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San Giorgio a Cremano, 13enne aggredito nella Villa Comunale

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SAN GIORGIO A CREMANO – A San Giorgio a Cremano il 21 aprile scorso all’interno della villa comunale di via Aldo Moro 58 un tredicenne sarebbe stato aggredito da altri suoi coetanei. Non possiamo fornire ulteriori informazioni visto che le dichiarazioni della vittima sono state fornite in sede di denuncia e quindi coperte da segreto. Per quell’evento non ci fu intervento dei carabinieri.

In relazione all’aggressione di domenica sera ai danni di un ragazzo di 13 anni nel parco Liguori, il Sindaco Giorgio Zinno afferma:
“Apprendo dai giornali quanto sarebbe accaduto domenica notte nel Parco Liguori, dal momento che non vi è stata alcuna comunicazione in merito né dalle forze dell’ordine né da persone presenti.
Qualsiasi forma di violenza sia accaduta, va sempre condannata e continueremo a lavorare come comunità per promuovere una vera cultura dell’inclusione, chiedendo allo stesso tempo maggior presenza delle forze dell’ordine sul territorio, soprattutto nelle ore notturne”.

Parchi giochi dove il gioco, appunto, non esiste più se non quello di guerra. Giochi per modo di dire, perché la guerra, quella imposta dalle baby-gang e dagli uomini di camorra, è vera.

 

Dopo l’episodio della sparatoria a Piazza San Vitale a Fuorigrotta, un’altra area per bambini è stata teatro di violenza e scene di sangue. La scorsa domenica, infatti, in un parco comunale di San Giorgio a Cremano, uno studente di 13 anni è stato vittima di un pestaggio. Il giovane, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, è stato accerchiato da una ventina di giovani che senza una apparente ragione hanno prima cominciato a spintonarlo e poi lo hanno picchiato brutalmente. Il pestaggio gli ha procurato un trauma cranico, varie contusioni sul corpo e una prognosi di quindici giorni.

 

“Ormai agiscono senza paura anche alla luce del sole, in presenza di testimoni, anche di bambini.”- dichiara il deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli – “ Anzi probabilmente per questi giovani criminali è fondamentale farsi vedere, mostrare la loro forza, mettere paura e farsi conoscere per assurgere ad un potere criminale più grande diventando i capi indiscussi della zona.

 

Le baby-gang sono sempre esistite, solo che un tempo non le si chiamava con questo nome, ed hanno sempre portato scompiglio e violenza. Oggi, però, hanno acquisito più efferatezza, cattiveria, sfrontatezza e ciò lo si deve alle dinamiche camorristiche che sono cambiate rispetto al passato. Un tempo ogni zona aveva un capo indiscusso il quale, per conquistare le simpatie della cittadinanza, assicurava, secondo quella mentalità, ordine e tranquillità al quartiere. Ora, invece, il frazionamento dei clan ha portato ad avere in ogni territorio una moltitudine di capi o aspiranti tali i quali, per tenere sotto controllo la popolazione, usano il terrore, quello che le baby-gang sono abilissime a fomentare. In altri casi, a causa del vuoto di potere, con i vecchi boss a scontare condanne a vita, i gruppi di giovani camorristi in erba tentano la scalata al vertice senza strategie criminali ma seminando violenza e terrore.

 

Quindi baby-gang e clan sono strettamente collegati. Per fermare le prime, bisogna arrestare la proliferazione, le guerre dei vari gruppi criminali, le cause che le generano, e togliere loro il controllo del territorio. Oggi totalmente in mano loro che usano gli spazi pubblici per regolare i conti ma questo lo Stato non può più permetterlo. Bisogna restituire sicurezza alla cittadinanza e agire col pugno di ferro nei confronti delle bande giovanili. Se si sentono criminali veri, bisogna trattarli come tali, anche in sede giuridica e penale.”

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