NAPOLI – Si è tenuto questa mattina all’Orto Botanico di Napoli il Convegno su “Terapia Fagica in alternativa agli antibiotici per la cura e la prevenzione di zoonosi”. Lo studio nasce dall’esigenza di far fronte ad una grave minaccia per la sanità pubblica, dovuta a batteri che non rispondono agli antimicrobici normalmente utilizzati per debellarli. Gli antibiotici sono una risorsa indispensabile per la cura delle malattie infettive. Tuttavia, l’abuso di antibiotici ha generato ceppi di batteri resistenti al trattamento, rendendo potenzialmente mortali banali infezioni.

Un equipe di ricerca campana sta rivalutando l’impiego di fagi in alternativa agli antibiotici. I fagi sono virus che sfruttano in modo altamente specifico i batteri, come ospiti, cioè come macchinari della propria replicazione. Si tratta di una delle alternative più promettenti agli antibiotici per uso clinico e possono essere utilizzati anche come co-adiuvanti per aumentare l’efficacia degli antibiotici tradizionali. In quest’ ottica rivoluzionaria si inserisce la terapia fagica che si presta ad essere utilizzata per la lotta ad importanti e diffuse patologie nell’uomo e negli animali, eliminando i rischi connessi allo sviluppo del fenomeno dell’antibiotico-resistenza, ai fenomeni allergici e alla contaminazione da farmaci nelle filiere agro-alimentari.

“Il progetto – spiega Ludovico Dipineto, docente del dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzione animali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e responsabile scientifico del progetto TERAPICA – riguarda l’utilizzo della terapia fagica al fine di ridurre quella che è la prevalenza di nel pollame. I Campylobacter. Il Campylobacter è un batterio conosciuto già da un po’ di tempo, almeno nella Comunità scientifica, ma è poco noto invece dall’opinione pubblica, è al primo posto nelle tossinfezioni alimentari nei paesi industrializzati in Europa e ha superato di gran lunga quelle che sono le soglie di sicurezza”. “Il nostro progetto – conclude il professor Dipineto – prevede di ridurre quella che è la prevalenza di Campylobacter nel pollame. Noi mangiamo carne di pollo e quindi siamo a rischio infezione e grazie alla terapia fagica si è vista una riduzione notevole del nel pollo”.

I batteri antibiotico-resistenti possono velocemente diffondersi in contesti sociali e minacciare la comunità con nuove malattie infettive che non solo sono più difficili da curare, ma anche più costose per la sanità pubblica. Il maggior consumo di antibiotici si ha nelle fasce di età estreme, bambini tra gli uno e i quattro anni e anziani al di sopra dei 65 anni. Va inoltre, seriamente considerato l’impiego di antibiotici nel settore veterinario, che contribuisce significativamente all’insorgenza di antibiotico-resistenza, in special modo in quei Paesi dove non esiste un efficace catena di controllo.

“Oggi il problema dell’antibiotico Resistenza è un problema serio e sentito – dichiara Sergio Bolletti Censi, Direttore generale Cosvitec, Università&Impresa – . Da statistiche dell’ Organizzazione Mondiale della sanità si è visto che nel 2050 sarà la prima causa di morte con più di 10 milioni di vittime. Qualsiasi iniziativa o innovazione che può contribuire a diminuire il fenomeno dell’antibiotico-resistenza verrà immediatamente recepita dai mercati”. “Consideriamo – conclude Bolletti Censi – che abbiamo anche delle industrie farmaceutiche che investono tantissimo negli antibiotici e oggi stanno valutando anche loro l’applicazione di terapia alternative quindi una startup può essere il futuro per i giovani ricercatori”.

Il laboratorio pubblico-privato MAReA, che vede tra i soci più rappresentativi l’Università Federico II e la Cosvitec, è capofila del progetto TERAPICA che si è sviluppato grazie ad un’intensa collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, da molti anni impegnato nella sperimentazione di strategie di diagnosi, intervento, prevenzione e controllo nel settore della sanità veterinaria, e il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Napoli “Federico II”, da sempre punto di riferimento per le scienze zootecniche e per la sanità veterinaria. I ricercatori che realizzano il progetto terapica, tra cui la Dottoressa Giorgia Borriello dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, hanno già precedentemente collaborato in un importante progetto che ha messo a punto una terapia fagica nei confronti di batteri quali Salmonella ed E.coli, invenzione per la quale è stato già depositato un brevetto. Il gruppo di ricerca nell’ambito del progetto terapica è riuscito a sperimentare un’alternativa all’impiego di antibiotici attivi contro il Campylobacter.Il Campylobacter è considerato, attualmente, il principale agente di gastroenteriti batteriche nell’uomo.

Grazie agli importanti risultati raggiunti dalle precedenti ricerche e dal progetto Terapica, la TERAPIA FAGICA potrebbe rappresentare il punto di inizio per intraprendere una strategia di intervento alternativa o complementare all’uso degli antibiotici tradizionali.

“Proseguiremo – afferma la Professoressa Brunella Restucci, del Dipartimento di Medicina veterinaria della Federico II – cercando di approfondire meglio i risultat i abbastanza sorprendenti che abbiamo avuto soprattutto sulla valutazione delle cellule del sistema immunitario del pollo e per il ruolo che svolgono e che hanno svolto in questo caso nel trattamento con terapia fagica. Quello che mi piacerebbe fare è estendere la ricerca da altre specie e ad altri tipi di malattie ad esempio abbiamo già lavorato sulle mastiti dei bovini ”.

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