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Rotary Distretto 2101 e Società Italiana di Geologia Ambientale accendono le luci sul modello Ischia

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ISCHIA – “Il mantra secondo il quale “ricostruiamo dove era e come era”, non può essere più considerato valido per tutte le situazioni, come ad esempio quella di Casamiccciola. Ci sono situazioni come Casamicciola per cui ricostruire dove era e come era, non è la scelta migliore. Occorre fare scelte alcune volte dolorose perchè le persone sono legate ai luoghi di nascita. Oggi ad Ischia non c’è più una reazione negativa su questo. Ho disciplinato le procedure per delocalizzare, affidando alla scelta volontaria dei cittadini la possibilità di acquistare immobili altrove ed abbiamo già ricevuto ben 50 domande di cittadini che non ricostruiranno dove vivevano e acquisteranno altrove. Abbiamo anche pubblicato un avviso, volto a verificare se ci sono immobili dismessi di una certa dimensione, da poter acquistare, ristrutturare e destinare come immobili di atterraggio a coloro che non vorranno ritornare dove erano e abbiamo avuto una buona risposta”. Lo ha dichiarato Giovanni Legnini, Commissario Delegato emergenza Ischia, intervenendo alla Conferenza online “La ricostruzione post – sisma del 2017, ad Ischia”, nell’ambito del progetto sulla sostenibilità “Ciascuno misuri il peso dell’orma del proprio passo sulla Terra”, voluto ed ideato dal Rotary Distretto 2101 con la Società Italiana di Geologia Ambientale.

“Su Ischia abbiamo coltivato un lavoro, un’impostazione che presentano diversi aspetti innovativi. Alcuni necessitati da situazioni trovate e che ci siamo trovati costretti ad affrontare – ha continuato Legnini – altri frutto invece di una scelta. Il tema principale era ed è quello della sicurezza del territorio e del costruire in sicurezza, coltivare l’obiettivo della sostenibilità, affrontare con più determinazione il tema delle delocalizzazioni. Abbiamo impostato il lavoro verso tre direttrici sostanziali. La prima quella degli interventi di Protezione Civile, di riduzione del rischio. In questo abbiamo programmato ben 200 interventi di messa in sicurezza, di disostruzione dei canali tombati, un elenco lunghissimo di ferite che andavano curate, ad esempio delle briglie, delle vasche che erano completamente sommerse e che abbiamo stappato, pulito, disostruito. Interventi molto impegnativi. Di questi 200 interventi ne abbiamo realizzati più della metà, alcuni partiranno nei prossimi 2 – 3 mesi.

La seconda direttrice è stata ed è quella della messa in sicurezza strutturale con integrazione della ricostruzione post sisma con ricostruzione post frana. Abbiamo portato avanti il Piano Interventi. L’Isola di Ischia, oggi, dispone di un Piano di Messa in Sicurezza del Territorio che dovrà essere declinato in progetti e siamo in questa fase e domani avremo una riuniuone al guardo. La terza direttrice è quella della ricostruzione privata e pubblica che per una parte è irrealizzabile, per una piccola parte è stata realizzata e per un’altra parte è legata alla pianificazione, al Piano di ricostruzione che è di competenza della Regione Campania ”.

Durante la conferenza il prof. Domenico Calcaterra, geologo, dell’Università Federico II di Napoli, tra i massimi esperti in Italia e da sempre studioso della geomorfologia dell’Isola d’Ischia, ha con l’ausilio delle immagini, illustrato la situazione antecedente gli eventi del sisma e della frana, ma anche la situazione attuale evidenziando il lavoro enorme e complesso che è stato fatto sul campo. Una relazione estremamente interessante e piena di dati, della durata di almeno 30 minuti.

Il grande lavoro dello Stato, il modello Ischia.

“Appreziamo la dichiarazione del Commissario Giovanni Legnini che ha affermato di condividere la proposta, presentata dalla Società Italiana di Geologia Ambientale, al Ministro Nello Musumeci, di destinare una piccola percentuale delle risorse riservate ad opere strutturali di mitigazione dai rischi naturali ad azioni non strutturali di educazione all’autoprotezione, rivolte alla popolazione. C’è un modello Ischia a tutti gli effetti – ha affermato Antonello Fiore, geologo, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale – in quanto abbiamo avuto studi, scelte, piani e atti che hanno rappresentato un’integrazione tra rischio sismico e rischio geo – idrologico. C’è un modello Ischia anche sul tema della delocalizzazione, per come è stata posta, responsabilizzando la popolazione e dunque avendo una scelta dal basso, dal territorio, condivisa il più possibile. Quanto però è stato fatto ad Ischia da dopo il terremoto del 2017 ad oggi, può far comprendere l’immane sforzo economico e anche intermini di risorse umane, al quale sono chiamate le istituzioni quando non c’è prevenzione. Nel caso di Ischia, hanno dovuto disostruire i canali tombati e ripristinare versanti di montagna ma anche approfondire importanti studi di ricerca sul territorio. Ischia può insegnare tanto a tutta l’Italia in positivo e in negativo. In positivo perchè, a Ischia, abbiamo visto un modello di messa in sicurezza del territorio integrato tra rischio sismico e rischio geo – idrologico. In negativo, in quanto abbiamo notato la trasformazione urbanistica del territorio nel corso del tempo e come si presentava prima del sisma del 2017 ma anche prima della frana che si è verificata a Casamicciola a fine 2022. Particolarmente interessanti sono state le relazioni del prof. Domenico Calcaterra e del Vice Commissario Gianluca Loffredo”.

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