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NAPOLI – La moda italiana continua a mietere successi soprattutto all’estero. E’ il caso di Patrizia Fiandrini, stilista umbra che da anni con la suaazienda conquista l’attenzione della stampa specializzata ma soprattutto del pubblico.

La storia della azienda inizia nei primi anni ottanta quando la titolare Patrizia (nata in un minuscolo paese del piccolo borgo umbro il 23 settembre 1966) decide insieme alla sorella Paola (forte elemento di riferimento nell’azienda) di avviare una piccola attività per il confezionamento di capi in pelle. Tale predisposizione in Patrizia si era manifestata fin da piccola mostrando grande interesse per i lavori sartoriali che la nonna eseguiva con passione e proprio in ambito familiare la stessa aveva iniziato giorno per giorno a conoscere forme, tessuti e colori.Nel tempo l’azienda si è evoluta ed ampliata ed oggi è composta da un team di persone molto qualificato ed attento, in grado di produrre capi di elevata qualità utilizzando macchinari ad alta tecnologia e permettendo così la lavorazione del prodotto nel migliore modo possibile. L’azienda negli anni ha lavorato e tutt’ora lavora per brand posizionati nei mercati internazionali. Oggi Patrizia Fiandrini ha deciso di sviluppare uno stile completamente nuovo lanciando nel 2015 la linea PATRIZIA FIANDRINI – collezione Rebecca, producendo una serie di capi per Uomo e Donna, sia in pelle che in tessuto. Tale realizzazione è interamente artigianale, eseguita esclusivamente dal personale aziendale che segue alla lettera le precise indicazioni della titolare per la realizzazione e la finitura di ogni piccolo dettaglio. PATRIZIA FIANDRINI finalizza il proprio lavoro alla produzione di un “Made in Italy” capace di rispondere alle esigenze di ogni mercato con la cura, i valori e le qualità che da sempre caratterizzano la sua fondatrice.

 Dal suo profilo risulta chiaro che la moda è una passione di famiglia. Ci racconta brevemente il suo percorso formativo e professionale fino al suo ingresso nell’High Fashion?

Realizzare degli abiti anche senza l’uso dei centimentri. Chiamiamola genetica Chiamiamola abilità. Avrò aquisito quest’abilità dalla mia nonna materna, che era un’abile sarta oppure da me stessa. Chi può dirlo? Si tratta di una passione che nasce dentro di me. Ho sempre creato modelli, mi sono sempre lasciata guidare dalla creatività che è anche ispirazione. Partendo da un disegno costruisco un modello. Modello che diventa mio che cresce seguendo un’ispirazione che sento dentro di me.

In azienda siamo due, io e mia sorella. Ma lei, pur avendo appunto la stessa genetica non ha questa abilità. Quella appunto di creare partendo da un colore, da un’emozione, da un qualcosa che diventa fonte e energia d’ispirazione. Tutto parte da questo.

Qual è stato il momento in cui ha deciso di aprire una propria linea?

Ho sempre lavorato per grandi marchi italiani. Ma c’è stato qualcosa che ha fatto scattare in me la voglia di mettermi in gioco con una mia linea. Quel momento in cui senti che non 

vuoi più aspettare che sua la grande azienda a chiamarti perchè ha bisogno di te e poi magari non ti cerca più, quel momento in cui decidi di provarci. So che sarà difficile, che sarà dura, soprattutto in questo momento storico. Ma so anche che dovevo farlo.

Io lavoro da trent’anni con una squadra di dipendenti, massimo dodici persone e quando ti senti dire da grandi marchi che aziende come la mia dovrebbero sparire allora la motivazione diventa ancora più forte. Non solo preservare la tua azienda, ma quel valore del made in Italy che vogliono far scomparire. Oggi infatti alla qualità tutti vogliono la quantità a discapito delle aziende italiane come la mia.

Come mai la scelta del settore dei capi in pelle? E’ una scelta coraggiosa, soprattutto in un periodo in cui la filosofia eco e no cruelty sta spopolando…

 

Avevo quattordici anni quando ho iniziato ad imparare a lavorare i capi in pelle. Non è un lavoro facile, non è semplice conoscere i pellami, i difetti della pelle. Quando ho iniziato a lavorare, appunto da ragazzina, la persona che mi ha preso, che mi ha dato fiducia, mi chiedeva di rimanere qualche ora dopo il lavoro per imparare a conoscere la pelle, a saperla tagliare. Quindi la scelta parte appunto dalla passione per il mio lavoro.

