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Napoli

Riconsiderare le Politiche Sociali nell’era della Fragilità

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Napoli- di (Vania Fereshetian)

Da un anno o poco più Raffaella Guarracino ricopre la carica di Assessore alle Politiche sociali e Welfare nella Municipalità 4 ( San Lorenzo, Vicaria, Poggioreale e Zona Industriale) e da circa 20 anni lavora nel sociale come Pedagogista. Questo suo impegno politico e civico fa di Lei la persona giusta per affrontare lo stato di salute delle Politiche sociali in questo momento di grandi fragilità.

‘’Ora da Assessore della Municipalità – dichiara Raffaella Guarracino – mi si chiede quali sono le priorità da cui partire per dare vita ad azioni strutturate in grado di portare ad un nuovo e più ampio sviluppo di questo territorio, la prima risposta che mi viene da una maggiore conoscenza di esso in molte sue “sfumature” è senz’altro quella di passare forse per la comprensione delle sue diversità e la valorizzazione delle relative specificità. Se per politica pubblica, infatti , si intende “l’incisione delle azioni compiute da una pluralità di soggetti (gli attori), è necessario, a mio avviso, prima di tutto ricollocare al centro di tali scelte la persona, andando a rispondere alle sue esigenze espresse sia individualmente che all’interno del rapporto con gli altri”.

Vecchie e nuove fragilità  sono alla base di un’azione di politiche sociali, qual è la sua visione ?

‘’La presa di coscienza della condizione di fragilità, infatti, è la precondizione per la creazione di un tessuto sociale in cui l’empatia tra le persone che lo costituiscono n’è tratto peculiare. Poiché è dalla fragilità che nasce la dipendenza e dalla dipendenza la fiducia e la responsabilità. Allora proprio vulnerabilità, dipendenza e reciprocità diventano gli elementi costitutivi alla base dell’azione sociale. La sfida da raccogliere oggi è dunque quella di battersi per restituire il principio di reciprocità alla sfera pubblica. La conseguenza più evidente dell’incapacità di risposta ai bisogni emergenti dei territori da parte delle politiche finora attuate è quella di alimentare i livelli di diseguaglianza. Affinché dunque si possano generare politiche sociali, volte ad affrontare i problemi e raggiungere obiettivi che riguardano le condizioni di vita e il benessere degli individui, maggiormente inclusive ed eque, il concetto di fragilità su cui bisogna riflettere oggi è quello che vede una pluralità di categorie di “persone che, pur partendo da una condizione economica decorosa, scivolano silenziosamente verso la povertà a causa non solo dell’insufficienza delle protezioni del Welfare, ma soprattutto per l’evaporazione dei legami sociali”.

In questi tempi moderni stanno emergendo nuove categorie bisognose di un intervento sociale ?

‘’Stiamo assistendo all’emergere di nuove categorie vulnerabili, cui le politiche sociali non sono abituate a far fronte, ovvero: persone che rappresentano la principale fonte di reddito in una famiglia che si trovano improvvisamente in una situazione di malattia o di invalidità permanente; persone di cinquant’anni di età che si ritrovano inaspettatamente fuori dal mercato del lavoro; anziani che invecchiano senza figli in grado di sostenerli; donne separate con figli o con scarse reti parentali e sociali; nonni che prima davano supporto accudendo i nipoti e poi diventano anziani da assistere. O ancora, si pensi ai lavori precari/ flessibili/ immobilità con famiglie numerose o ai giovani disoccupati con scolarizzazione bassa ‘’.

Quale nuovo Welfare ripensare per lo sviluppo dei territori ?

‘’Certamente in tale contesto si rende necessaria innanzitutto un’apertura da parte delle istituzioni verso altri soggetti, ovvero le organizzazioni del Terzo settore, in grado di aggregare la domanda perché a quest’ultima “più vicine”. Un nuovo welfare quindi, che riesca ad accrescere sia la responsabilità individuale sia il grado di copertura nei confronti dei nuovi rischi sociali, costituendo, nelle condizioni storiche attuali, il più efficace stimolo alla crescita dei territori. Quello che io chiamo un welfare di comunità, ovvero capace di leggere attraverso le esigenze di un territorio e anche di cogliere l’emergere della domanda‘’.

Interessante, welfare di comunità, ci vuole spiegare più nei dettagli ?

‘’Un welfare di questo tipo sarebbe certamente in grado di rigenerare un territorio così complesso come il nostro attraverso lo sviluppo di opportunità per le persone e soprattutto riducendo di conseguenza i livelli di disuguaglianza personali e territoriali, accrescendo sia la responsabilità individuale sia il grado di copertura nei confronti dei nuovi rischi sociali costituendo, nelle condizioni storiche attuali, il più efficace stimolo alla crescita nei nostri territori. In tale contesto le politiche sociali hanno il compito di ricordare che lo sviluppo richiede che siano eliminate le principali fonti di illibertà (per usare il linguaggio di A. Sen): la povertà materiale, la deprivazione sociale, le limitazioni alla partecipazione alla vita della comunità. Per questo, concludo, le politiche sociali devono diventare più ambiziose. Devono trovare la forza di uscire dall’angolo angusto in cui per troppo tempo sono state relegate e, soprattutto in un periodo di grave crisi, vigilare affinché a fianco degli obiettivi di stabilità macroeconomica siano perseguiti obiettivi di crescita selezionati per la loro capacità di promuovere uno sviluppo inclusivo, sostenibile e intelligente‘’.
Le timidezze silenziose delle politiche sociali devono essere sostituite con la consapevole audacia di chi sente la responsabilità di non restare indifferente di fronte alle fragilità superabili.”

 

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