NAPOLI – Consegnata nell’Aula Magna del Complesso Universitario di Scampia, la Laurea honoris causa in ‘Gestione delle politiche e dei servizi sociali’ a Denis Mukwege, medico e attivista congolese.

Ad illustrare i meriti di Denis Mukwege il Magnifico Rettore Matteo Lorito e di Vittorio Amato, Direttore del Dipartimento federiciano di Scienze Politiche.

La Laudatio Academica, è stata letta da Paola De Vivo, Coordinatrice del Corso di Laurea Magistrale in ‘Gestione delle politiche e dei servizi sociali’.

Il Dottor Denis Mukwege ha dedicato da anni la sua vita all’assistenza delle donne in Congo e con questo scopo ha fondato il Panzi Hospital a Bukavu, per curare migliaia di donne vittime di stupro, usato come arma di guerra.

Per il suo lavoro e per aver portato all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale la brutale violenza sistematica contro le donne, ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui nel 2014 dal Parlamento europeo il Premio Sakharov per la libertà di pensiero e nel 2018 è stato insignito del premio Nobel per la pace.

Allocuzione del Dott. Mukwege in occasione della cerimonia di conferimento del titolo di Dottore Honoris Causa – Università Federico II di Napoli – 6 dicembre 2022

Rettore dell’Università
Signor Preside della Facoltà,
Signore e Signori Professori e membri del corpo docente e accademico,
Care sorelle, cari confratelli,
Distinti ospiti,
Care studentesse e cari studenti,

Esattamente una settimana fa, martedì 29 novembre 2022, più di 100 persone sono state brutalmente massacrate nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Tra le vittime ci sono anche uomini, donne e bambini che sono stati giustiziati mentre cercavano rifugio in una chiesa. Questo ennesimo crimine di massa si è verificato nella località di Kisheshe, nel Territorio di Rutshuru, non lontano da Goma, la capitale del Nord Kivu. Questo massacro è stato accompagnato dal rapimento di civili, dispersi, e dal reclutamento di bambini nei ranghi del gruppo armato terrorista M23 sostenuto dall’esercito ruandese, che occupa da quasi 6 mesi ampie parti della Provincia in una scioccante indifferenza della comunità internazionale.

Questa tragica scena riflette la vita quotidiana degli abitanti dell’Est della Repubblica Democratica del Congo (RDC) in preda a violenze indescrivibili da quasi tre decenni commesse in un clima generale di impunità che alimenta i cicli di violenza in un silenzio scioccante, se non addirittura complice, della comunità internazionale.

Signore e signori,

Nell’invitarmi a prendere la parola questa mattina all’Università Federico II di Napoli, volevo anzitutto sensibilizzarvi e risvegliare la vostra attenzione sulla sofferenza profonda dei miei compatrioti. Quelle donne, quegli uomini e quei bambini che vivono ogni giorno come se fosse l’ultimo.

Signore e signori,

Ringrazio il Comitato di Selezione per aver portato la sua scelta sulla nostra causa, perché esprimete così il vostro rifiuto dell’indifferenza di fronte a questa sofferenza che colpisce la nostra umanità comune.

Esprimete anche il vostro rifiuto di fronte a un flagello che ci riguarda tutti e che non conosce frontiere geografiche, sociali o culturali: la violenza contro le donne e le ragazze.

Consegnandomi questo titolo onorifico,

Voi riaffermate la vostra fede nell’universalismo dei diritti umani delle donne.

Voi testimoniate la vostra solidarietà con le donne congolesi, che hanno pagato un tributo molto pesante durante i cicli di conflitti che hanno devastato la RDCongo e che continuano tragicamente fino ad oggi.

Esprimete la vostra compassione per tutte le sopravvissute alla violenza sessuale in tutto il mondo e il rifiuto qualsiasi forma di fatalismo di fronte a questo flagello che può e deve essere evitato.

