NAPOLI – “L’amore è mamma e papà”. “Per me l’amore è quando due amici si abbracciano”. “E’ un sentimento che si manifesta con abbracci e tante coccole”. “E’ fiducia, condivisione, prendersi cura del prossimo”. E ancora “La violenza è picchiare i bambini e il suo colore è il nero”. “E’ un atto ignobile”. “E’ picchiare le donne”.

Nella settimana in cui si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre mercoledì 25 novembre, la cooperativa Sociale Eco di Sofia Flaùto ha voluto interrogare i bambini sul significato dell’amore vero, e come questo possa diventare malato nel mondo degli adulti. Ne è stato realizzato un cortometraggio con le interviste a tutti i bambini che hanno raccontato la loro visione dell’amore. Si sono espressi bambini di Napoli, Caserta, Afragola, Castellammare, adolescenti dell’Itis F. Giordani di Caserta, ragazzi che hanno voluto dire la loro le cui voci provengono da quartieri borghesi, rioni popolari, scuole, e dal carcere.

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Al corto, con i loro audio, hanno partecipato anche i bambini che accompagnano le mamme detenute all’interno dell’Icam (Istituto a custodia attenuata per madri) di Lauro, sede distaccata della casa circondariale di Avellino. Si tratta di sette bimbi dai 7 ai 9 anni che vivono con le proprie mamme in uno spazio a misura di bambino con area giochi e spazi all’aperto. Lì, la cooperativa svolge attività educative a sostegno della coppia madre-figlio, per la consapevolezza genitoriale e la costruzione di una corretta relazione. Per i bimbi di Lauro “L’amore è quando voglio bene a mia mamma, a mio papà e a mio cugino”. Mentre “la violenza è quando si picchiano le donne. Perché ci sono persone cattive”.

La violenza contro le donne è una piaga sociale che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce come un importante problema di salute e lo considera uno dei principali fattori di rischio di malattia e di morte prematura per donne e ragazze. Un problema di Salute Pubblica mondiale, dunque. Ad oggi tale fenomeno risulta ancora di difficile quantificazione perché in larga parte sommerso dalle quattro mura di una casa. I bambini possono essere colpiti in vari modi dalla violenza, soprattutto da quella domestica. Oltre che subire loro stessi abusi diretti all’interno della propria famiglia, possono vivere una situazione di “violenza assistita intra-familiare”: assistere o essere a conoscenza di violenze o maltrattamenti, fisici o psicologici, perpetrati da un membro della famiglia su un altro. Le statistiche e la cronaca nera ci confermano quotidianamente che la maggior parte delle aggressioni subite dalle donne si verifica infatti in presenza dei figli.

“Questo – sottolinea Sofia Flaùto – però non ci deve condurre alla falsa credenza che un bambino che assiste alla violenza o che, peggio ancora, la subisce, sia predestinato ad essere un uomo o una donna violenta o deviata”. È questa la motivazione del corto, “diffondere il messaggio che il concetto di amore e di non violenza nasce in ogni bambino spontaneamente e cresce nonostante le difficoltà materiali o sociali. C’è l’assoluta necessità di impegnarci ogni santo giorno affinché la cultura patriarcale, che perpetra nelle nuove generazioni stereotipi e pregiudizi, linfa vitale della violenza e della prevaricazione, sia definitivamente abbattuta. Il corto ci dimostra che tutti i bambini, anche quelli che stanno vivendo un’infanzia in condizioni non facili, può e deve essere un “fiore che spunta dal cemento”; fragile e forte perché vince e sfida le avversità, e che nonostante tutto riesce a sorridere alla vita, a condannare la violenza e a credere che l’amore vinca su tutto, sempre”.

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