Covid-19, riparte la consegna a domicilio: pizzaioli e associazioni di categoria contro la misura (VIDEO)

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NAPOLI – Ripartire con il servizio a domicilio dopo lo stop alle attività commerciali dettato dall’emergenza Coronavirus.

E’ quanto prevede l’ordinanza numero 37 varata dalla Regione Campania per pub, pizzerie, pasticcerie e ristoranti, a partire dal 27 aprile. Ma, data la mole di prescrizioni previste nel protocollo di sicurezza, più che una possibilità, a tanti operatori del settore, la riapertura totale sembra un miraggio.

Un provvedimento che sa di presa in giro per Ulderico Carraturo, presidente settore bar e pasticcerie della Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi.

Il via alle consegne a domicilio favorirà solo quelle pizzerie strutturate già prima dell’emergenza per questo genere di servizio, spiega Dario Viviani, tra i titolari di una nota catena di pizzerie del quartiere Vomero.

Al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, le richieste, tra cui la modifica della fascia oraria di apertura, dalle 16 alle 22, da parte del presidente di Fipe, Massimo Di Porzio.

Saremo tentati di considerare il provvedimento come una grave ingiustizia, con la consapevolezza che non ci sia nemmeno la volontà rimediarvi. Le disposizioni della Regione stanno creando confusione anche negli esercenti. Le categorie maggiormente penalizzate, alzano la voce sulle assurde e difficilmente praticabili indicazioni del provvedimento di Palazzo S.Lucia e della pletora di esperti.

Viene contestata anche la limitazione sull’orario che sull’afflusso delle clientela.

Le pasticcerie come le pizzerie, bar, pub gastronomie ecc. rappresentano il tessuto economico e sociale del nostro territorio partenopeo come di tutta la regione Campania, vere imprese artigiane, oltre che attrattori turistici, che sono in gravissima difficoltà generate per il comparto dai provvedimenti restrittivi ‘anti contagiò adottati dal Governo e dalla Regione poi, che di fatti, come produzione dolciaria sono state assimilate alle attività di ristorazione ed obbligati alla chiusura, ed adesso ad una parziale apertura mattutina e solo per consegne a domicilio.

Nessuno discute la necessità di una ripresa graduale e controllata di locali e negozi, ma allo stesso tempo non si possono avallare provvedimenti di fatto inattuabili.

Siamo fermamente convinti che si è voluta dare una interpretazione non del tutto conforme del provvedimento, orientato a impedire eventuali assembramenti nei locali dove si svolge l’attività nel solo caso fosse presente il consumo sul posto o la somministrazione di prodotti.

Dall’inizio della crisi sanitaria da Covid-19, gli interventi Governativi, Regionali e Comunali, hanno consentito ad altri esercizi commerciali di vendita al dettaglio, nel rispetto delle misure di prevenzione, di proseguire l’attività anche con possibilità di asporto di prodotti. Qui la mia riflessione; quale rischio maggiore di una qualunque altra attività di vendita di prodotti di generi necessari tra alimentari e quant’altro, consentite, avrebbe potuto provocare una pasticceria, pizzeria, bar o una gelateria che avesse organizzato la sua attività con il semplice asporto? E’ per noi una palese discriminazione.

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