Avete capito che quando la società non ha protetto in tempo le donne, ha il dovere morale e legale di assicurare un’assistenza olistica a beneficio delle vittime e di mobilitarsi per prevenire la non ripetizione di questi crimini odiosi.

Signore e signori,

È animati da questo spirito e da questi principi che accompagniamo le nostre pazienti all’Ospedale di Panzi, creato più di vent’ anni fa nell’est della RDCongo, in un contesto di conflitto armato che ci viene imposto per rubare le risorse minerarie di cui la nostra regione abbonda.

Questa guerra economica è alla base di uno dei conflitti più sanguinosi dalla seconda guerra mondiale, con devastanti conseguenze umane e umanitarie: oltre 6 milioni di morti e sfollati e milioni di donne violentate.

Nella RDC e nella maggior parte dei conflitti in tutto il mondo, i corpi delle donne e delle ragazze sono diventati un campo di battaglia, e lo stupro e la violenza sessuale sono sempre più utilizzati come un metodo di guerra e una strategia di terrore o addirittura di sterminio.

Le violenze sessuali utilizzate come arma di guerra non devono infatti essere confuse con atti sessuali non consenzienti e umilianti – di cui non vogliamo minimamente minimizzare la gravità né le conseguenze.

Lo stupro e la violenza sessuale commessi con estrema brutalità in tempi di conflitto sono diventati un’arma molto efficace ed economica, che traduce la negazione dell’umanità dell’altro.

Infatti, questi atti odiosi negano la qualità di essere umano della vittima, e hanno come effetto non solo di distruggere la matrice della vita, la donna, ma anche il tessuto familiare, sociale ed economico, e di traumatizzare intere comunità, con conseguenze drammatiche che si iscrivono nel breve, medio e lungo termine, e in modo transgenerazionale.

Signore e signori,

Dal1999, abbiamo curato più di 70.000 pazienti vittime di violenza sessuale.

Questi stupri hanno riguardato indiscriminatamente le donne, le ragazze e persino i bambini, tra cui la più giovane che ho operato aveva 6 mesi e la più vecchia più di 80 anni. Inoltre, riceviamo sempre più giovani anche loro vittime di abusi sessuali. Signore e signori,

Questo contesto di conflitto ci ha costretti a specializzarci nella chirurgia riparativa avanzata degli organi genitali femminili, così come in patologie ginecologiche invalidanti, come fistole urogenitali e digestive basse.

Questi stupri generano traumi psicologici profondi. Per rispondere, i nostri servizi di assistenza sociale e psicologi clinici ascoltano, sostengono e accompagnano le sopravvissute alle violenze sessuali nel loro lungo processo di riabilitazione e resilienza, attraverso l’uso di un’ampia varietà di terapie adattate alle esigenze di ogni paziente.

Poiché il rifiuto familiare e comunitario è molto frequente, i nostri interventi hanno anche come obiettivo il reinserimento socio-economico delle nostre pazienti per accompagnarle nel cammino dell’empowerment e della realizzazione delle loro potenzialità. Cerchiamo di renderli attori del cambiamento all’interno delle loro comunità dopo aver ottenuto le soluzioni adatte ai loro problemi di salute fisica e/o mentale.

Infine, per coloro che lo desiderano, li sosteniamo nei loro sforzi per ottenere giustizia, lottare contro l’impunità e completare il loro processo di guarigione riconoscendo il loro status di vittime.

Questo modello di assistenza olistica, centrato sulla persona e comprendente 4 pilastri – medico, psicosociale, socio-economico e legale – in cui la salute globale delle donne è al centro della nostra attenzione, inizia ad essere esportato come un centro di sportello unico o come un “One Stop Center” nel quadro di un progetto di cooperazione Sud-Sud, in particolare nella Repubblica Centrafricana, in Iraq o in Ucraina.

