NAPOLI (Di Anna Calì/ fonte foto SSC Napoli) – Il Napoli dice addio, per la quarta volta consecutiva alla Coppa Italia, unica competizione di quest’anno. Allo stadio Olimpico è Noslin show. Ed è grazie a lui, ma anche grazie agli errori della difesa del Napoli, se il calciatore è andato a segno per tre volte consecutive.
Non è bastato neppure il pareggio di Simeone a far ritrovare un po’ di entusiasmo e a crederci ancora.
Ma stasera l’unico colpevole ha solo un nome e cognome: Antonio Conte. È vero anche che è grazie a lui se ora siamo Capolista e stiamo facendo un grande campionato ma, non puoi cambiare 11/11 nell’unica coppa che hai e soprattutto andando a giocare una sola partita a settimana.
Non puoi pensare che giocatori che non hanno mai giocato assieme tra di loro, in una sola serata possano farti la partita della vita e possano portarti a casa dei grandi risultati.
Il turnover è lecito, se parliamo di pochi giocatori e soprattutto se in difesa non metti Juan Jesus. Ma sopratutto, è giusto farlo una volta che hai portato a casa il risultato.
Ma forse, in fondo, questa partita è servita proprio a farci e a farti capire una cosa: a gennaio, diversi di loro devono andare via.
Juan Jesus per l’appunto, Zerbin, Raspadori che nonostante si lamenta che giochi poco, quando è in campo, sbaglia ciò che non dovrebbe mai sbagliare, ed è infatti anche sua la responsabilità e la colpa del secondo gol di Noslin. E, infine, Rafa Marin che nonostante abbia disputato solo due partite, non ha saputo dimostrare il meglio di sé.
Perché sì, caro Mister Conte, ci vuole del coraggio ad osare e forse avremmo anche voluto darti ragione e dirti che anche noi possiamo permetterci il lusso di alterare i giocatori, proprio come fa l’Inter che non soltanto ha una lunghissima panchina a disposizione ma ha soprattutto dei giocatori di grande spessore. Peccato però che questo non sia stato possibile.
Però, la colpa non è solo ed esclusivamente dell’allenatore: errate, quasi tutte le scelte dell’arbitro. Su Simeone alla fine del primo tempo manca un rigore che non è stato neppure richiamato al VAR.
Un Napoli confuso, che non ha saputo creare molto se non addirittura poco, non sono riusciti a mettere in difficoltà la Lazio.
Peccato per i cambi avvenuti troppo tardi, perché con l’ingresso in campo dei titolari si è visto un Napoli con un baricentro più alto, con la voglia di giocare e di fare bene. Ma non è servito a nulla.
Fiorentina, Cremonese, Frosinone e ora la Lazio; qualsiasi sia l’allenatore in panchina, gli ottavi di finale sono considerati per la squadra partenopea, la pecora nera.
Stasera c’è l’amaro in bocca perché questa piazza, questa squadra e questi tifosi meritavano di arrivare fino in fondo, sarebbe stata ugualmente una gioia per il cuore e per l’anima, di chi segue la squadra in ogni dove e in ogni quando.
Bisognerà riflettere su quanto accaduto, sul fatto che non possiamo adagiarci sulle seconde linee ma soprattutto che dobbiamo tenere ancora i piedi per terra.
Ora testa a domenica, quando al Maradona arriverà proprio la Lazio. Secondo incontro in pochissimi giorni e si spera di vedere una partita diversa.