NAPOLI (Di Giulia Sferrazzo) – Parate, chiacchiere e maschere, tre parole che descrivono alla perfezione il Carnevale e le sue tradizioni, che proprio oggi vengono festeggiate in alcune zone d’Italia. Una giornata di divertimento e spensieratezza, dove i più piccoli scendono per le strade con i costumi più vari e colorati, lanciando coriandoli e stelle filanti un po’ ovunque trasmettendo gioia e felicità. Tanti gli eventi che le città organizzano, che comprendo feste e sfilate per intrattenere bambini e adulti. A Napoli, ad esempio, torna nuovamente il “Sottencoppa” un evento promosso dal Comune di Napoli organizzato da Ravello Creativa L.A.B, che prende luogo tra la Chiesa di San Potito e la Galleria Principe di Napoli. Una seconda edizione che punta a racchiudere in un solo evento, varie influenze musicali da quelle statunitensi a quelle italiane fino ad arrivare alle egiziane. Tre giorni di festa e di incontro tra tante culture, che cerca di portare divertimento e gioia ma anche riflessione e rinnovamento, utilizzando la musica, un linguaggio che ha sempre unito tutti.

Anche l’Edenlandia ha organizzato degli eventi per questo periodo. Durante lo scorso fine settimana ha preso luogo una festa per i più piccoli a tema Harry Potter, mentre nella giornata di oggi il parco divertimenti ha pensato a due diverse attività: la sfilata di Carnevale e la festa a tema “Il costume più originale” con tanto di concorso per eleggere il travestimento più bello, secondo i criteri di originalità, spirito carnevalesco e creatività.

Ma questa giornata così gioiosa ha anche un significato simbolico e cosmologico molto particolare. Come ci ha rivelato la dottoressa Annamaria Ascione, l’orgia carnascialesca precede la dimensione del Caos dove gli spiriti vagano in un dinamismo cosmico tra Cielo, Terra e Inferi, anticipando il periodo di trasformazione che avverrà in primavera. Una vera e propria porta d’ingresso al cambiamento, un rito di passaggio che trova radice in alcune religioni.

Il Carnevale ha infatti origini cristiane e pagane e non ha una data fissa, poiché ogni anno questa festività va a preannunciare il periodo della Quaresima che porterà alla Pasqua.

Una festa dai mille significati, famosa in tutto il mondo, capace di mescolare religione e divertimento in modo perfetto.

POMIGLIANO D’ARCO RIVIVE LE SUE TRADIZIONI: IL CARNEVALE “…SE CHIAMMAVA VECIENZO” ENTUSIASMA LA CITTÀ

 In un vero e proprio trionfo di colori, musica e tradizione, la città di Pomigliano d’Arco ha vissuto oggi una delle sue giornate più vivaci e sentite dell’anno. Il carnevale “…se chiammava Vecienzo”, evento atteso con trepidazione da grandi e piccini, ha preso vita sin dalle prime ore del mattino, trasformando le strade e in particolare Piazza Giovanni Leone in un palcoscenico a cielo aperto dove la comunità locale ha potuto riconnettersi con le sue radici più autentiche.

Dedicato alla memoria di Vecienzo, figura emblematica delle tradizioni carnevalesche pomiglianesi, l’evento di oggi martedì grasso ha saputo incarnare lo spirito e l’anima della cultura locale, proponendo una serie di attività e spettacoli che hanno richiamato l’attenzione di una folla numerosa e partecipe. Sin dal mattino, la città si è animata al ritmo della sfilata de “I dodici mesi a cavallo”, rappresentazione allegorica del ciclo della vita e delle stagioni, con 12 cavalli e cavalieri in carne ed ossa che rappresentavano i 12 mesi dell’anno, e al suono della “Canzone di Zeza”, melodia tradizionale che ha accompagnato i balli e i canti nelle strade adornate per l’occasione.

Il cuore pulsante dell’evento è stato senza dubbio la performance di “’o Chianto a Muorto”, una rappresentazione commovente che ha rievocato antichi mestieri e tradizioni, creando un ponte generazionale capace di toccare profondamente sia i più anziani che le nuove generazioni. L’obiettivo di “…se chiammava Vecienzo”, come sottolineato dagli organizzatori, è stato quello di offrire soprattutto ai giovani la possibilità di immergersi in un passato ricco di storia e significato, promuovendo una consapevolezza culturale che va oltre il semplice divertimento.

«La collaborazione tra le numerose associazioni culturali del territorio – sottolinea Giovanni Russo, assessore alla cultura del Comune di Pomigliano d’Arco –  ha dimostrato un impegno condiviso nella preservazione del patrimonio culturale pomiglianese, evidenziando l’importanza di tali iniziative per il mantenimento vivo del legame con l’identità territoriale. La decisione di concentrare l’evento in un’unica giornata non ha fatto altro che accrescere l’entusiasmo e la partecipazione del pubblico, che ha risposto presente in modo caloroso, dimostrando l’attaccamento alla propria terra e alle sue tradizioni».

«Il successo di “…se chiammava Vecienzo” – aggiunge Russo – rappresenta non solo un momento di gioia e aggregazione per la comunità di Pomigliano d’Arco ma anche un modello virtuoso di come le tradizioni possano essere veicolo di valori, di memoria e di identità collettiva. In una giornata all’insegna del ricordo e della celebrazione, Pomigliano d’Arco ha confermato la vitalità e la forza delle sue radici, offrendo una lezione di come il passato possa illuminare il presente e ispirare il futuro».

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