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Guido Bourelly: “Napoli ha bisogno di sicurezza, imprese e infrastrutture per crescere”

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Guido Bourelly presidente Gruppo Piccola industria dell’Unione industriali di Napoli e Provincia, con delega alla Legalità, affronta diversi temi legati allo sviluppo locale con Massimo Lucidi giornalista e socio del National Press Club di Washington DC e Presidente della Fondazione E-novation che promuove temi economici legati al sociale, alla sicurezza e al dialogo internazionale.

Alla luce delle ultime vicende di cronaca – baby gang, violenza, degrado, inquinamento, spazi pubblici inutilizzati – cosa crede che gli imprenditori possano fare e proporre?

«Il degrado che colpisce molte aree della città di Napoli, in particolare le periferie, è ormai un problema strutturale. Ma riguarda anche tutta la Città Metropolitana. Come imprenditori riteniamo che non si possa parlare di sviluppo se prima non si garantisce sicurezza. Le aziende non investono in contesti non sicuri, né quelle locali né quelle esterne. È fondamentale creare prima di tutto le condizioni per la sicurezza del territorio, da accompagnare con uno sviluppo infrastrutturale. Le sacche di delinquenza si radicano dove mancano infrastrutture, investimenti e opportunità. Ed è lì che i giovani, non avendo alternative, finiscono per abbracciare la microcriminalità. Noi proponiamo un intervento deciso, sistemico, che metta insieme sicurezza, infrastrutture e formazione».

Napoli è una città che ha delle priorità — reddito, servizi, istruzione — ma forse si continua a promuovere eccessivamente il turismo, la “cartolina”, nascondendo la realtà di una grande povertà economica e culturale?

«Il boom turistico è senza dubbio un fatto positivo, e come imprenditori siamo favorevoli a questo nuovo interesse per Napoli. Ma non possiamo illuderci che il turismo basti da solo a generare sviluppo. Un territorio cresce quando c’è impresa, quando ci sono fabbriche, aziende, lavoro. Il turismo deve essere sostenuto da servizi di qualità, da infrastrutture adeguate e da una regia istituzionale che duri nel tempo. Altrimenti rischiamo un turismo “mordi e fuggi” che non lascia valore sul territorio. La cartolina è bella, ma dietro c’è una città che ha ancora profonde disuguaglianze. È lì che dobbiamo intervenire, senza retorica».

Qual è il suo impegno e le sue proposte per il sociale e le periferie, come imprenditore e rappresentante dell’Unione Industriali?

«Il tema delle periferie è al centro della nostra azione. Abbiamo più volte incontrato il presidente della Commissione parlamentare sulle periferie. A fine anno abbiamo organizzato un direttivo allargato a Napoli Est, coinvolgendo le aziende del territorio. I problemi sono noti: mancano sicurezza, infrastrutture, opportunità per i giovani. Proponiamo una cabina di regia tra istituzioni e imprese per coordinare gli interventi.

Un’idea concreta?

Il tempo prolungato nelle scuole, per sottrarre i ragazzi alla strada e dare loro un’alternativa. Napoli ha periferie con un potenziale straordinario: penso a San Giovanni a Teduccio, che potrebbe davvero diventare la nuova Barcellona del Sud Europa. Ma serve visione, collaborazione pubblico-privato e pragmatismo».

Com’è il rapporto con il Governo Meloni e con il Sindaco Manfredi per affrontare insieme i problemi della città e della provincia?

«Come Unione Industriali di Napoli abbiamo un dialogo costante sia con il sindaco Manfredi che con il governo centrale. Attraverso i nostri canali, manteniamo un confronto continuo anche con il Prefetto di Napoli. Oggi la nostra Unione è la prima territoriale del Mezzogiorno per autorevolezza e capacità di coinvolgimento del tessuto produttivo. Rappresentiamo un modello anche per altre realtà. Il dialogo istituzionale è schietto, diretto, senza inutili filosofie. Ma chiediamo a tutti — anche a noi stessi — maggiore pragmatismo: i problemi di Napoli vanno affrontati con concretezza, responsabilità e visione di lungo periodo».

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