Lavoro con la pelle da oltre trent’anni e ho macchinari che sono fatti per lavorare questi materiale. L’eco pelle, che è una scelta, ha bisogno di altri macchinari e altri processi. Che certamente ho e fornisco in azienda, ma la mia scelta è questa ed è anche un arte riuscire a realizzare un capo di pelletteria. Parliamo di artigianato non di produzioni industriale.

 

Ci descrive in tre parole la collezione donna Rebecca?

Femminilita, eleganza e semplicità.

La collezione donna “Rebecca” rappresenta per me la femminilità. Quella lieve, quella delicata. Una donna è eleganza, è delicatezza. Essere donna è bello, e i capi devono essere modellati sul suo corpo. Per farsi riconoscere, per farsi notare, con eleganza senza troppe eccentricità che comunque, in un modo o nell’altro, non rappresentano quella femminilità che associa da sempre a donna alla bellezza di un fiore. I colori di questa collezione sono appunto pastello: delicati. Rosa, panna, glicine. Inoltre, adoro il rosa. E’ il mio colore preferito in assoluto e si associa perfettamente con la mia idea personale di donna. Essere donna è fondamentale ad oggi. La donna è un punto di forza all’interno di qualsiasi nucleo, dalla famiglia, al lavoro, alla politica. La donna rappresenta femminilità, delicatezza e eleganza che può essere raggiunta con semplicità. Come si dice il troppo o il poco guasta sempre.

Quale ritiene che sia il valore aggiunto del Made in Italy?

E’ fondamentale in tutto per tutto. Personalmente lo quoto al 100% ed è fatto di tanta manualità. Rispetto tutti gli altri lavoratori che come noi italiani artigiani lavorano in questo settore, ma credo, ed è la mia esperienza a dettarmi questo che in Italia cerchiamo sempre di costruire il prodottto con qualità. Abbiamo una marcia in più, senza ombra di dubbio. Magari negli altri stati c’è molta più tecnologia ma non c’è quel particolare che fa la

differenza in ciò che è made in Italy. Per esempio: quel punto fatto a mano, quel doppio punto e via dicendo.

Noi italiani artigiani abbiamo questo valore aggiunto. Tutti i capi, pelletteria, sartoria vengono costruiti e fatti a mano. Non a macchina. Chi li fa a mano come noi? Quale altro stato. Ricordo un’intervista, che ho ascoltato qualche settimana fa, fatta ad una sarta della Maison di Valentino. Diceva che i loro abiti da sposa sono cuciti totalmente a mano. Sono capi preziosi, sono capi unici al mondo. E’ chi oggi realizza degli abiti da sposa interamente cuciti a mano? Chi se non gli artigiani italiani.

Il made in italy è una cosa preziosa in tutto e per tutto. Dobbiamo preservarlo.

Qual è la sua visione e la sua mission?

Realizzare capi di alta qualità, totalmente realizzati da noi con il massimo della cura. E riuscire a farlo con i mezzi che abbiamo, cercando di mantenere l’artigianato, la cura per il dettaglio e la scelta delle materie prime di qualità.

Ed ora una domanda personale: come e dove si vede fra dieci anni?

Oggi mi sono messa in discussione. Forse dovevo farlo prima. Forse no. Io credo che la mia esperienza mi ha portato oggi a decidere di mettermi in discussione, di provarci, di presentare la mia collezione. Il mio obiettivo è di continuare a produrre le mie linee.

Quale capo, secondo lei, può essere usato in tutte le stagioni?

Senza dubbio le giacche di pelle, più leggere rispetto a quelle propriamente invernali. Questo capo, come il Chiodo per esempio, è un must. Può essere utilizzato in estate, inverno, primavere e autunno ed è molto duttile. Perfetto per ogni occasione, per abiti più eleganti, per essere indossato sotto giacche più pesanti, come negli ultimi anni ho visto fare da tantissime ragazze.

Un consiglio di stile sempre valido?

Accentuare la femminilità vestendosi adeguatamente. Il troppo è troppo, e il troppo poco anche. Bisogna pensare ad essere femminili con semplicità.

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