NAPOLI (di A.C.) – Oggi 5 settembre 2021 è la giornata mondiale per l’Amazzonia. Greenpeace ha organizzato in tutto il mondo una presenza nelle piazze delle maggiori città. I suoi attivisti incontrano i cittadini per spiegare loro cosa sta succedendo e quali sono le conseguenze sia per il clima che per la nostra alimentazione.

Per questi motivi a Napoli venerdì scorso, in un “Friday for Future”, Greenpeace è stata in Piazza Enrico Berlinguer per incontrare i cittadini. Il Gruppo Locale di Napoli di Greenpeace ha installato un banchetto con materiali informativi. Gli attivisti di Greenpeace, in gran parte donne, hanno potuto spiegare quanto accade in Amazzonia e le sue ricadute su tutto il pianeta.

Abbiamo intervistato Francesca Zazzera, la coordinatrice di Greenpeace a Napoli sull’argomento Amazzonia avendo risposte chiare e precise sia sulla gravità della situazione che sui rimedi che possiamo mettere in campo tutti da subito.

Intanto chiariamo che gli incendi in Amazzonia continuano senza sosta. E’ andata distrutto quasi il 20% della foresta. Oggi l’Amazzonia produce più CO2 di quanto ne assorbe, e questo, assieme ai fumi degli incendi contribuisce al riscaldamento globale in modo importante. Gli Indios che abitano questi posti da centinaia di anni devono fuggire altrove, oppure muoiono per il fuoco o per mano degli squadroni della morte dei latifondisti e degli allevatori senza che il governo intervenga seriamente.

Francesca Zazzera ci ha spiegato che la deforestazione causata dagli incendi serve per coltivare la soia per uso animale, e non solo, in quantità enormi. Inoltre lo spazio creato viene utilizzato anche per allevamenti intensivi di bovini. Il principale mercato che richiede questa carne a buon mercato, e senza quasi controlli sanitari in uscita dal Brasile, è l’Europa.

Francesca ci spiega che i bovini allevati in Amazzonia in realtà sono Zebù, provenienti dall’India e più resistenti in questo tipo di allevamenti. Un salume che viene prodotto in Italia con questa carne, ad esempio, è la bresaola. Quella IGP viene prodotta in modo certificato solo in Valtellina e Piemonte. Tanta altra, venduta come prodotto alimentare pregiato è invece carne proveniente dagli Zebù degli allevamenti intensivi brasiliani, che sono dall’altra parte del pianeta.

Se vogliamo cambiare le cose, oltre a far intervenire il Brasile su incendi ed allevatori, abbiamo il dovere di mettere mano ad una spesa alimentare diversa. Cambiando i nostri acquisti alimentari contribuiremo a cambiare in breve tempo le cose in Amazzonia.

Vi lasciamo con una notizia battuta pochi minuti fa. Il Brasile ha sospeso, per adesso, gli invii di carne bovina in Cina perché è stato trovato un caso di mucca pazza. Questo la dice lunga sul perché la spesa di ogni giorno e le nostre abitudini alimentari possono cambiare le cose quasi immediatamente.

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