NAPOLI – Scendiamo in piazza, lo facciamo a nostro modo, una protesta “garbata” che faccia capire a chi di dovere che non siamo noi gli untori! Perpetuiamo con la “mutanda” che è diventato il nostro simbolo di protesta . A formare questa catena umana che rispetterà anche le norme di distanziamento consentite, visto che tra una mano e un’altra ci sarà una mutandina a fare da unione e metaforicamente da collante,parteciperanno non solo i negozianti, i rappresentanti, i dipendenti, ma tantissimi clienti che hanno voluto esprimere la loro solidarietà partecipando e lottando con noi! E questa cosa ci gratifica molto, dice la Presidente di Federmoda Campania Roberta Bacarelli, la solidarietà che arriva da loro, ci da la forza di continuare a lottare e di andare avanti, in un momento in cui molti stanno cedendo le armi.Una idea vincente fortemente voluta da Federmoda Confcommercio, che in pochissimo ha travolto come un’onda la provincia tutta, da Salerno, a Caserta, a Pompei e Castellammare.
Abbiamo riaperto con l’aggiunta di un codice ateco che ci permette di vendere abbigliamento intimo o sportivo, è una provocazione ma è anche un modo per andare avanti.
Una discriminante che si perpetua da un anno. I nostri negozi attuano tutte le norme di sicurezza, e non sono certamente luoghi dove si crea assembramento, continua Carla della Corte Presidente Confcommercio,cinque mesi di chiusure forzate hanno seriamente danneggiato le nostre attività e messo a rischio i posti di lavoro dei nostri dipendenti. Con questa protesta vogliamo che il governo capisca che continuare a tenerci chiusi sarebbe un grande errore. Si rischia di far chiudere per sempre aziende che rappresentano una fetta importantissima del terziario. I quartieri, le vie dello shopping rischiano la desertificazione, siamo la “luce” delle città, aggiunge Claudia Catapano Presidente di Chiaia District. Girare per le strade con i negozi chiusi è quasi da paura.E sono convinta che anche questo aspetto ha spinto molte clienti amiche a scendere in piazza, a sostenerci!

Chiediamo semplicemente di tornare a lavorare, conclude Roberta Bacarelli, i sostegni sono stati ridicoli, una elemosina, siamo nella imbarazzante situazione che non riusciamo più a pagare i fitti, le utenze.Non può essere una categoria merceologica a penalizzarci, Secondo lo stato un indumento intimo, una scarpa ginnica o una felpa possono decidere se un negozio resta aperto o debba fallire. Non la sicurezza del luogo in cui viene venduto e l’osservanza delle norme anti Covid. L’appuntamento è sabato 10 Aprile alle 12,00 in via Filangieri.

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