NAPOLI – Affascinate, entusiasmante e costruttiva, tre aggettivi per descrivere le sensazioni e le emozioni della visita effettuata…non ad un museo o ad un palazzo storico ma bensì ad una cantina. Non pensate più alle piccole case vinicole con i contadini sempre con le mani nella terra e la scia del mosto che li accompagna. Ormai c’è analisi, studio, passione e attenzione ad ogni singolo elemento. Con il sole che bacia la terra e la brezza che arriva dal mare siamo accolti a Casale del Giglio, fondata nel 1967 dal Dott. Dino Santarelli. Siamo nel comune di Aprilia precisamente in località Le Ferriere, storicamente luogo non votato alla viticultura, e proprio qui che inizia la sfida e quel continuo movimento che rende quest’azienda così affascinante. Nel 1985 Dino Santarelli ed il figlio Antonio decisero di dare vita a un progetto di ricerca e sperimentazione che poneva sui propri terreni ben 57 diversi vitigni sperimentali, sia italici che internazionali. Un’avventura complessa e rischiosa, mai tentata con questa scientificità, di cui diviene interprete e figura chiave l’enologo dell’azienda Paolo Tiefenthaler, creatore, fin dall’inizio, di tutti i vini aziendali. Per cui ad oggi siamo su una superficie aziendale di circa 180 ettari abbiamo come cultivat tra le bianche Chardonnay, Sauvignon, Viognier, Petit Manseng; fra le rosse: Shiraz, Petit Verdot, Tempranillo. Senza dimenticare i vitigni autoctoni del Lazio, riscoperti in zone limitrofe all’azienda, come il Bellone di Anzio, la Biancolella di Ponza, il Cesanese di Affile e di Olevano Romano e, da ultimo, il Pecorino di Amatrice/Accumoli in provincia di Rieti. E proprio tra i vigneti abbiamo avuto la fortuna ascoltare i racconti e le descrizioni dell’enologo Paolo Tiefenthaler che ben si amalgamano con la narrazione del calice fatta dal delegato AIS Tommaso Luongo. Siamo partiti con uno Chardonnay originario della Borgogna, trapiantato nell’Agro Pontino con buon successo; un calice giallo paglierino intenso, e un naso che racconta di un elegante bouquet di fiori di acacia e di frutta tra pesca e banana, il sorso è fresco, lungo e avvincente sorretto da una buona struttura. Passiamo ad un Petit Manseng, vitigno del Jurançon, zona prossima ai Pirenei francesi atlantici; vinificato in purezza nel bicchiere ritroviamo un vino paglierino brillante dal profumo molto intenso con note aromatiche e speziate, un gusto fresco, molto minerale, sapido, di ottima struttura. La nostra carrellata in vigna prosegue con un Petit Verdot, zona di Bordeaux, è una varietà tardiva che ha trovato nell’Agro Pontino condizioni ideali, quali la luminosità, la persistente brezza marina e terreni caldi che permettono la piena maturazione delle uve, consentendo così di proporlo anche in purezza. Profumato e intenso, frutti rossi e ciliegia, dalla struttura fine ed elegante con tannini morbidi e vellutati, con un finale pepato. Per finire uno Shiraz dal colore rosso rubino con sfumature violacee; molto giovane dal profumo intenso, note fruttate di ribes, mirtilli e marasca, cardamomo e cannella. Caldo e avvolgente con un trama tannica. Una piccola, piccolissima, carrellata dei quel che Casale del Giglio può offrire…una bottiglia per tutti i gusti…basta solo scegliere.

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