NAPOLI – Negli ultimi decenni l’infezione da HIV si è progressivamente trasformata in patologia cronica con guarigione funzionale nella maggior parte dei pazienti grazie alla disponibilità di terapie antiretrovirali sempre più efficaci e al controllo della diffusione del contagio attraverso importanti strategie di profilassi post-esposizione. La maggiore disponibilità di farmaci ad elevata barriera genetica e potenza gravati da minori effetti collaterali sulla qualità della vita, ha reso possibile la scelta di strategie terapeutiche anti-HIV non più soltanto sulla base delle capacità dei farmaci di indurre una completa soppressione della replicazione virale nel breve/medio termine, ma anche sulla base della possibilità di individualizzare e personalizzare la terapia nei pazienti più fragili. Le scelte terapeutiche devono, infatti, favorire l’aderenza e l’assenza di tossicità sul medio-lungo termine, controllando l’infiammazione cronica e il rischio di patologie HIV-correlate e influendo positivamente sulla qualità di vita della persona con HIV.
Con il sostanziale miglioramento delle aspettative di vita della popolazione HIV, si assiste all’innalzamento dell’età media e ad un incremento delle patologie cronico-degenerative proprie dell’età avanzata, per le quali è essenziale il controllo delle interazioni farmacologiche nell’ambito di strategie terapeutiche individualizzate sulla persona.
Sul fronte degli strumenti diagnostici che contribuiscono al miglioramento della gestione terapeutica del paziente HIV, interviene Valeria Ghisetti, Responsabile Laboratorio Virologia Ospedale Amedeo di Savoia Torino, nel corso della sessione “Gestione delle patologie trasmissibili: l’HIV e le azioni da mettere in campo” della seconda giornata della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Gilead.

“Nell’ultimo decennio, gli strumenti diagnostici in ambito virologico si sono affinati nella direzione di contribuire al miglioramento della gestione terapeutica del paziente HIV, rendendo possibile la scoperta di “reservoir” di infezione e di varianti virali farmaco-resistenti anche in pazienti con livelli minimi di malattia residua, contribuendo in modo determinante alla selezione di profili di cura fondamentali per l’eradicazione funzionale dell’infezione. Inoltre, con il sostanziale miglioramento delle aspettative di vita della popolazione HIV assistiamo all’innalzamento dell’età media e ad un incremento delle patologie cronico-degenerative proprie dell’età avanzata, per le quali è essenziale il controllo delle interazioni farmacologiche nell’ambito di strategie terapeutiche individualizzate sulla persona”.

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