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Il Napoli dice addio a Champions e Mondiale per club

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NAPOLI (Di Anna Calì) – Sfuma definitivamente l’unico barlume di speranza che avrebbe dato un po’ di verve e un po’ di adrenalina a una stagione che dev’essere soltanto messa in uno di quegli album di fotografie che non avrai mai più il coraggio di sfogliare per paura di farti troppo male. In una sera il Napoli dice addio alla Champions e al mondiale per club dove parteciperà la Juve. Una squadra composta principalmente da ragazzini ha messo sotto pressione e in difficoltà la squadra Campione d’Italia impartendo lezioni di calcio a chi forse di calcio, in passato sapeva sia parlare che praticarlo. Alla New Era non era meglio tenersi l’Old Style e proseguire con la scia del divertimento e del sano calcio che faceva divertire e appassionare?!

Si conclude al Montjuic il cammino del Napoli in Champions con la consapevolezza che forse l’anno prossimo queste competizioni non le disputeremo qualora il Napoli non decidesse di impegnarsi fino allo stremo delle sue forze e cercare di non perdere nemmeno un punto sulla sua strada.

Un avvio di partita che ha lasciato l’amaro in bocca, sembra quasi che il Napoli non sia mai atterrato in Spagna e ha corso il rischio addirittura di prendere una pesante sconfitta dopo i due gol segnati dalla squadra di casa.

Ad aprire le danze prima López al 15′ e due minuti dopo Cancelo, a concludere e infrangere ogni minima speranza è stata la rete di Lewandowski. Tutti allo stesso lato di Di Lorenzo, il capitano, colui che dovrebbe portare equilibrio e soprattutto dare carica mentale ai suoi, quest’anno invece sembra proprio che lui sia estraneo alla squadra, sono mesi ormai che si gioca con un giocatore in meno e la cosa che desta più preoccupazione chi è in panchina non si rende conto di tali errori e mancanze. Una difesa che fa acqua da tutte le parti e che non si fa mai trovare pronta, è questo anche il risultato di un calciomercato errato e forse il Presidente dopo questa sera l’avrà capito ancor di più.

A dare un barlume di speranza è il gol di Rrahmani ed è forse proprio grazie a questa rete che il Napoli prende coraggio e inizia finalmente a giocare a calcio, uscendo dalla propria metà campo, effettuando passaggi lineari e con le giuste verticalizzazioni. Una buona reazione che fa capire che la squadra è viva nonostante sia ancora in fase di riabilitazione.

Nel secondo tempo, il Napoli continua ad attaccare giocando addirittura a livelli più alti a differenza del Barça. Tanto le occasioni come quella del georgiano e quella di Lindstrom sui minuti finali. Fa discutere il fallo su Osimhen che avrebbe dovuto decretare il calcio di rigore, perché se non dai fuorigioco, il rigore è il minimo da dover assegnare, soprattutto quando quest’ultimo è netto ed evidente. Un Napoli che sicuramente ha subìto il trauma dello Scudetto prendendo il lato negativo della vittoria anziché guardare quello positivo, ma c’è anche da dire che gli arbitri hanno dato una grande mano. Non soltanto in Italia i partenopei sono stati giudicati in modo errato ma persino in Europa e, forse sono episodi come questi che vanno a modificare l’andamento delle partite.

Capitolo a parte invece è Victor Osimhen, un capocannoniere che in ogni partita: campionato e non, è costantemente in fuorigioco. Come può un giocatore di tale portata che l’anno prossimo sembra debba atterrare in terra francese presentarsi in una squadra e non sapere la regola del fuorigioco?! Qual è il problema per il quale Osimhen non vede le linee? Eppure il fuorigioco per quanto possa essere difficile da comprendere per chi non mastica di calcio è una delle prime cose che insegnano ai giocatori professionisti. Ed è veramente assurdo che in 90′, l’attaccante nigeriano risulti essere sempre in fuorigioco.

Tutto ciò che è accaduto quest’anno e cosa si sia potuto scaturire nella mente dei giocatori non è lecito saperlo, è lecito invece che i giocatori da questo momento in poi non facciano più promesse, niente scuse, e soprattutto non sprechino più parole durante le interviste bensì iniziassero a mettere in campo i fatti, perché dopo tutto questo, forse il silenzio è l’unica via di scampo.

E alla luce di tutto questo, non sarebbe neanche giusto prendersela con Calzona che purtroppo per quanto egli abbia potuto lavorare e sbloccarli mentalmente, non avrebbe potuto fare il miracolo, perché in questo Napoli e in questa condizione neanche San Gennaro riuscirebbe a fare un miracolo sulla panchina del Napoli.

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