NAPOLI – La mostra L’età d’oro del grottesco”, di Ljdia Musso, a cura di Carmine Maturo, verrà inaugurata Venerdì 12 Aprile 2024 presso la Dom Santi Bevitori di Napoli. L’intervista

La mostra “L’età d’oro del grottesco” 

Venerdì 12 Aprile 2024 sarà inaugurata presso la Dom Santi Bevitori di Napoli la mostra di Ljdia Musso,  “L’età d’oro del grottesco”, a cura di Carmine Maturo, essa resterà esposta al pubblico fino al 30 Aprile 2024.

La fotografia di Ljdia Musso si diverte a provocare lo spettatore mescolando tra loro svariati concept figli del dadaismo e del surrealismo e, abbinandoli, oltretutto, al linguaggio digitale odierno. Gli scatti in esposizione della mostra “The Golden Age of Grotesque”, in predominanza black & white, propongono una interpretazione critica della relazione che intercorre tra identità individuale, società attuale e mass media, utilizzando di frequente il non-sense, metodi tra i quali, il collage, le doppie esposizioni, la  mise en scène e le sfocature, infine, i contrasti, allo scopo di sfidare la concezione della realtà dei suoi fruitori e infine scuotere e turbare il pubblico.

La mostra  de “L’età d’oro del grottesco” si divide in due sezioni, di cui, una costituisce una rilettura critica di componenti appartenenti alla cultura di massa, invece, l’altra fa in modo che il “soggetto-oggetto passivo” diventi “soggetto attivo-assertivo”.

Il workshop “Self Portrait Experience”

Parallelamente alla mostra, sarà anche approntato un workshop intitolato “Self Portrait Experience”, curato ancora da Ljdia Musso, durante la giornata di domenica 21 aprile, nel corso del quale, chi vi prende parte verrà esortato a approfondire il codice creativo fotografico come strumento di conoscenza interiore. I partecipanti dovranno infatti munirsi di uno specchio, un oggetto che li identifichi e un ulteriore oggetto che ricopre per gli stessi un valore emozionale.

Abbiamo intervistato, quindi, Ljdia Musso per scoprire un po’ di più di questi progetti.

Ciao Ljdia, “Golden Age of Grotesque” è il quinto album discografico di Marilyn Manson uscito nel 2003 e “L’età d’oro del grottesco” è il nome della tua prossima esposizione, cosa avrebbe dimenticato/trascurato del sogno americano e degli altri ideali, secondo la tua visione, la nostra società attuale?

Marilyn Manson e la sua compagna di vita, Dita von Teese, sono stati tra i punti di riferimento per la creazione degli scatti dell’età d’oro del grottesco.

In particolare, il video “mohsin” smontato fotogramma per fotogramma trovo che sia una miniera d’oro.

In comune con il disco di Marilyn Manson nel concept della mia mostra  c’è la finalità iconoclasta della volontà di infrangere ogni mito occidentale e, nello specifico, di sovvertire il significato positivo di alcuni strumenti di libertà e azione, quali potrebbero essere gli strumenti di comunicazione.

Il “Sogno americano” alla pari della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino” è tra i miti fondanti della nostra identità occidentale e, allo stesso tempo, un modello di libertà, uguaglianza e fratellanza, che, tuttavia, resta veritiero solo “sulla carta”.

Nel dettaglio, trovo che la nostra società non sia in grado di esprimere il valore della fratellanza. Potrebbe essere naufragato, infatti, soprattutto il sogno di una società che riesca a porre al centro l’essere umano come individuo che è parte di una comunità, di una società fondata su valori comuni, di cui l’unico valore imperante invece sta diventando il “denaro” in senso lato, reale metro di giudizio e regolatore dei rapporti interpersonali.

Cosa significa essere un’artista donna, oggigiorno, ma, soprattutto, cosa comporta esserlo prestando attenzione al tempo stesso anche alle problematiche della società odierna?

Per me, essere donna nel campo dell’arte è un’esperienza ricca di sfumature e contraddizioni. Cresciuta in una famiglia equilibrata e aperta, non ho mai assimilato stereotipi di genere.

Solo una volta uscita dal mio ambiente familiare, soprattutto in ambito lavorativo, ho preso coscienza delle disparità esistenti e della diversa percezione che le persone hanno delle donne in campo professionale, artistico e, non.

Purtroppo, ho dovuto affrontare diverse situazioni spiacevoli, come molestie e discriminazioni. Le donne nel mondo dell’arte sono spesso sottovalutate, considerate meno competenti degli uomini e relegate a ruoli secondari.

Fortunatamente, ho anche avuto la possibilità di incontrare persone collaborative e sensibili al tema della disparità di genere.

Ho avuto modo di partecipare a progetti stimolanti, tra i quali cito la recente collaborazione con l’associazione “Poesie Metropolitane”.

Le mie opere del progetto “L’età d’oro del grottesco”, incentrate sul tema delle identità nella società contemporanea, sono state pubblicate sul numero di “Artribune” dedicato a temi come “discriminazione” e “violenza di genere”.

Sono due le sezioni della mostra “L’età d’oro del grottesco”, ti va di raccontarcele?

 La prima sezione la chiamerei “la caduta degli dèi”, essa appresenta, infatti, la parte più critica in cui viene operato un sistematico capovolgimento di valore di alcuni oggetti appartenenti alla cultura occidentale contemporanea.

Emblematica la foto di apertura dell’essere umano come oggetto destinato alla spazzatura, prima in qualità di consumatore, poi destinato a essere consumato e gettato via quando esso non è più in grado di produrre consumo.

La seconda sezione rappresenta invece la componente più assertiva e positiva della mostra e parte con la foto intitolata in modo emblematico “la presa di parola” in cui io sono raffigurata con della pellicola in bocca. La fotografia, in effetti, ha costituito per me durante la pandemia uno strumento di presa di parola e di capovolgimento della situazione di isolamento e “inazione” a cui mi vedevo destinata.

Domenica 21 aprile condurrai anche un nuovo workshop intitolato “Self Portrait Experience Raccontaci se”, ti va di dirci qualcosa in merito?

Il workshop propone la fotografia come strumento di autoanalisi critica e di esplorazione di sé e delle proprie emozioni.

Il meccanismo di partenza sarà di fatto lo stesso alla base del progetto “l’età d’oro del grottesco”.

L’autoritratto rivisitato in chiave surrealista è la chiave gli strumenti di espressione, è proprio per questo motivo che tengo a sottolineare che per partecipare non sono necessarie competenze tecniche ma occorre soltanto la voglia di mettersi in gioco.

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