NAPOLI (Di Stefano Esposito/ fonte foto profilo ufficiale di Hojlund) – Rasmus Højlund sembra rinato. Sei goal in nove giorni — più di tutti quelli messi a segno a Manchester nella scorsa Premier League — e una doppietta con tanto di assist in nazionale. Numeri che raccontano di un giocatore improvvisamente leggero, ispirato, finalmente se stesso.
E allora qualcuno scherza: sarà l’aria di Napoli. Perché da quando ha respirato quell’atmosfera, quel calcio viscerale, quel modo di vivere la passione, Højlund pare avere trovato un’altra energia. Non è solo una questione di forma o di tattica: è questione di vibrazioni, di emozioni che si respirano per strada, di un cielo che sembra dire “vai, sogna pure”.
C’è chi dice che certi luoghi cambiano le persone. Forse è vero, ma come scrive qualcuno: “A volte non serve cambiare se stessi, ma solo il cielo sotto cui si sogna” e “sotto il cielo blu di Napoli” come canta Sal Da Vinci, si sogna molto bene.
E chissà, forse nei contratti dei calciatori — accanto agli emolumenti economici, ai bonus e alle clausole — dovrebbero inserire anche una voce speciale: “sole, pizza, mandolino e aria di Napoli”. Eh già, perché l’aria di Napoli fa bene, fa proprio bene. Lo sanno tutti quelli che, passando da qui, sono diventati campioni; e ancor di più lo sanno quelli che, andandosene, hanno perso la loro aura, fino quasi a sparire.
Nessuno trovava mai una spiegazione razionale. Ma la verità, forse, è sempre stata lì, invisibile e semplice: era l’aria la spiegazione. L’aria di Napoli.
E guardando Højlund correre, sorridere e segnare, sembra proprio che quella boccata di azzurro gli abbia dato tutto quello che gli mancava.
L’aria di Napoli fa bene.
Infatti, a Napoli, addirittura, la vendono in bottigliette.






