NAPOLI – “Entro il 2050, l’antibiotico resistenza potrebbe causare – secondo le stime – 10 milioni di morti all’anno e avere sulla collettività un costo di mille miliardi di dollari con un calo del Pil mondiale di circa 4 punti. L’uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici è uno dei principali fattori che favoriscono lo sviluppo e la diffusione dei batteri resistenti, sia in ambito ospedaliero che territoriale.

Per la salute pubblica si tratta di una delle maggiori sfide a livello globale, ma serve subito un diverso approccio, che preveda un minore utilizzo degli antibiotici”. Lo ha affermato Ivan Gentile, professore ordinario di Malattie infettive dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e responsabile scientifico di “Infettivologia 2.0, verso la medicina di precisione in ambito infettivologico”, ciclo di sette incontri in programma fino al 12 dicembre presso il Centro di Servizio di Ateneo per le Scienze e le Tecnologie per la vita (Cestev) dell’Ateneo napoletano.
“L’obiettivo del corso – spiega Gentile – è una maggiore conoscenza delle malattie infettive, che col passare degli anni diventano sempre più pericolose, da parte di tutti gli attori in campo. Vogliamo promuovere un nuovo approccio multidisciplinare, una sorta di masterclass per condividere il sapere con i medici di medicina interna e quelli di laboratorio, figure chiave negli ospedali che necessitano di avere le competenze necessarie in questo ambito. Tutto questo al fine di ottenere una maggiore sopravvivenza dei pazienti, l’ottimizzazione del post evento e minori complicanze. Un percorso virtuoso da avviare insieme”.
Per Giuseppe Castaldo, professore ordinario di Medicina di laboratorio della Federico II, uno dei problemi “più scottanti e gravi in ambito medico è la sepsi. La novità più recente è che il colesterolo può diventare un marcatore diagnostico della sepsi”. Per Antonio Cittadini, direttore del Dipartimento di Medicina interna della Federico II, “il ruolo degli internisti è fondamentale nell’ambito della sepsi. Il corso è di grande valore e vede in campo tutte le forze: medici di laboratorio, infettivologi e internisti”.

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