Operaio

NAPOLI – “Segno più per i lavori pubblici a Napoli e in Campania, ma si tratta solo di un segnale positivo e non di un’inversione di tendenza, dopo dieci anni di crisi. In più, il cambiamento continuo delle norme non aiuta ad attivare bandi e, dunque, a realizzare le opere”. Esordisce così il presidente dell’Acen Federica Brancaccio alla presentazione dello studio ‘Icona’ di Acen e Cresme Ricerche, presentato stamattina all’Associazione dei Costruttori. Gli ultimi dati confermano infatti la ripresa per il mercato campano: tra gennaio e marzo 2019 aumentano del 23% le gare rispetto al primo trimestre 2018, così come aumentano le risorse del 12,7%. Il trend espansivo riguarda tutte le classi di lavori di importo compreso tra 350mila e 5 milioni di euro. In flessione dunque i micro lavori fino a 350mila e gli appalti più grandi. I ribassi in Campania, invece, sono in media del 27,3%, in linea con il sud del Paese e la Lombardia.

In regione, inoltre, come in tutto il Sud, il ridimensionamento delle gare è stato più importante ed è durato di più rispetto alla media nazionale. Dinamica simile per la spesa: entrambe sono tornate a crescere solo nel 2018. Non sempre, infatti, aumentando le gare aumentano l’effettiva spesa dei fondi pubblici. Quanto alle aggiudicazioni, lo studio evidenzia che nel 2018 con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa sono state assegnate il 70% delle gare (pari al 91% degli importi in gara). Napoli si conferma primo mercato per contratti aggiudicati con 82 aggiudicazioni di importo superiore a 1 mln di euro (per un valore pari a 416 milioni) in un solo anno, accaparrandosi cioè il 55% delle opportunità in regione.

“Il dato crescente dei bandi e delle gare pubblicate vede protagonista la Regione Campania. Sono state finanziate e programmate opere pubbliche per importi particolarmente alti. Basti pensare – ha sottolineato Roberta Santaniello, dirigente dell’Ufficio di Gabinetto per i Lavori Pubblici della Regione Campania – agli 800 mln di euro delle opere di ammodernamento ai quali si aggiungono le risorse cantierabili nell’arco del 2019 in materia di dissesto idrogeologico, nonché quelle in materia di edilizia sanitaria con importanti investimenti già programmati che supereranno il miliardo di euro. Si tratta – ha concluso – di un obiettivo perseguito nonostante le difficoltà burocratiche connesse al codice degli appalti”.

“Con la stabilità del quadro normativo – ha evidenziato il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli Edoardo Cosenza – rendiamo più agevole la realizzazione di opere pubbliche che i cittadini e il Paese attendono”. Infatti, l’entrata in vigore del Codice degli Appalti e l’incertezza che ne è derivata, non ha aiutato la ripresa. “I dati parlano di una crisi lunga nell’edilizia e di primi segni positivi. La burocrazia, il susseguirsi delle norme che regolano le opere pubbliche e l’incapacità della politica di prendere decisioni che si possano attuare rendono questo Paese meno attrattivo – ha detto il direttore del Cresme Ricerche, Lorenzo Bellicini. “Ci sono capitali che potremmo attrarre, garantendo – come sistema Paese – riferimenti certi, tempi e regole chiare per chi vuole investire”. “Sono importantissime le gare per il recupero di luoghi significativi, come l’Albergo dei Poveri, per esempio – ha sottolineato Leonardo Di Mauro, presidente dell’Ordine degli Architetti di Napoli – per l’effetto rigenerativo non solo dell’opera ma anche dell’intero contesto in cui insistono”.

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