NAPOLI – Prima uscita editoriale con la casa editrice romana La bussola per Giorgio Attanasio.
Il romanzo “Due minuti d’inferno” è un thriller onirico dal ritmo incalzante che mixa sapientemente realtà, sogno e misticismo incollando il lettore al libro.

Il volume è acquistabile e ordinabile in tutte le librerie italiane, su tutti gli store online (Amazon https://amzn.eu/d/h6zesTC) e direttamente dal sito della casa editrice al link https://www.labussolaedizioni.it/it/pubblicazioni/9791254743744.html
“Due minuti d’inferno” è disponibile in versione cartacea e digitale.

Il plot narrativo si dispiega man mano tra le pagine passando da un contesto di normalità e fredda razionalità ad uno via via sempre più onirico, con tinte fosche, mistero, paura, morte e dannazione.
Marco, brillante giornalista e ‘debunker’ romano, fermo oppositore di maghi, magia ed esoterismo, partecipa ad un talk show radiofonico in diretta in un piccolo paesino toscano. Con il suo interlocutore Marco è chiamato a discutere, dal punto di vista di chi ‘non crede’, sulla possessione diabolica. A cinque minuti dalla fine della trasmissione, la voce trafelata di una ascoltatrice, che asserisce di essere stata ingannata da Satana, irrompe negli studi come un fulmine a ciel sereno. La calma e i toni pacati di quella diretta lasciano, di colpo, il posto alla tensione. Irrisa e sbeffeggiata da Marco, la donna rivolge proprio a lui le sue ultime disperate ma tremende parole: “Tu sei maledetto!” Stranamente scosso da quell’ultimo intervento, Marco lascia gli studi radiofonici nel bel mezzo di un violento temporale. Dopo essersi perso tra le intricate stradine della campagna toscana, la stanchezza, il nervosismo e la pioggia incessante, gli giocano un brutto scherzo. Quando riesce a distinguere la sagoma di un bambino, immobile al centro della carreggiata, è troppo tardi per frenare e l’incidente è ormai inevitabile. La sua autovettura centra violentemente un palo della luce. Marco si risveglierà, ancora intontito, il giorno seguente, nello sperduto casolare della famiglia Corsini. Da quel momento la forzata convivenza con questa famiglia, trascorsa nell’attesa di poter raggiungere un carro attrezzi o la più vicina stazione ferroviaria, sarà un crescendo di angoscia, incubi e sogni ad occhi aperti; gli eventi (che si fanno via via sempre più onirici) lo accompagneranno a scoprire orrende e indicibili verità.

Il finale a sorpresa si abbatterà su tutti gli eventi e i personaggi narrati con forza devastante contribuendo a dare nuova tetra luce a tutta la vicenda che, nel peggiore dei modi, si avviterà su sé stessa, riallacciandosi agli eventi narrati all’inizio della storia ed ai due minuti che Marco concede alla donna: due minuti d’inferno.

“Siamo in un’epoca particolare nella quale purtroppo impera la scelta opportunistica di un ateismo privo di valori etici. Un modello di moralità che sempre più spesso si sta imponendo come il fertile substrato sul quale poggiare la spinta alla deificazione di sé stessi. Una spinta che, però, ha come effetto secondario, la lenta e inesorabile accettazione dell’idea che il male, sotto ogni forma ed in ogni sua sfaccettatura, sia in fin dei conti un prezzo accettabile da pagare per godere appieno dei benefici di quella scelta” le parole dello scrittore Giorgio Attanasio a proposito del tema portante del romanzo.

Dott. Attanasio, salve. Come nasce “Due minuti d’inferno”? E come mai la scelta di questo titolo?

“Buongiorno a lei. Innanzitutto, vorrei ringraziarla per l’ospitalità.  Due minuti d’inferno è nato da un sogno nel quale vissi in prima persona quella che poi è diventata una delle scene più angoscianti del romanzo. Ricordo che mi svegliai sudato e con il cuore che batteva a mille. La mattina dopo, quando i ricordi iniziarono a riaffiorare, decisi di trasfondere quelle emozioni ancora vivide e quelle riflessioni che intanto erano sopraggiunte, in una storia vibrante e inquietante. Riguardo il nome del romanzo, posso dirle solo che racchiude in sé molto più di quanto non si creda. E soprattutto di quanto non si possa dire! Il senso profondo del titolo apparirà chiaro, agli occhi del lettore, solo alla fine”.

Un thriller che si divide tra l’onirismo e la forte razionalità. Come mai la scelta di affrontare una tematica del genere e soprattutto così diversa?

“Prima di risponderle mi consenta di fare una opportuna precisazione. I pensieri razionali e i sogni sono connessi tra loro in modo più intimo e profondo di quanto non si creda. Jung sosteneva che i sogni sono “una finestra verso l’inconscio”. Una via di comunicazione tra la parte più superficiale e quella più profonda della nostra coscienza. Per Freud, sono il modo con cui l’inconscio rivela, in modo manifesto o latente, desideri repressi o sentimenti nascosti. Questi concetti in Due minuti d’inferno trovano la loro massima espressione in una storia sempre in bilico tra realtà e immaginario. Tra una vicenda terribilmente reale, cruda e scioccante, ed esperienze surreali, terrificanti e angoscianti. Questo fondersi di onirismo e razionalità non è stata una scelta. È l’essenza stessa di Due minuti d’inferno”.

In che momento nasce la passione per la scrittura e ha in mente di pubblicare altri lavori editoriali?

