NAPOLI – Il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, nella mattinata di ieri, ha presenziato presso la Biblioteca a porte aperte “Annalisa Durante”, in via Vicaria Vecchia di Napoli, al consueto scambio di auguri natalizi organizzato, con i familiari delle vittime innocenti della criminalità, dalla Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania.

Don Antonio Palmese, presidente della Fondazione, ha accolto il Prefetto illustrando le numerose iniziative realizzate, in particolare il sostegno alle vittime innocenti della criminalità, il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie e le attività in favore dell’infanzia negata.

In occasione dell’evento sono stati presentati i prodotti realizzati dalle operatrici e dagli operatori delle associazioni e delle cooperative impegnati sui terreni confiscati.

Così come lo scorso anno, a dare supporto all’iniziativa, è stata presente Nefrocenter, società attiva nell’ambito della salute dei cittadini.

Il Prefetto ha espresso vivo apprezzamento per la meritoria opera messa in campo dalla Fondazione che viene incontro alle esigenze di tante persone vittime di reati e delle loro famiglie.

“Nell’iconografia classica cristiana i volti delle persone sono aperti, nella iconografia di un’altra importante confessione religiosa, gli occhi sono chiusi. La differenza è che per i cristiani lo sguardo è al cielo ma si situa anche nelle realtà contingenti, in altre religioni c’è l’ispirazione al trascendente prescindendo da una realtà terrena. Noi siamo in una realtà terrena nella quale l’altro simbolo venuto fuori è la sedia vuota, che rappresenta un’assenza, non un vuoto. L’assenza noi la vogliamo riempire e la si riempie nella quotidianità del dolore delle singole famiglie delle vittime innocenti della criminalità, che coltivando la memoria, coltivando il ricordo, coltivando la responsabilità, coltivando anche una forma di associazionismo solidale riesce a dare senso a quella sedia che non è vuota, bensì conserva un’assenza, che anche nei momenti di festa è utile ricordare. Quella persona non sarà più parte fisica della famiglia, ma può essere parte fisica di una spiritualità. L’ambiente che ci ospita è un luogo dove la cultura diventa un linguaggio nuovo, il linguaggio che sostiene la speranza, la cultura è sempre un raccordo tra etica e spiritualità laica, un qualcosa che fa crescere e contamina. Una volta questo luogo era destinato ad altro, oggi diventa un luogo di riappropriazione dell’anima. Voi fate parte a pieno titolo certamente di uno Stato che deve garantire la sicurezza, ma la vostra presenza, responsabilità e testimonianza è parte integrante di questo comparto e dispositivo. La sicurezza non si realizza soltanto con il Prefetto e le forze di polizia, anzi, sarebbe qualcosa di monco se non fosse accompagnata da una cultura capace di far crescere il sociale, di creare condizioni di vivibilità, che le agenzie educative, le associazioni, riescono a far trasudare di speranza”. Così il prefetto di Napoli, Michele Di Bari.

“Ci sono linguaggi che ci permettono di capire cosa dobbiamo dire e che cosa possiamo fare. Maria, mamma di una vittima innocente ci insegna a parlare e capire attraverso due momenti: Le grida del parto e il silenzio dell’allattamento. Le grida sono paradossalmente contenitore di sofferenza e di gioia. Si paradossalmente. Dentro quelle urla si manifesta già il calvario ma allo stesso tempo quel gridare è portatore di una stupenda melodia e cioè l’annuncio al mondo che il Salvatore è diventato vita e la vita è il luogo ideale della salvezza. Ma la mamma della vittima innocente ci consegna anche il silenzio dell’allattamento. Un silenzio che parla attraverso l’incrocio di due sguardi. Sono il primo atto di contemplazione che si realizza sulla “faccia della terra”. La madre può chiamare Dio con il titolo di “Figlio mio” e Dio invece può dire con gli occhi, prima ancora della bocca: Mamma. Dentro questo dialogo possiamo sentire pronunciare i nostri nomi. Questo vuol dire che siamo amati, dunque salvati. questa è la manifestazione della gioia. Tutto il resto è bla bla… è noia.” Queste le parole di don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania.

“Come rappresentante dei familiari di tutte le vittime innocenti della criminalità ci tengo a dire che noi siamo il perno, il fulcro, di questa tensione morale, che fortunatamente le istituzioni, le associazioni, la magistratura e le forze dell’ordine riconoscono, perché le vittime hanno subito sulla loro pelle una tragedia e stanno cercando di trasformare questo dolore in impegno, che va nella direzione non solo di evitare che altre tragedie si verifichino, ma anche che la società interiorizzi il nostro dolore come elemento di progresso e cambiamento, come esigenza della nostra città di uscire da questa grande problematica della violenza, sparute minoranze che sconvolgono la vita di tante persone”, questo l’intervento di Giuseppe Granata, presidente del Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità.

“Negli anni ’70 questo era un quartiere nel pieno dominio delle organizzazioni criminali. Vedere oggi una fonte di positività, all’interno di questa biblioteca è bello. Le vittime innocenti di criminalità sono purtroppo tantissime, anche di recente ce ne sono state, questo implica una riflessione attenta, su come si arrivi a uccidere, anche minorenni che giungono a compiere azioni così efferate verso altri coetanei. Questo è un problema della presa in carico dei minori, che parte già dalla tenera età. Il Comune ha un compito importante che richiede risorse e il contributo del Terzo Settore. Siamo sulla buona strada, c’è tanta volontà, idee e progetti, vedere questa struttura apre alla positività”, così l’assessore alla Polizia Municipale e alla Legalità del Comune di Napoli, Antonio De Iesu.

https://fondazionepolis.regione.campania.it/

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