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NAPOLI – “Renzo Arbore. E se la vita fosse una jam session? Fatti e misfatti di quello della notte”. E’ il titolo del libro-biografia che Renzo Arbore ha presentato al Teatro Diana Di Napoli. Ad intervistarlo Lorenza Foschini, giornalista napoletana che ha curato il volume.Una biografia “sciué sciué”, come la definisce lo stesso artista, perché più che narrare gli eventi in ordine cronologico,

descrive le esperienze dell’artista concentrandole in un universo di passioni, nel racconto di una generazione e di un pezzo di storia della radio e televisione italiane.Sono trascorsi 50 anni da quando Arbore ha esordito in radio con “Bandiera gialla” e 30 dal successo in tv di “Quelli della notte”. Da allora, ha trovato un proprio spazio nella cultura teatrale, televisiva e radiofonica italiana, puntando sempre all’innovazione, come racconta lui stesso: “Ho cercato sempre di fare quello che non facevano gli altri. Ho cercato di fare l’altro e quindi l’altra radio, l’altra musica, l’altra canzone napoletana, l’altro cinema”.Arbore ha scelto Napoli per presentare la storia della sua vita, città alla quale è molto legato, come testimonia la fondazione dell’ormai mitica “Orchestra Italiana” che ha conseguito successi in tutto il mondo, portando la canzone napoletana in ogni angolo del globo.“La Napoli che ho conosciuto – ha commentato Arbore – non c’è più, quella Napoli dell’eleganza di Roberto Murolo, Francesco Rosi, Raffaele La Capria, Antonio Ghirelli, Giovanni Ansaldo, Francesco Compagna, ma ce n’è un’altra diversa, altrettanto bella, che si sta risollevando dall’immagine deteriore che si vorrebbe prevalente, e sta riscoprendo le sue bellezze”. “ Per me – continua – la Napoli della cartolina è la vera Napoli, sono un sostenitore della cartolina, contro quella generazione che ha criminalizzato per anni la ‘città cartolina’. Mi hanno spesso detto di aver usato l’immagine di Napoli: mi pregio invece di aver portato Napoli nel mondo”.Parole di affetto anche per la scomparsa di Luca De Filippo e Pino Daniele, due icone di Napoli. “E’ sempre un vuoto incolmabile per Napoli quando muore un De Filippo. Pino Daniele è stato un vero innovatore della canzone napoletana, lui e Gragnaniello sono gli ultimi grandi eredi della canzone napoletana”.

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