Entrando in questi centri, la vittima di violenza sessuale deve spiegare solo una volta la sua storia – per evitare inutili retraumatizzazioni -, scegliere alla carta i servizi di cui ha bisogno e trovare nello stesso posto le risposte a tutti i suoi problemi.

Signore e signori,

Troviamo il coraggio di continuare la nostra missione di accompagnare queste vittime di atrocità di massa nella loro sete di vivere dopo aver vissuto il peggio.

Ogni giorno siamo ispirati dalla resilienza e dalla forza dei nostri pazienti, e siamo orgogliosi di accompagnare questa trasformazione della sofferenza in forza con questa cura olistica. Molte sopravvissute diventano veri leader della comunità, difendendo non solo i loro diritti e quelli dei loro figli, ma anche i diritti umani e la dignità per tutti!

Signore e signori,

La nostra responsabilità non può limitarsi a trattare le conseguenze della violenza e della barbarie umana. Dobbiamo affrontare le cause profonde e fare di tutto per evitare che questa violenza che fa vergognare la nostra umanità si manifesti.

Questo è il motivo per cui sosteniamo:
1. una buona governance dei minerali strategici che abbondano nell’est del Congo,
2. l’imperativo di rendere giustizia e
Consolidare la democrazia nel cuore dell’Africa

Signore e signori,

1. Lo sfruttamento e il commercio illegale delle risorse naturali

È stato spesso detto che il Congo è uno scandalo geologico per tutte le ricchezze che possiede. Il suo sottosuolo è infatti pieno di oro, pietre preziose e minerali. Eppure, le sue vaste risorse non hanno mai giovato alla popolazione che vive nella sua maggioranza in estrema povertà e il cui benessere e la cui prosperità sono stati sacrificati sull’altare di interessi economici e geostrategici.

Negli ultimi decenni, stagno, tungsteno e tantalio, la maggior parte delle cui riserve mondiali si trova in Africa, hanno favorito la rivoluzione della comunicazione. Il controllo di questi minerali strategici per l’economia mondiale è diventato intimamente legato alla guerra nella regione dei Grandi Laghi africani per oltre 25 anni.

Questa guerra economica detta di «bassa intensità», ma in cui i morti, gli sfollati e le donne violentate si contano in milioni, ha dunque per obiettivo di terrorizzare la popolazione per portarla a spostarsi o sottomettersi, e accaparrarsi le sue risorse.

Signore e signori,

Oggi, i paesi più sviluppati stanno progettando una transizione verso l’energia verde e si stanno orientando verso la decarbonizzazione della loro economia. I metalli che si trovano in abbondanza in Africa, come il litio e il cobalto, saranno ancora più ambiti, poiché si rivelano essenziali per garantire questa transizione ecologica.

Gli africani saranno ancora oggetto di atrocità di massa e di nuove forme di schiavitù per fornire al mondo le batterie indispensabili per le auto e le biciclette elettriche, le turbine eoliche e i cosiddetti cartelli “verdi” e “puliti”? Questo è ovviamente evitabile, ma è più che tempo di reagire e di rompere l’indifferenza di fronte a questa profonda ingiustizia!

La stabilità nel cuore dell’Africa passerà quindi prima di tutto attraverso un commercio trasparente e responsabile delle risorse minerarie. Diverse iniziative sono state avviate per cercare di garantire una tracciabilità affidabile volta a garantire che l’estrazione dei minerali non sia legata al lavoro minorile, allo sfruttamento sessuale delle donne o all’attività dei gruppi armati.

Si tratta in particolare della Guida dell’OCSE e del regolamento europeo sul dovere di diligenza per catene di approvvigionamento responsabili di minerali, dell’Iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive o ancora del meccanismo di certificazione della Conferenza Internazionale per la Regione dei Grandi Laghi.

Queste iniziative volte a promuovere la responsabilità sociale e ambientale delle imprese vanno nella giusta direzione, ma non sono sufficienti, perché questi testi non sono vincolanti per tutti gli anelli della catena. Inoltre, alcuni giganti economici non sono interessati da questi standard, in particolare la Cina, un paese noto per la trasformazione dei prodotti che inondano i nostri mercati.

