PAESTUM – Per il disastro ambientale dello sversamento in mare di 130 milioni di dischetti milioni di filtri di plastica dal depuratore di Capaccio Paestum, nel salernitano, nel febbraio del 2018, sono stati rinviati a giudizio, dal gup di Salerno Vincenzo Pellegrino, gli ingegneri del Comuni di Paestum Carmine Greco e Gianvito Bello; Gerardo De Rosa e Angelo Corradino, ex amministratore unico ed ex direttore tecnico dell’azienda speciale “Paistom”; Antonino Fiore, direttore dei lavori dell’impianto; Giuseppe Iodice, collaudatore; Guido Turconi ed Elio Bardone, il primo legale rappresentante, il secondo direttore dei lavori della Veolia Water Tecnologies spa, che si era aggiudicata i lavori di adeguamento e ripristino del depuratore.

“É molto grave quello che è successo. Spesso si agisce con leggerezza, senza considerare i danni che si provocano e che questi graveranno sui nostri figli per generazioni. La giustizia farà il suo corso e confidiamo in pene esemplari e che siano di insegnamento per i tanti che considerano i reati ambientali come dei reati minori rispetto ad altri. Chi compie un reato ambientale uccide come chi preme il grilletto di una pistola, solo che lo fa lentamente e silenziosamente, in maniera più subdola. Ci costituiremo parte civile in questo processo, e in molti altri, con il Centro giuridico di Europa Verde. Si tratta di Centri che stanno nascendo in tutta la Campania, guidati da avvocati che mettono a disposizione gratuitamente la loro professionalità per combattere i reati ambientali, per la lotta alle ecomafie e per la difesa dei diritti civili”. A parlare sono il Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli, Fiorella Zabatta dell’esecutivo nazionale di Europa Verde e dell’avv. Dario Barbirotti esponente del Sole che Ride che seguirà la vicenda dal punto di vista giuridico.

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