“Ripensando al momento nel quale è nata, direi senza dubbio, in prima media. Il primo compito in classe d’italiano. Quello senza dubbio fu il primo momento in cui mi sentii libero di esprimermi in modo pieno e profondo. Di dare una forma definita a pensieri ed emozioni. Da quel momento tra me e la scrittura è nato un amore che non è più finito. Da allora, la scrittura è sempre stata un hobby da coltivare e praticare. Scrivendo, ieri come oggi, mi diverto e, di certo, ho intenzione di continuare a divertirmi e divertire il mio pubblico”.

Qual è il messaggio che desidera lanciare con il suo thriller?

“Marco è l’archetipo dell’uomo di successo della nostra Società. Un vincente. Benestante, di bella presenza, conosciuto e invidiato. Colto, affascinante e, soprattutto, spregiudicato e diretto. È privo, inoltre, di quel sentimento che, oggi giorno, il nostro modello sociale distorto propone come una debolezza: la “pietas umana”. Attraverso la sua terrificante vicenda ho cercato di veicolare un messaggio di una semplicità e forza uniche. Una riflessione volta a porre un freno alla deriva di violenza e odio che permea la Società occidentale. L’uomo dovrebbe tornare a giudicarsi, e giudicare, non sulla base di ciò che possiede o che desidera possedere, bensì su quanto ‘è’. E su quanto voglia ‘essere’. E per fare questo è sufficiente iniziare a cambiare il proprio paradigma. Spostare l’attenzione dall’avere all’essere. L’uomo è un principio spirituale e non un contenitore vuoto”.

Afferma nel suo romanzo che: “Stiamo vivendo un’epoca difficile, dove sembra esserci un ateismo nei confronti dei valori”. Secondo lei, perché sta accadendo ciò e soprattutto pensa possa arrestarsi prima o poi tutta questa apatia generale?

“Questa domanda meriterebbe una trattazione a sé. L’argomento è molto importante e delicato. I messaggi che ho cercato di veicolare assumono connotati tanto più profondi, quanto maggiore è la sensibilità di chi li recepisce. Ma sono velati e volutamente nascosti nelle pieghe della trama. Oggi giorno tutti noi, ma in modo particolare i giovani ed i giovanissimi, siamo subissati da messaggi vuoti. Oserei dire vacui. I nuovi modelli imposti dalla pubblicità, dal ‘jet set’ e da una comunicazione deviata da interessi economici, spingono a farci credere che la vita debba essere vissuta, ad ogni costo, pienamente, senza restrizioni e sacrifici. Che sia sciocco curare, o coltivare, la propria morale perché ciò che non si fa, si perde. E che ogni esperienza non vissuta sia in realtà solo un’occasione mancata. Le conseguenze di questi ‘mantra’, di questi ‘canti di sirene’, è che siamo tutti sospinti verso un modello sociale che inneggia a porre sé stessi al centro del proprio universo. E ad eleggere un unico giudice: il proprio ‘Ego’. L’immagine di sé stessi diviene così l’unica cosa da amare, mostrare, coltivare e adorare. L’unica cosa in grado di darci importanza e farci sentire bene. Sotto un certo punto di vista è un po’ come la storia del ritratto di Dorian Gray. Non trova?

In questo senso, la perdita di quel ‘timor di Dio’ tanto caro ai nostri nonni, è diventato il passe-partout per quello che ho definito ’ateismo opportunistico’. Una sorta di religione del diniego. Un rapido percorso superficiale, tanto pericoloso quanto suggestivo, che porta chi lo compie a giustificare le proprie scelte solo in funzione di ciò che piace o che si desidera. Relegando ai margini del nulla quei sensi di colpa che finiscono per essere accompagnati nel ‘regno delle favole’ nel quale la religione e la moralità sono state relegate.

Solo una riscoperta della necessità di acquisire una profonda morale, non necessariamente collegata a questa o quella fede, può fornire all’individuo quegli idonei strumenti atti ad affrontare in modo adeguato il grande inganno di questa sottocultura dilagante. Sotto questo punto di vista credo che ognuno di noi abbia il compito di interrogarsi profondamente e in modo critico ma non aprioristico verso il senso della vita e, in definitiva, verso la più arcaica ed ancestrale delle domande: esiste un Dio?”

Ha in mente di scrivere altro? Se sì, su che genere e che tematica?

“Sì. Per adesso rimarrò fedele ai Thriller anche se con tematiche diverse rispetto a quella di “Due minuti d’inferno”. Ho quasi concluso l’editing del primo di due romanzi che potrebbero essere definiti come una Bilogia del Limbo: “I Fantasmi di dentro” e “L’illusione del male”. Questa bilogia riporta in auge l’antico concetto teologico del Limbo. Una congettura di Pietro Abelardo in risposta alla dottrina di Sant’Agostino, secondo cui ogni anima non battezzata doveva andare all’inferno. Abelardo sostenne che quel luogo non poteva arrecare dolore ma solo la perdita della Visione di Dio. Il ‘Limbus’, che in latino significa “bordo”, era in definitiva uno stato dell’anima sospeso tra gioia e dolore, estraneo ad entrambi. Un qualcosa che mi è sempre sembrato di un’essenza diversa da quella dell’inferno e del paradiso ma, di fatto, al di sopra di questi. Qualcosa di unico e ancestrale.

Per finire, è in corso di redazione, il quarto romanzo: “L’ottavo papiro”. Una storia che unisce in un rapidissimo salto spazio temporale l’Apocalisse di Giovanni, il terzo segreto di Fatima e i giorni nostri”.

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