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Napoli

La Commissione Sport ha fatto il punto sullo stadio San Paolo

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NAPOLI – In attesa di sciogliere il nodo della nuova convenzione con la Società Calcio Napoli, partiranno a breve i lavori di ristrutturazione dello stadio San Paolo con una spesa totale di 25 milioni di euro, interamente coperti da un mutuo contratto dal Comune con il Credito Sportivo. Se ne è discusso in Commissione Sport, presieduta da Carmine Sgambati, con l’Assessore Ciro Borriello e il Direttore generale Attilio Auricchio.

Gli interventi nella struttura di Fuorigrotta, ha spiegato Auricchio, saranno finanziati dal mutuo contratto con il Credito Sportivo per un importo di 25 milioni di euro da spendere in tre anni. Una possibilità di ricorso al credito per il Comune maturata nel 2014 grazie ad una modifica della procedura di riequilibrio che apre ad investimenti che consentano un risparmio di gestione. Per risparmiare sulle spese future, quindi, l’Amministrazione può intervenire in proprio per migliorare l’impianto dopo aver respinto il progetto di riqualificazione presentato dalla società Calcio Napoli. Un no basato prevalentemente sulla non corrispondenza a pubblico interesse degli interventi proposti, soprattutto a causa della prevista riduzione di capienza dello stadio in contrasto con gli intenti dell’Amministrazione. Una volta terminati i lavori, la società sarà chiamata a ricontrattare il rapporto con il Comune, in considerazione del fatto che la convenzione ponte, approvata dal Consiglio comunale nell’ottobre 2015, non è stata mai sottoscritta dalla società. Un incontro che si svolgerà nei prossimi giorni, comunque, chiarirà le rispettive posizioni almeno rispetto ai debiti e crediti reciproci.
Accanto a questi aspetti, resta da risolvere, come hanno chiesto tutti i consiglieri intervenuti – Rinaldi (Napoli Sinistra in Comune), Langella (Prima Napoli), Santoro (Napoli Capitale) e Andreozzi (Dema) – il nodo del caro prezzi per i settori popolari, contro il quale si è alzata la protesta di molti cittadini. Un aspetto, hanno spiegato l’Assessore e il Direttore generale, sul quale l’Amministrazione non ha voce in capitolo, pur avendo previsto all’atto dell’approvazione della convenzione che una quota di ingressi fosse riservata alle scuole.

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