NAPOLI – “Modificare i cosiddetti ‘decreti sicurezza’ nella parte in cui prevedono la possibilità di vendere senza limitazioni i beni confiscati alle mafie”. È questo l’appello che giunge dal Convegno “Riutilizzo a fini pubblici e sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata”, promosso dalla Città Metropolitana di Napoli in collaborazione con l’Associazione “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” tenutosi questa mattina – in forma ‘ibrida’, ovvero in presenza, nella Sala ‘Mariella Cirillo’ di Palazzo Matteotti, e da remoto – in occasione della Giornata Nazionale dei Beni Confiscati.

“La previsione, introdotta dai decreti proposti dall’allora Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di consentire l’alienazione senza vincoli dei beni confiscati è fortemente pericolosa per due ordini di ragioni”, ha sottolineato, nel suo intervento, la Consigliera Metropolitana Delegata Elena Coccia. “In primo luogo – ha spiegato – perché si consentirebbe agli stessi clan, attraverso dei prestanome dal curriculum pulito, di rientrare nel possesso effettivo del bene, magari aggiundicandoselo a prezzi stracciati, dopo una serie di aste deserte. In secondo luogo, perché verrebbe meno lo spirito della legge che celebriamo oggi, ovvero quello di riconsegnare alle comunità, e non ad interessi privati, i beni di cui i clan si sono appropriati col sangue”.

La Giornata si celebra oggi perché proprio il 7 marzo del 1996 veniva varata la legge 109, che integrava la precedente normativa Rognoni – La Torre del 1982 sul versante della restituzione alla collettività dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Principale ispiratore di quella normativa, poi promulgata come legge 646 del 13 settembre dell’82, fu proprio Pio La Torre, qualche mese prima, il 30 aprile, trucidato per aver proposto, con quel disegno di legge, l’introduzione del reato di associazione mafiosa e, soprattutto, la confisca dei patrimoni mafiosi.

Oltre alla Consigliera Coccia, al Convegno – introdotto da un intervento da remoto del Sindaco Metropolitano, Luigi de Magistris – hanno preso parte Enrico Panini, Capo della Segreteria politica del Sindaco Metropolitano, Anna Capasso, coordinatrice area affari istituzionali di Città Metropolitana, Luigi Felaco, Assessore ai beni confiscati del Comune di Napoli, i Sindaci sul territorio dei comuni dei quali insistono beni confiscati, Ida Carbone in rappresentanza del Prefetto di Napoli, Marco Valentini, Fabio Giuliani, responsabile coordinamento regionale di Libera Campania, Riccardo Christian Falcone, responsabile beni confiscati di Libera Campania ed Enrico Fontana, responsabile economia civile di Legambiente nazionale. Presente anche il Consigliere Metropolitano Raffaele Lettieri, Sindaco di Acerra.

“È importante celebrare questa giornata – ha affermato nel suo intervento il Sindaco de Magistris – specie in un periodo come questo, in cui la lotta al crimine sembra non essere una priorità. Da quando sono Sindaco al Comune, e da quando lo sono diventato in Città Metropolitana, abbiamo fatto tanto sia in termini di riutilizzo di beni confiscati che in termini di elaborazione di proposte per superare le farraginosità della normativa che disciplina questo settore, cercando anche di sostenere economicamente le associazioni e i soggetti assegnatari nella gestione. Perché è importante non solo sottrarre i beni alla criminalità organizzata, ma anche e soprattutto riutilizzarli a fini sociali, per dare la dimostrazione plastica della restituzione alle comunità dei beni acquisiti con la violenza e con la sopraffazione”.

“RimanDATI”

Il Convegno ha costituito l’occasione per discutere della normativa che disciplina il settore, esaminandone le positività e le criticità, ma soprattutto per presentare per la prima volta in Campania “RimanDATI”, il report nazionale sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali, realizzato da Libera con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino.

Il report, secondo ‘Libera’, è “un vero e proprio segnale di allarme: su 1.076 comuni monitorati, destinatari di beni immobili confiscati, ben 670 (il 62% del totale) non pubblicano l’elenco sul proprio sito internet; solo il 14% dei comuni (appena 56) presenta i dati in formato aperto, il formato che consente la piena fruibilità da parte dei cittadini e degli utenti; ben il 35% dei comuni non specifica tra destinazione istituzionale o sociale del riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità”.

Tra i comuni virtuosi – si legge nel documento – la città di Napoli, con 271 immobili confiscati destinati ed un punteggio, basato sugli indicatori individuati dal rapporto, pari a 76,52, a fronte di un punteggio medio nazionale pari a 49,11. In particolare, secondo il rapporto, nella Città Metropolitana di Napoli, sono 48 (su 92) i Comuni destinatari di beni immobili confiscati, mentre solo il 35.4% dei Comuni pubblica l’elenco dei beni, leggermente al di sopra della media regionale (34%).

“In questi 25 anni – ha dichiarato Falcone nella sua relazione – abbiamo constatato la capacità generativa del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie che, da simbolo del potere criminale, possono e devono diventare luoghi di cambiamento e di riscatto. In questo percorso di restituzione alla collettività del maltolto, i Comuni hanno un ruolo centrale: garantire ai cittadini la piena conoscibilità dei dati e delle informazioni relative ai patrimoni confiscati. Accanto ad essi, però, anche i cittadini stessi sono chiamati a prendersi cura di questi beni pubblici, da un lato stimolando gli Enti Locali, in un rapporto di cooperazione e corresponsabilità, dall’altro sostenendo e valorizzando le esperienze di riutilizzo”.

“Il senso di RimanDati – ha aggiunto Falcone – è tutto qui: oltre la dimensione della denuncia sulle inadempienze della Pubblica Amministrazione, la ricerca vuole richiamare tutti alle proprie responsabilità e a cogliere la grande opportunità legata all’utilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie”.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Riflettori puntati anche sul PNRR, il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, lo strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19.

“La promozione e diffusione dell’uso sociale dei beni confiscati – ha proposto Fontana – dovrebbe essere inserita a pieno titolo nelle attività previste dal Pnrr, potendo saldare, come dimostrano centinaia di buone pratiche diffuse in tutto il Paese, transizione ecologica (ad esempio attraverso l’agricoltura biologica), coesione e integrazione sociale, creazione di lavoro e riqualificazione di patrimonio pubblico, com’è quello sottratto alle organizzazioni mafiose. Un maggiore impegno andrebbe dedicato alle aziende confiscate, che dovrebbero avere una specifica attenzione anche da parte del ministero dello Sviluppo economico. Un terreno confiscato e abbandonato, come un’azienda attiva che chiude dopo essere stata liberata dalle mafie, sono il simbolo di un fallimento dello Stato e di spreco di risorse pubbliche che non possiamo più tollerare”.

I lavori del Convegno sono stati trasmessi in diretta streaming sulla pagina Facebook della Città Metropolitana a cura dell’Ufficio Stampa.

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