NAPOLI – Fa tappa a Napoli la mostra “RiartEco” nel suo tour in giro per l’Italia, che si inaugurerà oggi 11 giugno fino al 20 giugno all’auditorium “Verbano” di Mezzocannone Occupato (via Mezzocannone 14) tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00 ad ingresso gratuito. Si tratta di un’esposizione di opere d’arte realizzate con materiali riciclati da parte di xxx artisti, ispirati dal rispetto della natura e della terra. E’ l’esposizione d’arte da materiali di riciclo più importante e longeva d’Italia, fondata a Firenze nel 2005 da Marco Pasqualin e dal bio architetto Almir De Leo. “Abbiamo pensato che l’arte può essere lo strumento per sensibilizzare ad uno stile di vita sobrio e consapevole – spiega Marco Pasqualin fondatore di RiartEco – può essere la chiave per un mondo con meno rifiuti possibili”. “Le opere d’arte emozionano e ci portano alla luce ciò che è poco visibile e che spesso non vediamo proprio, o forse non vogliamo vedere, si tratta di quello che facciamo nella vita di tutti i giorni: i nostri rifiuti” sottolinea Pasqualin.

Napoli è la quarta ed ultima tappa del tour della mostra, che è stata esposta anche a Genova, Siena e Roma durante il 2019. Lo stile della mostra, come lo definiscono i promotori, è un neo poverismo che parte dai materiali di scarto, i più poveri, per riconoscerne una ricchezza espressiva e sostanziale, una interpretazione dei problemi etici e sociali del nostro tempo tradotta dagli artisti in opera. Dall’inquinamento alle migrazioni, i temi trattati nelle opere di “RiartEco” sono molteplici e rappresentano il cuore del dibattito sociale e politico nel paese. L’obiettivo di “RiartEco” è la diffusione di idee e progetti raggiungendo il numero di persone più ampio possibile, lanciando un messaggio di speranza e di impegno verso il territorio, l’ambiente, le risorse della terra. La location di Mezzocannone Occupato, non è casuale, ma si inserisce nel costante impegno per la difesa della terra e dell’ambiente espresso dalla collettività politica che gli da vita e che, in questo caso, promuove le forme artistiche come ulteriore strumento di pressione sociale e di informazione.

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