GIUSTIZIATI

NAPOLI – Dietro il portale dell’antica Cappella intitolata a Santa Maria SuccurreMiseris quattro secoli di storia stanno per essere svelati al pubblico. Il principale e quasi unico oggetto di tal pia istituzione fu il prestare al prossimo le opere della Misericordia spirituale e temporale.La Compagnia dei Bianchi della Giustizia ebbe origine nel 1430 ad opera di S. Giacomo della Marca, che riunì persone di animo pio per suffragare con messe ed elemosine le anime dei giustiziati. Con un “Breve” del 28 luglio 1525, Clemente VII, approvò i capitoli della Compagnia e ne definì lo scopo: “procurare la salute dell’anima di quelli che sono a morte condannati, et visitare i miserabili imprigionati e gli spedali de li ammalati, e quelli spetialmente di mali incurabili infermi”, come si legge negli Statuti del 1525.

La Compagnia, che prestò la sua opera caritatevole fino al 1862, dopo diverse sedi, nel 1534, si stabilì presso l’Ospedale degli Incurabili abitando in una casa di proprietà di Maria Longo, fondatrice dell’Ospedale. Qui i confratelli costruirono la cappella intitolata a Santa Maria SuccurreMiseris, che conserva tuttora pregevoli opere d’arte e testimonianze di una intensa e interessante storia, storicamente aperta al popolo solo due volte l’anno per le funzioni di Pasqua e dell’Assunta, poi, definitivamente chiusa dal 1862.Il valore storico e artistico della sede è incommensurabile, comincia dallo scalone di piperno a tenaglia, passa per la cappella dedicata a Santa Maria SuccurreMiseris, con affreschi di Giovan Battista Beinaschi e seicenteschi stalli lignei con figure fantastiche, alla Sacrestia descritta nelle belle pagine di Luci ed ombre napoletane di Salvatore di Giacomo, per arrivare, tra ritratti di confratelli Pontefici e Santi, pregevoli stucchi e Madonne iconograficamente rare, ad un busto in cera di donna popolarmente conosciuto come “la scandalosa”.Si tratta di una ceroplastica del XVIII secolo che mostra tutto l’orrore del “mal franzese”, utilizzata come monitoo deterrenteper chiunque avesse intrapreso la strada della dissolutezza.Questa riapertura è stata resa possibile grazie alla collaborazione sinergica della Diocesi di Napoli, dell’Arciconfraternita dei Bianchi della Giustizia in S. M. SuccurreMiseris e dell’Associazione “Il Faro d’Ippocrate” .

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