NAPOLI – Le bollicine piacciono a tutti, specialmente quando si tratta del Prosecco che sta vendendo molto bene sia in Italia che all’estero. Nel Regno Unito, ad esempio, le vendite crescono del 5% l’anno e i volumi hanno raggiunto i 336 milioni di euro, su una produzione complessiva del valore di 2 miliardi e mezzo. Sono 1.200 i produttori che si sono consorziati per affrontare il mercato estero con etichette che stanno riscuotendo un grande successo. Di particolare pregio sono le bottiglie che vantano la denominazione DOCG Conegliano-Valdobbiadene, un’area collinare tra Venezia e le Dolomiti, dove ha avuto inizio la storia del Prosecco. Tra le varie produzioni note a livello internazionale, anche grazie alla vasta presenza di bottiglie a buon prezzo su e-commerce dedicati, si trova ad esempio il Prosecco della Cantina Mionetto su Tannico, che da più di 125 anni rappresenta una vera e propria eccellenza italiana. Questo famoso vino nostrano, però, oggi si trova di fronte a nuove sfide che riguardano principalmente la tutela del prodotto e del suo territorio.

Svolta biologica e stop a nuovi vigneti
Di recente il Governatore del Veneto, Luca Zaia, ha decretato lo stop alla nascita di nuove zone vitate da dedicare al Glera, il vitigno da cui si ottiene il prosecco. Una dichiarazione che lascia fuori tutti coloro che avrebbero voluto tuffarsi in questa grande opportunità grazie al successo ottenuto sui mercati internazionali. D’altronde dal 2009, e cioè da quando il Prosecco è un vino tutelato, producibile solo nelle provincie originarie, sono state vendute 600 milioni di bottiglie in tutto il mondo, creando un mercato più che mai appetibile. Intanto quella dello stop ai nuovi vigneti non è l’unica richiesta del Presidente Zaia. Infatti, per difendere il Prosecco originale e migliorarne sia la qualità che la sua immagine sui mercati, è arrivato dal Governatore anche lo stop all’uso dei glifosati e dei presidi chimici. Il Prosecco quindi diventa anche biologico a tutti gli effetti grazie ad una programmazione che ha già messo in opera la progressiva diminuzione dell’uso dei pesticidi. D’altronde la produzione di Prosecco si basa su una superficie vitata pari a 35.678 ettari e aumentarla potrebbe ridurre anche il valore del prodotto finito.

L’impatto della produzione sul territorio
La produzione del Prosecco in soli 5 anni è quasi raddoppiata, passando da 2 milioni di ettolitri a 3,5 con un notevole impatto sul paesaggio trevigiano. Questa è una delle ragioni per cui, dal 31 luglio del 2019, è entrato in vigore il blocco delle rivendiche da parte delle nuove coltivazioni a Glera. Ciò vuol dire che per tre anni, a meno di un ulteriore spostamento della data, le nuove vigne del vitigno vocato al Prosecco, il Glera appunto, non potranno richiedere e ottenere la denominazione. I vini prodotti in queste vigne infatti potranno essere messi sul mercato esclusivamente con le etichette IGT di Identificazione Geografica Tipica, e non la DOCG. Una scelta che non inficia certo la qualità, ma ne riduce l’appetibilità sul mercato internazionale. Una decisione presa a larghissima maggioranza dai Soci del Consorzio per tutelare sia il territorio, sfruttato oltre i limiti della sopportabilità, che il futuro dell’etichetta, il quale a causa dei volumi potrebbe veder crollare il suo valore con un contraccolpo non indifferente sull’economia dell’intera Regione.

Di fronte a numeri tanto positivi per quanto riguarda le vendite a livello internazionale e di esigenze produttive sempre più pressanti, quindi, emerge con forza anche l’esigenza di tutelare il prosecco al fine di preservarne le caratteristiche che l’hanno reso finora celebre in tutto il mondo.

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