Il tema della depurazione delle acque resta una questione aperta sull’intero territorio nazionale. In Italia il 25 per cento della popolazione non è ancora servita da un adeguato servizio di depurazione delle acque reflue.

Un’emergenza infinita che deve fare i conti con 4 procedure europee di infrazione con sanzioni per migliaia di euro. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza contribuirà a colmare questo gap impiantistico e rendere ancora più efficace la depurazione delle acque reflue con 600 milioni di euro messi a disposizione per nuovi impianti e l’ammodernamento di quelli già esistenti.

“Tranne l’Emilia Romagna è il Sud con una parte della Campania, la Calabria e la Sicilia ad essere maggiormente penalizzato – spiega il professor Maurizio Giugni ex commissario all’emergenza depurazione – ma per rispondere a questi casi di irregolarità negli ultimi anni sono stati messi a punto degli interventi importanti come il revaimping degli impianti, gli stessi costruiti oltre 50 anni fa”.

 

E proprio l’impianto di depurazione di Cuma, quello di Napoli Ovest che insieme ad altri 4 (Regi Lagni, Napoli Nord, Acerra e Marcianise ) fa parte del grande progetto messo in campo dalla cassa del Mezzogiorno per il disinquinamento del golfo di Napoli è considerato oggi tra quelli all’avanguardia nella Regione. Se si pensa che tra il 2003 e il 2010 solo il 4 per cento delle analisi delle acque in uscita dall’impianto risultava a norma, mentre oggi invece è perfettamente allineato ai parametri della normativa nazionale ed europea. “Dopo una lunga fase di inefficienza durata quasi 40 anni fatta non solo di ripercussioni negative sotto il profilo ambientale ma anche sotto quello giudiziario – spiega l’onorevole Giovanni Zannini commissione ambiente della Regione Campania – l’impianto di Cuma oggi grazie al piano di rifunzionalizzazione messo in campo dalla regione Campania è un fiore all’occhiello della Regione”.

A Cuma arrivano le acque reflue di circa 1 milione di abitanti della zona di Napoli Nord e Centro e grazie al sistema avanzato di vasche, utilizzando solo reazioni biologiche di insufflamento di aria e bilanciamento di fanghi, le acque arrivano agli scarichi non solo totalmente depurate ma anche disinfettate grazie ad un sistema di raggi Uv ed una piccola percentuale di ipoclorito che elimina definitivamente tutti i batteri nocivi e inquinanti per l’ambiente e dunque per la salute. Non solo pulizia dell’acqua ma anche energia, dai fanghi, infatti, l’impianto produce biogas, energia sfruttata dallo stesso depuratore abbassando così i consumi energetici prelevati dalla rete.

“Le criticità connesse al sistema depurativo sono certamente inferiori a qualche anno fa ma ben lontane dalla loro definitiva risoluzione. Occorrerà una adeguata programmazione tecnica e politica ovviamente supportata da una dotazione economica consistente – spiega il professor Giovanni Perillo presidente sezione campana associazione Idrotecnica Italiana – Attraverso l’associazione, che quest’anno compie 100 anni di vita si intende promuovere momenti di interazione tra istituzioni, funzioni tecniche, professionali e opinione pubblica, al fine di sensibilizzare tutti gli attori e perseguire gli ambiziosi obiettivi delle nuove normative finalizzate alla realizzazione di vere e proprie ‘fabbriche verdi’”.

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