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NAPOLI – A dieci anni da Gomorra, il direttore artistico del Nuovo Teatro Sanità Mario Gelardi e lo scrittore Roberto Saviano ritornano a lavorare insieme ad un nuovo progetto, lo spettacolo La paranza dei bambini, tratto dal romanzo omonimo di Saviano presentato lo scorso novembre proprio sul palco del Sanità.

Il lavoro teatrale di Gelardi e Saviano è in scena, in anteprima (in attesa del debutto nazionale a Spoleto Festival dei Due Mondi il 1 e 2 luglio), dal 19 al 30 aprile sul palco di piazzetta San Vincenzo. In scena, insieme a Carlo Caracciolo – che firma la regia con Gelardi -, Luigi Bignone, Antimo Casertano, Riccardo Ciccarelli e un nutrito gruppo di attori della compagnia giovane ntS’, Vincenzo Antonucci, Mariano Coletti, Giampiero de Concilio, Simone Fiorillo, Carlo Geltrude ed Enrico Maria Pacini.Lo spettacolo è un progetto del Nuovo Teatro Sanità, prodotto da Mismaonda in collaborazione con Marche Teatro.Nel gergo camorristico “paranza” significa gruppo criminale. Ma il termine ha origini marinaresche e indica le piccole imbarcazioni per la pesca che, in coppia, tirano le reti nei fondali bassi, dove si tirano su pesci piccoli, quelli buoni per la frittura di paranza. L’espressione “paranza dei bambini” indica la batteria di fuoco, ma restituisce anche con una certa fedeltà l’immagine di pesci talmente piccoli da poter essere cucinati solo fritti. Cotti e mangiati all’stante: proprio come questi ragazzini.«L’infanzia è una malattia – un malanno – da cui si guarisce crescendo», diceva William Golding, l’autore de Il signore delle mosche. Così come nel suo romanzo, i protagonisti de La paranza dei bambini creano una loro comunità, con le loro regole, una comunità in cui “la malattia dell’infanzia” è stata guarita con la perdita dell’innocenza, con l’idea che la violenza e la sopraffazione siano l’unica via possibile per crescere. Per trovare un posto nel mondo.«Sono partito dalla frase di William Golding, – spiega Gelardi – è stata la mia guida nella stesura della drammaturgia tratta dal libro di Saviano. Con Carlo Caracciolo, che ha collaborato alla regia, ci siamo posti una meta importante, creare un nuovo immaginario, abbattendo i luoghi comuni che ormai sono radicanti quando si racconta la camorra. La necessità era quella di andare oltre Gomorra, che pure è stato il punto di partenza di tutto questo: è stata la spinta propulsiva che ha condotto fino alla fondazione del Nuovo Teatro Sanità, un segno tangibile e visibile che la cultura può cambiare le cose».«Il Nuovo Teatro Sanità e Mario Gelardi – racconta Saviano – non sono solo resistenza e non sono semplicemente teatro. Loro sono il nucleo intorno al quale alla Sanità, a Napoli, si cotruisce un presente reale, che si può toccare e ascoltare. Un futuro che si può immaginare. Loro sono voci che sovrastano urla, sono mani tese. Con loro, con Mario Gelardi, lavoro per portare in scena La paranza dei bambini. Solo loro possono trasformare in corpi, volti e voci le mie parole».«Abbiamo trovato ispirazione in alcune graphic novel – continua Gelardi – in particolare in quelle dell’autore Frank Miller. Le anime nere del suo Sin city ci hanno decisamente guidato. Ma non solo, Miller ha ridisegnato anche l’immaginario del Marvel dei supereroi, insieme ad Alan Moore, trasformando in atmosfere cupe ed adulte lo sfavillante mondo dei supereroi tipico delle origini. Ne La paranza dei bambini però non ci sono eroi, vite condivisibili a cui aspirare, qui ci sono solo i Villains, i cattivi dei fumetti, perché non c’è alcuna assoluzione per i bambini di questa paranza»Il romanzo di Saviano diventa uno spettacolo teatrale che racconta una verità cruda, violenta, senza scampo. Non a caso lo spettacolo nasce al Nuovo Teatro Sanità, un luogo nel cuore di Napoli dove si tenta costruire un presente reale e di immaginare un futuro possibile.Dopo la felice esperienza dello spettacolo Gomorra, Roberto Saviano e Mario Gelardi si uniscono in questo progetto teatrale per raccontare la controversa ascesa d una tribù adolescente verso il potere, pronta a piombare nel buio della tragedia scespiriana e nel nero infinito dei fumetti di Frank Miller: «Io per diventare bambino ci ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo».

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