CARDITO – Si aggrava la posizione di Tony Essoubti Badre.
L’uomo attualmente rinchiuso nel carcere di Poggioreale nel corso dell’ennesimo interrogatorio fa ancora più chiarezza su ciò che è accaduto domenica nella casa di Cardito dove ha pestato a morte il figlio della sua compagna Giuseppe di appena 7 anni.
“Avevo fumato molti spinelli, come faccio di solito, poi i bambini hanno distrutto la spalliera del letto e ho perso la calma”.
“Prima li ho presi a ceffoni molto forti poi a calci, poi ho impugnato la scopa e mi sono scagliato su Giuseppe”.
Secondo l’esame autoptico, a quanto sia pprende, il bambino sarebbe stato ucciso per emorragia interna e frattura della base cranica.
Ferite gravissime, che però potevano non essere mortali se il bambino fosse stato soccorso in tempo.
Soccorsi mai chiamati dall’uomo e dalla madre che a quanto pare era presente.
Sempre duranto l’interrogatorio, l’uomo avrebbe affermato che dopo il pestaggio si sarebbe diretto in farmacia per comprare dlele medicazioni: “Volevamo medicarli”.
Un plurale che ha fatto ben intendere che la madre fosse presente, particolare poi avvalorato dalla confessione dell’uomo.
Intanto migliorano le condizioni della sorellina di Giuseppe ricoverata al Santobono, anche se quelle che non guariranno celermente saranno le ferite psicologiche.
“Siamo nella fase acuta del trauma, che può essere come una cicatrice, quindi adottiamo un intervento contenitivo, lasciando parlare la bambina”.
Così Carlo Barbati, uno dei membri dell’equipe di sostegno psicologico che sta seguendo la bambina di otto anni ferita nella tragedia familiare di Cardito, spiega l’approccio che il team partenopeo dell’Ospedale Santobono sta usando con la piccola.
Pochi i dettagli che emergono dalla stanza piantonata dalle forze dell’ordine e interdetta ai familiari.
Emerge il superamento dello choc verbale da parte della bambina, arrivata senza parlare, e la sua richiesta di mangiare gnocchi e cotoletta.
E il tempo che la bimba passa a parlare è tanto.
Ora lo fa anche con i pm del Tribunale di Napoli Nord, alla presenza sempre degli psicologi, il cui lavoro è legato alle indagini.