PROCIDA – La Capitale nella Capitale potremmo dire… e in un momento, un lungo momento…, in cui il viaggio resta un sogno, anche una piccola fuga solo tra i sapori, le suggestioni e i ricordi, regala ad una giornata un passo diverso.

Procida è stata proclamata Capitale della Cultura 2022, “la cultura non isola” recita il messaggio che riassume il bellissimo progetto vincente, la prima volta di un’isola.

E non solo, un’isola così piccola, solo 4 kmq di superficie e 10.000 abitanti, un fazzoletto di terra nel cuore del Golfo di Napoli, un’isola spesso quasi dimenticata eppure dal fascino profondo e quasi scontroso, buen retiro di intellettuali, scrittori, fonte di ispirazione per registi, artisti.

Molto del suo fascino passa anche dai suoi prodotti, dal cibo, dai suoi sapori e dai profumi, uno su tutti quello dei limoni fitti tra i pergolati. E poi su tutto il mare, orizzonte spirituale oltre che visivo.

Sull’onda dell’entusiasmo e della gioia, Gabriele Muro, Chef di ADELAIDE al Vilòn, 5 stelle lusso della Capitale in un’ala di Palazzo Borghese, e che ha visto tra i suoi ospiti anche Meghan ed Harry, tra l’altro anche proprio a mangiare alcuni suoi classici mediterranei, dai prossimi giorni apre uno spaccato evocativo della cucina della sua isola. Come se idealmente Gabriele ci portasse a casa, molto vicina ai Giardini di Elsa.

E’ nella felicità che lo ha assalito alla notizia la chiave dello spirito con cui Gabriele Muro, Executive Chef di ADELAIDE al Vilòn, procidano e trapiantato a Roma da anni, dal volto spesso sorridente, ha ideato il menu dedicato a Procida. La stessa gioia che sull’isola ha fatto suonare in contemporanea tutte le campane e all’unisono le sirene dei traghetti nel Golfo.

“Sono così felice ed emozionato che la mia piccola Procida è stata scelta come capitale della cultura 2022 che ho deciso di dedicarle un intero menu degustazione presente da Adelaide tutti i giorni, sia a pranzo che a cena (ovviamente nelle condizioni permesse agli hotel da DPCM).

“Travolti da un insolito menu nell’azzurro mare di di Procida”, il nome del menu che comprende 5 portate a cominciare da un antipasto tipico della cucina povera e di casa ‘O pesce fujuto, quel sughetto di pomodoro con gli aromi tipici della base per un piatto di pesce che un tempo preparavano le donne in attesa del ritorno dei mariti pescatori; il pesce spesso però non arrivava proprio fino a casa perché venduto tutto per vivere e così il sughetto si mangiava solo col pane raffermo.

Ecco il menu completo: ‘O pesce fujuto, La Colazione del Pescatore, La Cicarella Nuda, Lo Scorfano scherza in quell’acqua, L’Oro di Procida.

E’ un menu con molti prodotti tipici dell’isola da sempre con tanti orti e frutteti stretti tra i muri antichi e le case colorate dei pescatori o in fondo a un vicolo, e i piatti di tradizione: una cucina povera marinara, per quanto rivista con gli occhi di chi ha viaggiato, come tutti noi da sempre andati per mare.

Un menu ricco di colori. Anche quello che mangiavo da bambino arancio come la marmellata di agrumi che faceva zia Salette, rosso come il pomodoro nei barattoli. Il giallo della ginestra a primavera sulle colline. Su tutto sempre l’azzurro forte del mare, quel gusto salmastro che è nel nostro dna.

Procida per me è una visione, un paesaggio che ho negli occhi e nel cuore da quando sono andato via dall’isola e che ogni volta che torno riaccarezzo dal vivo ma che cucinando spesso mi sento addosso.
D’altra parte se mi sono innamorato della cucina complice fu proprio il mare e il pesce di Procida e il ricordo di quando tornava mio zio pescatore e sulla porta di casa lasciava la cassetta con alici, saraghi, cicarelle. Oppure quando piccolissimo andavo sotto’acqua mano nella mano con mio padre che si divertiva a pescare.”

