveremo a quattr’occhi con il nostro amato Ricciardi.

Un addio doloroso, per il momento.

Ma noi al momento opportuno e quando saremo presi dalla appocundria torneremo sempre nella nostra amata libreria e sceglieremo proprio un libro di Ricciardi che, in maniera silente e tranquilla osserverà tutti noi dalla finestra e sorriderà; noi, d’altro canto faremo lo stesso e, per i più sensibili d’animo sicuramente in qualsiasi finestra della città di Napoli riusciranno a scorgere il suo viso timido dietro le tende. Nel frattempo però, ci lasceremo avvolgere dalla: Ricciardìa, la voglia, l’impulso e il desiderio irresistibile di leggerlo ancora. Ogni volta che ne sentiremo la necessità!

Buon “Volver” a tutti.

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