NAPOLI – La salute dei figli è sicuramente tra le principali preoccupazioni di qualunque genitore. Ma come si occupano concretamente di questo aspetto le famiglie napoletane? Su questo tema si incentra l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute[1], condotto in collaborazione con l’istituto di ricerca Nomisma.
Un primo dato che salta all’occhio è quanto la cura dei figli resti ancora, anche a Napoli, una responsabilità prevalentemente materna. Il 92% delle madri interrogate da UniSalute, infatti, dice di occuparsi attivamente – da sole o insieme al partner – della salute dei figli, ad esempio contattando il medico e pianificando i vari controlli. Solo il 34% dei padri, al contrario, dice di gestire questo ambito della vita familiare. Nel complesso, in appena il 29% delle famiglie questa responsabilità è condivisa da entrambi i genitori, con un’evidente disparità di genere che fa gravare questo compito soprattutto sulle donne.
Indipendentemente da chi nello specifico si occupi di questo aspetto, in caso di malattia dei figli il pediatra di libera scelta resta il punto di riferimento, con il 55% delle famiglie napoletane che vi si rivolge sempre (37%) o spesso (18%). Quasi una su due (45%) si rivolge però almeno qualche volta a un pediatra privato.
Tre, in particolare, sono i fattori che spingono le famiglie napoletane a ricorrere a uno specialista privato per la salute dei propri figli: la maggior facilità di contatto diretto col pediatra, un miglior rapporto tra medico e paziente, e la possibilità di ricorrere a soluzioni di telemedicina con controlli da remoto (tutte citate dal 33% degli intervistati). La scarsa disponibilità per visite a domicilio è infatti il principale limite che le famiglie riscontrano nel rapporto col pediatra di libera scelta (citato dal 65% del campione), seguita dalla mancanza di disponibilità a svolgere visite nel weekend (57%) e dalle difficoltà a contattare il pediatra e a prenotare i controlli (35%).
Infine, secondo il sondaggio, le famiglie napoletane preferiscono passare dalla sanità privata anche per alcuni controlli più specialistici: nell’ultimo anno, ad esempio, meno di una su sei (16%) ha fatto svolgere ai figli una visita oculistica con il servizio pubblico.



















