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Napoli

Gli elementi contenuti nell’acqua sono un toccasana per il nostro sorriso

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NAPOLI – Quando si parla di igiene orale viene naturale pensare subito a dentista, spazzolino, dentifricio e collutorio. Ma per la salute del nostro sorriso è fondamentale anche un corretto e costante apporto d’acqua. Il benessere dei nostri denti e l’idratazione sono, infatti, due fattori più correlati di quanto si pensi. Per favorire la nostra completa salute, è, infatti, fondamentale considerare idratazione, igiene orale e anche nutrizione come tre elementi interdipendenti che, oltre ad influenzarsi a vicenda, contribuiscono al benessere di tutto il corpo[1].

Affiancare ad una corretta igiene orale anche un’idratazione costante può rendere più forti i nostri denti. L’acqua contribuisce alla pulizia di tutta la bocca rimuovendo eventuali residui di cibo, batteri, zuccheri o acidi, capaci di generare potenziali problematiche a denti e gengive. E’ un efficace antidoto contro la secchezza orale, l’alitosi e anche l’idratazione gengivale. Infine, è capace di ristabilire il pH della cavità orale, che può essere alterato dall’ingerimento di alcuni cibi.[2]

“Sono numerosi gli alimenti e le bevande, che ingeriamo ogni giorno, capaci di danneggiare i nostri denti. Per esempio, sostanze come caffè, bevande con coloranti o il fumo, possono contribuire all’ingiallimento o all’erosione dello smalto[3]. Bere la giusta quantità di acqua può aiutarci nella prevenzione di tali danni. Oltre a garantire una maggiore pulizia nella cavità, l’acqua, contenendo sostanze come calcio e fluoro, favorisce un sano sviluppo dei denti e il rafforzamento dello smalto (costituito al 96% da calcio). Questi due elementi hanno, inoltre, un ruolo fondamentale nella prevenzione delle carie[4], basta assumerne la corretta quantità, che può variare in base a età e condizioni fisiologiche: circa 0,5 – 1,5 grammi di calcio e 0,7 mg/l di fluoro[5]. L’acqua è in grado di rispondere prontamente a questo fabbisogno. Per esempio, anche solo bevendone 1,5l, è possibile assumere oltre il 30% del fabbisogno di calcio giornaliero[6].” Spiega Umberto Solimene, dell’Università degli Studi di Milano, ed esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino.

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