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NAPOLI – Non di solo Covid si muore. Anche se molti non lo sanno, o non ci pensano, in questo periodo di emergenza sanitaria Covid-19, gli ambulatori territoriali hanno continuato a lavorare per i cittadini. Se è purtroppo vero che nella nostra regione ci sono già centinaia di morti per il coronavirus è altrettanto vero che hanno continuato ad esserci migliaia di pazienti con diabete, cardiopatie, bronchiti, patologie neoplastiche e tante patologie acute e croniche che non potevano essere trascurate in attesa che si uscisse da questo incubo della pandemia. Alle visite ambulatoriali urgenti che comunque dovevano essere assicurate, si sono spesso affiancati altri servizi, molti dei quali partiti per iniziativa di singoli specialisti e tanto apprezzati dai pazienti anziani, fragili, meno autonomi e con numerose patologie croniche. Tanto utili da che alcuni Distretti li hanno opportunamente cominciato a pubblicizzare sui siti aziendali. Tra questi il controllo telefonico dei cittadini regolarmente prenotati per le visite ambulatoriali per verificare lo stato di salute e valutare la necessità o meno di farli accedere comunque all’ambulatorio specialistico, le visite specialistiche domiciliari per i tanti pazienti cronici non deambulanti previo un triage telefonico sempre per valutare lo stato di salute in rapporto alla sintomatologia Covid-19. La specialistica territoriale sta di fatto anticipando una serie di attività che sono previste per il futuro quali lo smart working, le attività di supporto e consulenza con il teleconsulto e la telemedicina con le quali già oggi si possono affiancare direttamente dagli ambulatori i medici di medicina generale e le unità di crisi anche nella gestione dei pazienti Covid-19 in quarantena o terapia domiciliare.

In previsione però della cosiddetta fase 2 di graduale ritorno alla normalità anche nel campo sanitario il SUMAI, il sindacato maggiormente rappresentativo degli specialisti ambulatoriali, ha scritto al Presidente della Regione Campania De Luca chiedendogli per prevedere una particolare attenzione alla specialistica distrettuale, purtroppo completamente abbandonata da tanti anni, e metterla nelle condizione di affrontare la completa ripresa delle attività territoriali compresa la gestione del post Covid-19. La necessità di una sanità territoriale funzionante è stata evidenziata dalla tragedia che ci circonda e le obiezioni ad investire le necessarie risorse per renderla adeguata alle necessità si sono dimostrate drammatiche sbagliate. Indubbiamente per rendere sicura l’attività sia per gli operatori che per gli stessi cittadini non si potrà prescindere da un protocollo di sicurezza che preveda la sanificazione costante dei locali, la fornitura continua e non occasionale dei DPI (dispositivi di protezione individuale), mascherine e guanti a ciascun sanitario, ma soprattutto per alcuni Specialisti che non possano sottrarsi ad un rapporto ravvicinato con i pazienti senza anche visiere e occhiali protettivi. La fornitura di camici monouso, o almeno di camici puliti, dovrà diventare quotidiana e garantita, non occasionale come purtroppo è avvenuto finora. Sarà ovviamente necessario anche prevedere che gli stessi pazienti siano accolti solo se forniti di mascherine chirurgiche, previo un attento controllo di un operatore che regoli il flusso dei soli prenotati e ne controlli la temperatura con un termoscanner, come avviene giustamente anche in numerosi esercizi commerciali

La Specialistica territoriale è la parte debole della Sanità perché in questi anni è stata depauperata, sotto finanziata e mai adeguatamente ammodernata tecnologicamente e strutturalmente, ma è ricca di risorse umane e professionali pronte a riprendere appieno la propria “mission” nel rispetto della tutela sia dei professionisti che dei cittadini che ad essa si rivolgono per avere assistenza e conforto, ancora più necessari sia in questo momento di acuzie che nel periodo successivo dove si dovrà vigilare per evitare nuove diffusioni epidemiche, ma anche tenere sotto controllo i pazienti cronici e con pluripatologie che sono stati quelli più colpiti, spesso con gli esiti più letali.

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