NAPOLI (Di Giulia Sferrazzo) – Solitamente quando pensiamo al mese di febbraio l’unica ricorrenza che ci viene in mente è il Carnevale con i suoi vivaci costumi, ma invece non è così. Ogni anno infatti durante il primo venerdì del mese si celebra la giornata dei calzini spaiati, un’idea di Sabrina Flapp, insegnante di una scuola primaria in Friuli Venezia Giulia che ormai 11 anni fa diede il via a questa tradizione.
Ma cosa si fa durante questa giornata? Le attività sono tante, soprattutto nelle scuole, ma la principale è quella di indossare due calzini dai colori e dalle fantasie completamente diverse. Un po’ come quando ci ritroviamo a vestirci in tutta fretta dopo aver fatto tardi a lavoro o a scuola, ma in realtà durante questo giorno, un gesto così semplice è simbolo di un enorme insegnamento.
Dietro questa ricorrenza infatti, troviamo la celebrazione e l’apprezzamento della diversità dell’uomo, un tema molto importante, soprattutto in un’epoca come la nostra, in cui la discriminazione avviene. Sono tantissimi infatti gli atti discriminatori che ogni giorno riempiono i social e le pagine di giornale e una giornata come questa è fondamentale, in modo da rafforzare in tutti l’idea che la diversità non è un problema ma una ricchezza in più.
Questa celebrazione fortunatamente nel corso degli anni si è fatta spazio nelle case e nelle scuole italiane, tant’è che molti insegnanti approfittano di questa ricorrenza per spiegare ai propri alunni attraverso i calzini colorati, alle filastrocche e ai lavoretti l’importanza dell’accettazione e del non giudicare mai il prossimo.
Negli ultimi anni poi con l’avvento dei social sempre più persone hanno iniziato a pubblicare post celebrativi, con allegate tantissime foto in cui vengono mostrati i tantissimi calzini spaiati indossati, dimostrando così il grande impatto che un’idea nata quasi come un gioco ha avuto sulla nostra società. Un trend fatto per restare, positivo in tutti i suoi aspetti e che riesce davvero a catturare tutti.
Sulla giornata abbiamo ascoltato anche il parere della dottoressa Annamaria Ascione



















