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Al Tigem di Pozzuoli analizzato un terzo dei tamponi Covid d’Italia

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POZZUOLI – La lotta al Covid non è finita, nonostante i numeri siano confortanti e il sistema sanitario non sia sotto pressione, la ricerca scientifica va avanti per trovare nuove soluzioni. I vaccini si perfezionano e diventa sempre più strategica la capacità di tracciare il virus. Per questo motivo appare di particolare importanza l’articolo apparso sulla rivista “Genome Medicine” e che riguarda un nuovo sistema che ha permesso di ridurre i tempi e i costi per l’analisi dei tamponi, tra il 2020 e il 2021. Protagonista di questa piccola rivoluzione è l’Istituto Telethon di Pozzuoli, diretto da Andrea Ballabio, che, in quel periodo, ha analizzato circa un terzo di tutti i tamponi Covid Italiani.

PRIMO IN ITALIA PER SEQUENZIAMENTO
Numeri che lo rendono primo in Italia per il sequenziamento di campioni di Sars-CoV-2. Lo studio riportato sull’importante rivista scientifica è coordinato da Davide Cacchiarelli, responsabile del laboratorio di Genomica integrata del Tigem. Fin dall’inizio della pandemia, l’Istituto ha messo a disposizione dell’emergenza sanitaria le proprie competenze nell’analisi del Dna, maturate negli anni nel campo delle malattie genetiche rare. Il primo risultato è stato l’ottimizzazione del sistema di sequenziamento: questo ha permesso di ridurre di circa 10 volte i costi attuali senza dover ricorrere a complessi sistemi di automazione. Grazie al sistema così messo a punto, è stato possibile analizzare oltre 20.000 genomi virali e monitorare l’evoluzione delle varianti del virus fin dall’inizio pandemia: tra i dati più interessanti emersi il fatto che, all’insorgere di ogni nuova variante, la precedente tendeva a scomparire.

L’ANALISI SU PAZIENTI IMMUNOCOMPROMESSI
L’analisi dei tamponi ha inoltre incluso 20 pazienti immunocompromessi, ricoverati nel capoluogo campano, che hanno dimostrato sono rimasti a lungo positivi, per almeno 40 e fino a 60 giorni. La maggiore persistenza si è presentata in chi non aveva ricevuto alcun vaccino contro il Sars-CoV-2. Inoltre, in uno di questi pazienti, il virus è mutato verso la fine dell’infezione, dimostrando sia che il virus muta in vivo, sia che questo avviene nell’ambito delle infezioni persistenti. “Disporre di strumenti di analisi più economici e dei dati pregressi sull’evoluzione del virus – dichiara Davide Cacchiarelli – ci permetterà di affrontare con più tempestività un potenziale ulteriore picco nei contagi e di prendere adeguate decisioni di sanità pubblica sul territorio. Questo è già avvenuto recentemente in Campania”.

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