Presidio questa mattina a Napoli, sotto la sede di Adecco in piazza Bovio, dei lavoratori e delle lavoratrici in somministrazione nelle strutture periferiche del Ministero dell’Interno, in particolare Prefetture e Questure, promosso da Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp Uil. La vertenza riguarda in Campania circa 100 lavoratori e lavoratrici in somministrazione che, dal 2020 ad oggi, hanno consentito di avviare oltre 20mila pratiche di emersione dal lavoro nero di colf e badanti in tutta la regione.
“Il personale – spiegano i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil – sta correndo il rischio di diventare strumento di ricatto all’interno di un contenzioso tra le Agenzie del lavoro, di cui sono dipendenti, e il Ministero. Il personale infatti opera da anni come “somministrati”, nelle Prefetture e Questure in condizioni di estrema insicurezza contrattuale, con proroghe continue anche di pochi mesi, e non è accettabile che venga trattato come mero strumento di potenziale profitto. La loro attività garantisce un servizio essenziale per il godimento dei diritti civili e sociali della persona straniera sul nostro territorio, e rappresenta quindi un importante presidio di legalità senza il quale i procedimenti amministrativi legati all’immigrazione, tra cui i più importante sono il rilascio dei permessi di soggiorno e il loro rinnovo, avrebbero tempi inaccettabili per un paese civile “.
Lavoratori somministrati Questure e Prefetture: presidio dei sindacati per un futuro stabile e dignitoso
“Abbiamo chiesto ed ottenuto la garanzia di una continuità occupazionale dei lavoratori qualunque sia la sentenza del ricorso al Tar prevista per domani” afferma Luca barilà, reggente della Felsa Campania dopo l’incontro tra sindacati e agenzia del lavoro Adecco alla fine del presidio di questa mattina dei lavoratori e delle lavoratrici in somministrazione nelle strutture periferiche del Ministero dell’Interno, in particolare Prefetture e Questure, promosso da Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp Uil. In Campania la vertenza riguarda circa 100 lavoratori in somministrazione che, dal 2020 ad oggi, hanno consentito di avviare oltre 20mila pratiche di emersione dal lavoro nero di colf e badanti in tutta la regione. “Un patrimonio professionale indispensabile che va preservato e valorizzato in vista di futuri concorsi pubblici” aggiunge Barilà
“Il personale, quasi 1100 in tutt’Italia – per il sindacato – sta correndo il rischio di diventare strumento di ricatto all’interno di un contenzioso tra le Agenzie del lavoro, di cui sono dipendenti, e il Ministero. Il personale infatti opera da anni come “somministrati”, nelle Prefetture e Questure in condizioni di estrema insicurezza contrattuale, con proroghe continue anche di pochi mesi, e non è accettabile che venga trattato come mero strumento di potenziale profitto. La loro attività garantisce un servizio essenziale per il godimento dei diritti civili e sociali della persona straniera sul nostro territorio, e rappresenta quindi un importante presidio di legalità senza il quale i procedimenti amministrativi legati all’immigrazione, tra cui i più importante sono il rilascio dei permessi di soggiorno e il loro rinnovo, avrebbero tempi inaccettabili per un paese civile “.