NAPOLI (di Chiara Esposito) – Visite e spettacoli virtuali, seminari online, post sui social e tante altre attività interattive sul web: così i musei di tutta Italia hanno cercato di sopravvivere durante i duri mesi del lockdown. Ma qual è stato il reale impatto di questi cambiamenti e com’è la situazione oggi?

Nonostante la presenza sui social network delle istituzioni museali sia nettamente aumentata durante il periodo di emergenza sanitaria, secondo un’indagine di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, nei mesi di chiusura solo il 4% degli intervistati avrebbe scelto di usufruire di spettacoli dal vivo in streaming e visite virtuali a siti archeologici e musei. In molti hanno difatti dichiarato di non essere a conoscenza di tali iniziative o di non preferirle, ciò probabilmente perché a dispetto di altre forme di intrattenimento culturale – come la lettura e l’ascolto di musica – che possono essere tranquillamente praticate in solitudine e ovunque vi si trovi, l’arte ritrovabile nei luoghi propriamente definiti “di cultura” è difficilmente rimpiazzabile da un tour online o da fotografie.

A mancare sarebbe soprattutto la componente fondamentale del contatto diretto con l’opera e il contesto in cui essa è inserita: per i più l’energia comunicativa della cosa d’arte perde di efficacia se filtrata attraverso i pixel di uno schermo. D’altronde non si potrebbe affermare di aver goduto della visione di un dipinto come la Venere di Botticelli senza averne davvero osservato dal vivo i particolari, come non si potrebbe dire di aver visitato gli scavi di Pompei senza aver calpestato il terreno e respirato l’aria di quella città scomparsa.

Oggi, alla luce di una riapertura generale dei musei e dei siti d’arte, l’obiettivo principale di questi ultimi sembrerebbe proprio quello di affiancare alle visite una digitalizzazione del patrimonio culturale. Tuttavia la strada per una ripresa sembra ancora lunga e tortuosa: in base ai dati Istat ricavati dall’indagine “I musei statali al tempo del covid-19”, solo il 20,8% del totale dei musei presi in esame ha digitalizzato tutto il patrimonio a disposizione, mentre circa il 6% l’ha reso consultabile dal pubblico online.
Secondo sempre l’indagine Istat, l’emergenza sanitaria ha inoltre provocato una perdita di 19 milioni di visitatori e un mancato incasso di 78 milioni di euro, e se la situazione sembrava essere minimamente migliorata durante i mesi estivi, soprattutto nelle città d’arte e turistiche, oggi la vita museale è più incerta. Con l’invito del governo ad evitare gli spostamenti necessari e a cautelare la propria salute evitando le occasioni di contagio, la maggior parte delle persone sembrerebbe aver rinunciato facilmente alle visite nei musei, e l’arte, proprio come i mesi scorsi, è tornata sola.

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