SALERNO (di Chiara Esposito) – Corpi che diventano tele sulle quali stendere pennellate di acrilico dai colori sgargianti, vibranti, che diventano veicoli di emozioni profonde: è questa l’arte della pittrice Assunta Barone, di Scafati, conosciuta ormai da un anno proprio per i suoi lavori esuberanti.

Al contrario di molti dipinti che cercano di rendere tridimensionale la superficie piana, le opere tridimensionali dell’artista acquisiscono una dimensione piatta e bidimensionale una volta che la superficie del supporto, in questo caso null’altro che dei corpi umani, viene ricoperta dalla pittura. È cosi ad esempio in “Donna che legge”, mentre in “Gesù deposto dalla croce e consegnato a Maria” l’immagine restituita è quella del profondo e angosciante dolore della Vergine.

“L’idea dei quadri viventi nasce dall’esigenza di far parlare quei colori sulla materia tangibile e tridimensionale e offrire, allo sguardo dello spettatore, una prospettiva della realtà del tutto nuova. I corpi e gli oggetti nei miei lavori non sono frutto della mia rappresentazione, ma portano se stessi nel quadro, insieme alle loro storie ed emozioni. Sono essi stessi la tela dei miei colori” spiega Assunta, aggiungendo che “l’arte, da me trattata sempre con riverenza, è lo strumento attraverso il quale cerco di comunicare e di emozionare gli altri”.

Un’esperienza artistica collocabile sulla scia delle performance che hanno caratterizzato l’arte contemporanea già a partire dagli anni 50, un’unione tra arte e vita che supera ogni confine andando a costituire una realtà univoca dalla quale poter attingere e trarre ispirazione continua.

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