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NAPOLI – Un dolore forte, costante o intermittente, insopportabile per i pazienti. Ma con una soluzione, un vaccino monodose, sconosciuta in buona parte d’Italia, per tre persone su quattro.

La principale complicanza dell’Herpes Zoster (il Fuoco di Sant’Antonio) – 157 mila casi annui in Italia, durata media 5-7 mesi, costo complessivo da 42 milioni di euro sul Sistema Sanitario Nazionale – è la Nevralgia Post Erpetica, che impatta parecchio sulla vita personale e lavorativa degli ammalati. E che tocca circa il 20% dei colpiti dallo Zoster. Si è discusso della patologia in questi giorni a Roma, durante il convegno “Il dolore neuropatico da Fuoco di Sant’Antonio: il vissuto dei pazienti” presso l’Istituto Don Luigi Sturzo. Presenti il direttore UOC di Igiene e Sanità Pubblica dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, Sandro Giuffrida, il Direttore coordinamento delle associazioni di malati cronici presso Cittadinanzaattiva onlus Sabrina Nardi, il medico di Medicina Generale, responsabile dell’Area Vaccini della Federazione italiana medici di medicina generale (FIMMG) Tommasa Di Maio e il presidente e amministratore delegato di MSD Italia, Nicoletta Luppi. Una recente indagine di Doxapharma, che ha coinvolto oltre 200 persone fra i 60 e i 70 anni colpite dall’Herpes Zoster rivela come il 43% dei pazienti ha avuto ripercussioni sul lavoro, con 13 giorni persi di media, mentre il 55% non è stato autonomo nelle più semplici attività quotidiane. Eppure il dolore da nevralgia post erpetica potrebbe essere evitato grazie a un vaccino in unica dose, con alto grado di tollerabilità, in grado di prevenire l’insorgenza dello Zoster e della neuropatia che ne consegue, gratis per i 65enni e per alcune categorie (diabetici, ammalati cronici, affetti da neoplasie, che hanno molte più chances di essere colpiti dallo Zoster rispetto ai soggetti sani) del nuovo Piano nazionale prevenzione vaccinale. “Peraltro questo dolore, la Nevralgia Post Erpetica – ha spiegato Sandro Giuffrida – ha la particolarità di essere molto resistente alle comuni terapie antalgiche, solo un paziente su due riferisce infatti una attenuazione del dolore a seguito dell’utilizzo di farmaci. Per questo motivo, la prevenzione è determinante, ma su questa patologia c’è un gap comunicativo reale e rilevante: la percezione del rischio di ammalarsi di Zoster è elevata solo nelle persone che hanno conosciuto la malattia per averla contratta personalmente o averla sperimentata attraverso un familiare o un amico. Chi non ha la percezione del rischio non sa nemmeno che esiste un vaccino che può prevenire la malattia. Per questo motivo è importante informare la popolazione circa il maggior rischio che si corre, oltre i 60 anni, o se affetti da patologie croniche, di contrarre l’Herpes Zoster e contemporaneamente far sapere che, grazie alla vaccinazione, è possibile ridurre di molto le probabilità di contrarre la malattia”. “

E’ fondamentale vedere tutelato e rispettato il diritto a non soffrire inutilmente. Bisogna evitare il dolore e le sofferenze non necessarie“ – ha aggiunto Sabrina Nardi di Cittadinanzattiva onlus – il dolore deve essere prevenuto quando possibile, trattato negli altri casi, perché riguarda le qualità della vita della persona e la qualità dell’assistenza e delle cure erogate”. 

Mentre il responsabile Area Vaccini della FIMMG Tommasa Di Maio, sottolinea “il ruolo del medico di famiglia che prima di tutti può cogliere i soggetti a rischio, avvicinandoli alla vaccinazione, fornendo le informazioni necessarie sul vaccino, instaurando un rapporto di fiducia con il paziente, potendo fare così prevenzione, counselling

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