NAPOLI- Ennesimo femminicidio a Napoli.

A perdere la vita una donna di 36 anni Fortuna Belisario ritrovata cadavere dai soccorsi nell’appartamento di via Marianella 115.

Ad allertare i soccorsi con una telefonata al 118 il marito Vincenzo Lopresto, di 41 anni, che, dopo il raptus omicida, ha alzato la cornetta e ha contattato la centrale operativa delle ambulanze.

«Correte, ho picchiato mia moglie: non respira più».

Giunti sul posto per i medici non c’è stato altro da fare che constatare il decesso della donna. A condurre le indagini gli uomini della Polizia di Stato assieme al personale della scientifica.

A quanto si apprende i figli della coppia, 3 tutti minorenni non erano in casa al momento dell’aggressione mortale.

Era invece presente la madre dell’uomo che è stata colta da malore.

Quando la mortuaria ha trasportato via il corpo della vittima si sono vissuti momenti di tensione tra una amica e alcuni vicini di casa, rei a suo dire di non aver alzato un dito per proteggere la donna.

L’interrogatorio del pm Ernesto Sassone è ancora in corso.

L’uomo potrebbe essere accusato di omicidio preterintenzionale, avendo colpito la moglie con un corpo contundente sequestrato dalla Polizia.

“Giovedì 7 marzo, giornata di vigilia della Festa della Donna, è la data dei funerali di Norina Matuozzo, la compagna uccisa dal fiancheggiatore di Marco Di Lauro che ha poi rivelato il nascondiglio del boss. Nella stessa giornata, a Miano, una donna è stata uccisa di botte dal marito.

La violenza di genere non si ferma e le donne continuano ad essere vittima della brutalità di alcuni uomini, come testimonia lo stupro di San Giorgio a Cremano”.

Lo afferma il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli. “Venerdì sarà una giornata di festa ma, per queste donne, le cose sono andate diversamente”.

“Nel caso di Norina la vittima è stata uccisa dal marito, un camorrista, che non accettava la fine della loro relazione.

Lo Stato deve tutelare le donne che decidono di lasciare i delinquenti. Purtroppo nelle dinamiche perverse della camorra è difficilissimo troncare la relazione con un affiliato senza subire ritorsioni.

Per questa ragione occorre un intervento sul piano legislativo che permetta alle donne di ricevere protezione quando decidono di separarsi da soggetti che risultano condannati per reati di mafia, togliendo loro i figli per evitare che crescano in ambienti deviati, finendo inevitabilmente per essere impiegati in attività criminali”, conclude Borrelli.

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