NAPOLI – L’accordo appare alquanto anomalo, fra l’altro Airbnb non ha ancora chiarito la sua condizione di soggetto intermediario come di agente contabile per la riscossione della cedolare secca come previsto da quel Dl50/2017 che avrebbe dovuto imporre che tali piattaforme svolgessero funzioni di esazione alla fonte della cedolare secca per le locazioni brevi. Sono pendenti a tal proposito procedimenti presso il Consiglio di Stato e la Corte Europea. Non ci è chiaro a che titolo una società di eventi, seppur diretta emanazione dell’associazione nazionale dei Comuni possa sottoscrivere un accordo del genere . ( la società AnciComunicare non è formalmente l’Anci ma una società di eventi interno all’associazione dei comuni italiani ( qui il link e in allegato l’accordo https://www.ancicomunicare.it/chi-siamo/)
L’accordo non prevede che tutti i gestori di qualsivoglia tipologia ricettiva possono essere coinvolti ma solo gli annunci di locazione breve, i loro gestori o presunti tali possono a loro volta decidere di aderire o meno all’attività di riscossione digiltale della tassa di soggiorno, ed a loro cura è anche comunicare l’esatto importo.
Anche leggendo tra le pieghe dell’accordo, il ruolo del Comune appare di non chiara interpretazione. Difficile comprendere poi i tempi di riscossione di questi importi devoluti da Airbnb mediante una formula non molto chiara. Si ricorda che Airbnb dichiara di non avere stabile organizzazione in Italia, e dunque appare complicato comprendere, a che titolo riscuoterebbe solo poi una parte di eventuali tasse di soggiorno. Le altre tipologie ricettive extralberghiere ed alberghiere dovrebbero continuare a versare all’ente quanto riscosso secondo le modalità previste con le apposite piattaforme che prevedono dichiarazioni e riversamenti online. Ci si domanda come sia possibile che enti locali possano sottoscrivere accordi con società internazionali che contestano al nostro Stato la stabile organizzazione e rifiutano il ruolo di agente contabile e intermediario. Certo i bilanci dei comuni italiani sono in grave difficoltà, ma la formula adoperata non soddisfa quei principi di trasparenza richiesta. Inoltre nell’accordo non è stato contemplato l’inattuato registro nazionale delle strutture ricettive , recentemente oggetto di un decreto ministeriali, in cui dovrebbero confluire tutte le strutture ricettive extralberghiere ed albeghiere dotate di un codice unico. Abbiamo inoltrato le nostre istanze alle Commissioni riunite della Camera e del Senato, ed auspichiamo un intervento chiaro del Governo, in partcolare del Mise, Funzione Pubblica e del Turismo per chiarire se l’accordo intrapreso è da ritenersi in linea con le disposizioni europee – cosi commenta il presidente nazionale Abbac Agostino Ingenito

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