E chissà che non riaffiorino anche quei ricordi nel primo piatto imparato in tenera età, le zeppolelle alle alghe, che talvolta ripropone anche solo come piccolo appetizer scherzoso. oppure nello “scorfano che scherza nell’acqua”.

Oggi la cucina di Gabriele Muro è una cucina immediata e colta al tempo stesso, consapevole, forte di un solido bagaglio tecnico. Una cucina d’autore in un ambiente di grande charme.
Una cucina fine dining ricca di sapore frutto di una grande ricerca sul prodotto, spesso ittico ma non solo, un’attenta consapevolezza delle tradizioni e delle radici reinterpretate con leggerezza ed estro equilibrato.

Il suo è uno stile fatto di semplicità e memoria, intuizione e talento, concretezza e creatività equilibrata; stagionalità dei prodottti, tecniche di cottura leggere nel pieno rispetto e valorizzazione delle materie prime reperite solo presso piccoli produttori. Un mix di tradizione e contemporaneità nel segno di una gioiosità tutta mediterranea che cita talvolta le origini campane senza mai cadere nella maniera.

Dal 25 gennaio per poter assaggiare questo menu procidano pensato in onore della più piccola Capitale della Cultura, così come per una sosta a tavola da Adelaide anche per mangiare altro, necessariamente va prevista anche la sosta in hotel.

La proposta A Casa tua al Vilòn è doppia, NIGHT&DAY, e si declina con due pacchetti, uno per la fascia oraria notturna, uno per quella diurna.

Il pacchetto STAYVilòn include:
la notte fuori casa e prevede si arrivi nel primo pomeriggio, si prenda possesso della camera, ci si rilassi. Si ordina magari un aperitivo in camera in terrazza oppure a In Salotto Cocktail Bar e poi si va a cena dove si potrà scegliere tra il menu degustazione Adelaide, oppure il menu Sull’Isola di Gabriele oppure alla Carta, magari con qualche piatto di tradizione romana e poi salire a dormire per svegliarsi al mattino nel cuore di una Roma come sospesa.

Oppure il pacchetto Smart Working&Eating:
si arriva la mattina, si sceglie una camera dove si potrà stare dalle 9 del mattino alle 18, lavorare in smart working come si fosse a casa, scendere per un caffè o un aperitivo, fermarsi a pranzo (anche in questo caso ampia scelta sia dei menu degustazione che alla Carta) e tornare in camera a lavorare oppure fermarsi con il computer in salotto o nel patio riscaldato e dall’aria esotica.

Un posto appartato, Adelaide al Vilòn, un locale in cui per entrare si suona un campanello, un rifugio sicuro in cui “rannicchiarsi” e farsi coccolare; quasi un “secret restaurant” dove una volta entrati l’effetto è di sorpresa. L’atmosfera di una Roma aristocratica appena sussurrata, un mood vibrante, eclettico, a cominciare dai colori. I tessuti, gli arredi, i dettagli d’arte tutto è così contemporaneo e intimo.

Spazi tutto da vivere con grande rilassatezza, passando da un divano accogliente nel cocktail bar alla tavola, magari dopo avere indugiato con un aperitivo nella corte esterna riscaldata, un accogliente giardino d’inverno dall’aria vagamente coloniale ed esotica. Tavoli distanziati, una mini quadreria aperta sulla corte da prenotare tutta per sé. Regalarsi una pausa, una sospensione da ogni affanno in giorni complessi.

“È un luogo non luogo Adelaide, qui il tempo finalmente sembra fermarsi, ed è in questa condizione quasi surreale che si sceglie di restare più del solito, e di tornare, per assaporare una insolita percezione di benessere e quell’energia singolare ancora più preziose in questo frangente e che tutti percepiscono al Vilòn” racconta Giorgia Tozzi il direttore.

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