Il quadro normativo in vigore non è quindi riuscito a impedire che grandi quantità di minerali provenienti dalla RDC siano ancora esportati illegalmente verso paesi limitrofi. Ad esempio, un recente studio della ONG Global Witness dimostra che dal 2013 “ solo il 10% dei minerali esportati dal Ruanda sono stati effettivamente estratti sul suo territorio, il restante 90% è stato introdotto illegalmente dalla RDCongo. In secondo luogo, l’esportazione di questi minerali dai conflitti imbiancati viene esportata sui mercati mondiali tramite Hong Kong, Dubai o Bangkok.

Signore e signori,

Se si vuole porre fine all’instabilità nella RDC, occorre garantire una tracciabilità completa dei luoghi di estrazione fino al prodotto finito acquistato dai consumatori nei negozi di tutto il mondo. Occorrono inoltre meccanismi di controllo e di responsabilità vincolanti a livello nazionale, regionale e internazionale.

Si tratta anche di investire massicciamente nella trasformazione delle materie prime a livello locale al fine di accorciare il legame tra la miniera e il luogo di trasformazione del minerale. In questo modo, il controllo sulla catena e sui suoi stakeholder sarà reso più facile e il paese produttore potrà generare un reale valore aggiunto, rendendo così possibile una migliore ripartizione del profitto a monte della catena.

Signore e signori,

La gestione irresponsabile dei combustibili fossili e dei minerali ha già precipitato l’umanità e il pianeta verso un disastro ambientale e il riscaldamento globale.

Dobbiamo imparare dagli errori del passato per garantire che la transizione energetica verde sia giusta, equa, sostenibile e priva di conflitti per i paesi e le comunità che vivono nelle aree da cui vengono estratti i minerali necessari per arginare la crisi climatica.

Si tratta oggi di imparare dagli errori del passato per garantire che la transizione energetica verde sia giusta, equa, sostenibile e priva di conflitti per le comunità e i paesi da cui vengono estratti i minerali necessari per arginare la crisi climatica.

Il Congo è sempre più presentato come un paese soluzione, non solo grazie alle sue foreste primarie ma anche grazie alle sue formidabili risorse idriche e ai suoi minerali determinanti per la transizione energetica. Questo ambiente ricco nella sua diversità deve essere salvaguardato per il bene dell’Africa ma anche per il futuro dell’umanità e del pianeta.

Se gestiamo in modo sostenibile il commercio dei minerali strategici per le esigenze inerenti alle nuove tecnologie (litio, cobalto, nichel, manganese ed elementi di terre rare), il Congo potrà gettare le basi di una partnership win-win nel quadro di una globalizzazione economica responsabile.

2. L’imperativo della giustizia

Dato l’evidente fallimento di tutti i tentativi di soluzioni politiche e di sicurezza per stabilizzare la RDC e porre fine alla violenza armata, è necessario porre fine alla cultura dell’impunità, che alimenta il ripetersi di atrocità e rappresenta quindi un serio ostacolo a qualsiasi tentativo di raggiungere una pace duratura. È necessario stabilire tutte le scale di responsabilità, individuali e statali. La giustizia è il pezzo mancante del puzzle nella RDC per spezzare il circolo vizioso della violenza e dell’impunità.

È urgente stabilire i legami tra la prevenzione dei conflitti, la giustizia di transizione, il consolidamento dello Stato di diritto e la costruzione della pace!

Questo è il senso dei nostri sforzi di advocacy per l’adozione di una strategia nazionale olistica per la giustizia di transizione nella RDC.

Questa strategia dovrebbe dare priorità a una profonda riforma del settore della sicurezza, compreso il controllo dell’esercito, della polizia e dei servizi di intelligence su tutti coloro che hanno commesso violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario e l’istituzione di una Corte penale internazionale per la RDC e/o di sezioni specializzate miste per perseguire e giudicare gli autori e i responsabili dei crimini più gravi.

