NAPOLI – Uno dei settori più colpiti dal lockdown è senza dubbio quello della nautica italiana da diporto. La sospensione delle attività produttive dell’intero comparto del settore, come indicato dal DPCM del 22 marzo, ha comportato danni irreparabili all’intera filiera, che rappresenta il 5% del Pil nazionale e fattura circa 6 miliardi di euro annui.

Lo stop imposto ha costretto non solo oltre 100mila lavoratori della filiera a sospendere il proprio lavoro, ma soprattutto ha interrotto l’anno produttivo del segmento con le consegne estive programmate da aprile a giugno comportando pertanto, conseguentemente, un blocco certo del settore sino alla prossima campagna dell’estate 2021.

Ecco perché, per quanto il danno sia stato ingente e, per certi versi, irreparabile, Antonella Giglio, Consigliere Confapi Industria Campania, che vede al suo interno un settore dedicato alla Nautica da diporto, a nome di un vasto numero di imprese della categoria e del loro indotto, ha scritto una lettera al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca per invocare provvedimenti più incisivi sul settore.

“Da sempre il comporto della Nautica da diporto ha rappresentato per il Pil del nostro Paese un valore medio di circa il 5%, di questo, circa il 65% è rappresentato dal comparto campano, leader nel settore sia nel mercato italiano che in quello internazionale. Il design e le performance di Yacht, Mega Yacht e natanti sono da sempre, dopo la moda, il fiore all’occhiello del Made in Italy”, ha scritto l’esponente dell’associazione datoriale.

“Nei mesi di marzo e aprile – continua la Giglio – si concentrano le maggiori consegne delle imbarcazioni, per la realizzazione delle quali sono necessari tempi medi dai 7 ai 9 mesi in su, a causa sia della realizzazione del bene, attraverso gli stampi prima e dell’assemblaggio poi, ma anche dell’impegno del settore commerciale e marketing per la promozione del cantiere, attraverso la partecipazione alle fiere nautiche distribuite sia nel territorio nazionale che internazionale. Il tutto, fino al collaudo che ne precede la consegna”.

Tutti sappiamo che, alla base della lockdown, c’è prima di tutto il distanziamento sociale. Che, però, può essere “ben rispettato”, anche nella fase 2, considerato il fatto che “l’attività di produzione delle imbarcazioni viene effettuata in ampie aree, dove sorgono capannoni con grandi spazi interni e piazzali all’esterno che permettono l’esposizione delle barche”. Il che si sintetizza con “uno spazio a disposizione” per ogni dipendente “superiore ai 3 metri”. Numeri che dovrebbero agevolare “la facile attuazione della ripresa della produzione di questa tipologia di settore”.

La richiesta della consigliera Confapi Industria Campania al governatore De Luca, è, infine, quella “di dare l’opportunità ai cantieri di produzione di collaudare quelle imbarcazioni che sono già pronte e hanno i contratti di consegna o già scaduti o in scadenza imminente”. Rendendo così possibile al settore di prendere il largo ed evitare le secche della crisi.

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