Roberto-Ormanni-e-Il-Quartet

NAPOLI– La Feltrinelli di piazza dei Martiri ha ospitato Roberto Ormanni & il Quartet che hanno presentato dal vivo “Quello che non siamo”. La formazione è composta da Roberto Ormanni

(voce e chitarra acustica), Marco Norcaro (batteria, percussioni e armonica), Antonio Barberio (contrabbasso), Roberto Tricarico (chitarra), Enrico Valanzuolo (tromba e flicorno).“Quello che non siamo” è il primo Ep del cantautore Roberto Ormanni, classe 1993. Cinque canzoni registrate nelle sale del Sanità Music Studio, sotto la produzione esecutiva della Apogeo Records, etichetta discografica sociale, per un mini album che cerca di essere un racconto in presa diretta del mondo contemporaneo.Gli arrangiamenti del disco s’ispirano alla musica d’autore italiana con innesti di sonorità folk. Ad accompagnare la voce e i testi di Roberto Ormanni, il Quartet: Enrico Valanzuolo alla tromba, Roberto Tricarico alla chitarra, Antonio Barberio al contrabbasso e Marco Norcaro alla batteria.Ad aprire l’Ep, “Quello che non siamo”, brano che dà il titolo all’album. La canzone è una cartolina della realtà al negativo, il manifesto di ogni persona che, non riconoscendosi nei valori moderni, preferisce una vita ai margini. Non un canto di annichilimento, dunque, ma di resistenza, intonato da chi è “venuto al mondo senza nulla da avere”. Un filo sottile che lega gli emigranti del Mediterraneo a chiunque cerchi “qualcosa in cui credere”.Segue in scaletta “Petru (26/05/09)”, canzone dedicata a Petru Birladeanu, vittima innocente di camorra. “Petru – racconta Roberto Ormanni – era un musicista di strada. Viveva suonando la sua fisarmonica sui treni della cumana di Napoli. Il 26 maggio del 2009, a Montesanto, venne colpito da alcuni proiettili sparati dai caricatori del clan Ricci, in faida col clan Mariano. Petru rimase mezz’ora a terra, lasciato morire nel suo stesso sangue, con al fianco soltanto la sua compagna, Mirela. La gente passava, girava la testa e andava via. Eppure i colpi della camorra non cercavano Petru. Stavano segnando il territorio. I cani lo fanno con il piscio, loro lo fanno con i proiettili”.Terza traccia è “John Reed”, il cui arrangiamento rinvia direttamente alla tradizione folk americana. Un brano che parla di lavoro e di lavoratori attraverso la storia di un personaggio esemplare. “Il protagonista della canzone – spiega Ormanni – è John Reed, ma potrebbe chiamarsi Marco Rossi o Antonio Esposito. E’ una storia senza tempo, che parte dagli operai del XX secolo e arriva fino ai precari dei nostri giorni”.La canzone “Fuori non piove” si propone come un’istantanea sull’attuale stato dell’arte attraverso una serie di suggestioni ed immagini tratte dall’universo pirandelliano. “Mi domando – riflette Roberto Ormanni – cosa significhi continuare a fare arte oggi. Viviamo in un mondo fatto a prosa, in cui la poesia sembra impossibile. A cosa servono allora la musica, il teatro, il cinema, la pittura? Forse a testimoniare che la bellezza può ancora essere un’àncora di salvezza”. Il brano, che vede l’intervento del cantautore Lelio Morra, è stato pubblicato come singolo sul web.Il videoclip, diretto dal regista Tato Strino, è ambientato negli ambienti del Teatro Mercadante di Napoli e si è avvalso della partecipazione di nuove proposte del panorama teatrale, cinematografico e artistico italiano. Tra gli attori: Gianmaria Fiorillo, Simone Somma, Brando Improta, Maria Laura Passaro, Clara Vitiello, Carlotta Carpentieri, Vittorio Oratino, Giulio De Simone, Elena Tricarico. In chiusura del minialbum, “Don Quijote”. Una ballata acustica, registrata negli studi della Jam Music Factory, che si avvale della collaborazione alla chitarra di Oscar Montalbano.“Chisciotte – racconta l’autore del brano – inseguiva sogni intempestivi che lo lasciavano continuamente al tappeto. Ma nonostante i lividi, si rialzava e ricominciava da capo”. La figura letteraria di Don Chisciotte, così, diventa modello di vita. Chisciotte, invincibile anche se non vince mai. Chisciotte, che “anche se sconfitto resiste e non si arrende”. Da segnalare il progetto grafico dell’Ep firmato da Gianmarco De Chiara. Dalla copertina passando per il booklet, il disegnatore napoletano costruisce, con la tecnica dell’acquarello, un libretto che descrive lo scarto presente tra la vita prosaica e i sogni poetici.

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