Infatti, come tutti i popoli vittimizzati, i congolesi hanno diritto alla giustizia, alla verità, ai risarcimenti e alle garanzie di non ripetizione.

L’imperativo di fare giustizia per i crimini passati e presenti non è solo un prerequisito per la riconciliazione e la convivenza pacifica nella RDC e nella regione dei Grandi Laghi, ma anche un mezzo privilegiato per consolidare lo Stato di diritto, condizione indispensabile per garantire il buon governo, combattere la corruzione endemica e creare un contesto favorevole agli investimenti e alla sicurezza giuridica.

Consapevoli che l’attuazione di un tale processo di giustizia di transizione può richiedere tempo, esortiamo le Nazioni Unite a mobilitare le risorse finanziarie e umane per dispiegare squadre investigative esperte in antropologia forense per riesumare le numerose fosse comuni nell’est del Paese e per raccogliere e conservare le prove di atti che possono costituire crimini di guerra, crimini contro l’umanità o persino crimini di genocidio commessi nella RDC.

Signore e signori,

Se è fondamentale promuovere un commercio trasparente e responsabile dei minerali e porre fine all’impunità per instaurare la sicurezza e lo Stato di diritto, occorre anche avanzare verso una maggiore democrazia e uscire dalle crisi di legittimità a ripetizione che sono alla base di cicli di violenza e di instabilità politica e di sicurezza.
3. Processo elettorale

La nazione congolese si sta avvicinando al suo quarto ciclo elettorale nella storia recente per nuove elezioni generali con votazioni presidenziali, legislative, provinciali e locali, e una vera alternanza democratica sarà possibile solo attraverso lo svolgimento di elezioni credibili, trasparenti, inclusive e pacifiche nel 2023, con la presenza di osservatori nazionali e internazionali.
L’Italia potrebbe federare una posizione comune all’interno dell’Unione Europea per l’invio di una missione di osservazione elettorale per garantire che le urne si svolgano entro i termini costituzionali e che i risultati rispettino la volontà sovrana del popolo.
Mentre il futuro della MONUSCO è in discussione, chiediamo di riorientare le attività della Missione sul sostegno al buon governo nel settore minerario, sull’attuazione della giustizia di transizione e sul sostegno a un processo elettorale degno di una democrazia.
Signore e signori,

In risposta alla crisi in Ucraina, abbiamo assistito a uno slancio di umanità e solidarietà senza precedenti. Gli Stati e le istituzioni internazionali si sono mobilitati rapidamente per adottare sanzioni e fornire assistenza umanitaria di qualità. I media hanno coperto la crisi 24 ore su 24. Allo stesso tempo, la situazione si sta deteriorando per milioni di persone colpite da crisi che si svolgono nell’ombra. Questo umanesimo a geometria variabile non può continuare.

Insieme, onoriamo la memoria e l’impegno nella RDC dell’ambasciatore Luca Attanasio, tragicamente assassinato nel febbraio 2021 durante una missione umanitaria nel Nord Kivu. Lavorando per la giustizia e la pace in questa regione segnata dalla violenza armata, ha capito che due pesi e due misure non fanno che rafforzare le ingiustizie tra i popoli e minare la credibilità degli sforzi diplomatici internazionali per lavorare per la pace, la stabilità e la prosperità.

Confido che questa cerimonia contribuisca a sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sulla gravità della situazione in cui versa il popolo congolese e porti l’Italia, l’Unione Europea e le Nazioni Unite a mobilitarsi per porre fine al circolo vizioso della violenza e dell’impunità e a rispondere alla necessità di rendere giustizia ai milioni di vittime congolesi.

Grazie per le azioni che intraprenderete per accompagnarci sulla strada della pace duratura nella RDC.

Denis Mukwege

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